Roma migliore città italiana, ecco in cosa

Photo by Adi Goldstein on Unsplash

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La pandemia, che ha messo tutto in discussione, sta portando con sé un certo slancio alle questioni di parità di genere. Sia per la visibilità data alle numerose “prime volte” sia per il rischio concreto dell’allargarsi della forbice delle disuguaglianze.

bidenSuccessi evidenti riguardano le posizioni apicali e in tanti casi interessano ambiti tipicamente maschili. Scomodiamo per esempio gli USA, dove l’esecutivo appena eletto ha rotto molti tabù nelle sue nomine: dalla vice-presidente Kamala Harris alla prima direttrice della CIA, Avril Haines, o al team di sole donne che si occuperà della comunicazione della Casa Bianca o delle nomine in ambito economico.

Allo stesso tempo il 2020 ha messo a nudo, acuendole, le disparità nel quotidiano: dal trattamento sul posto di lavoro, alle velocità di accesso alle carriere o nel trovare un impiego, al livello di preparazione e abitudine all’uso delle tecnologie.

Forse anche grazie alla combinazione di queste spinte opposte la parità di genere è diventata una notizia di cui discutere. Molto. E sempre più spesso, ultimamente, anche su testate e mezzi inconsueti e tramite la voce di speaker inusuali. Sia forse che il concetto di pari opportunità stia iniziando a penetrare la cultura generale per davvero?

Guardando ai vertici il trend verso un migliore equilibrio di genere sembra confermarsi ancora in questi mesi. È stato rilanciato anche dal diffondersi di nuove modalità di gestione del potere (penso ai governi a guida femminile che hanno meglio risposto alle sfide della pandemia, alle tante nuove ceo di banche e multinazionali): valide alternativa a un certo machismo degli anni scorsi. Ma a ben vedere anche più in generale il cambio di passo è evidente. Un numero sempre maggiore di donne si interessa della vita pubblica e della gestione delle comunità, più scienziate firmano studi che, per esempio, confermano la “presenza” di acqua sulla luna1, tante atlete professioniste hanno finalmente accesso a diritti e condizioni lavorative pari ai colleghi uomini.

Negative o positive, le tendenze sono confermate dalle ricerche sulle questioni di genere che, anche perché descrivono la realtà attraverso i numeri, offrono spunti per provare a fare meglio. Un esempio è lo studio della mobile bank N26 che, su dati raccolti dal 1970 a oggi, misura opportunità e traguardi raggiunti stabilendo una classifica dei 100 Paesi analizzati. Un alternarsi tra riprove e novità inaspettate.

Non sorprende, per esempio, che il podio generale sia occupato da tre Paesi nordici (Norvegia, Islanda e Finlandia) o che 7 dei primi 10 posti siano occupati da nazioni europee. Meno immediato scoprire che è l’Estonia a concedere il più alto numero di giorni di maternità (1.127) e che Russia e Corea del Sud, dopo Singapore, sono in testa alla voce “donne nelle discipline STEM”. Lo spirito imprenditoriale statunitense è evidente anche nel numero più alto al mondo di americane che fanno impresa; meno scontato leggere che il Ruanda è al primo posto per totale di donne in posizioni governative (con Etiopia e Messico al 9o e 10o posto). O che lo Sri Lanka sui 100 Paesi è quello che nell’ultimo mezzo secolo è stato governato da una figura femminile per il maggior numero di anni (29).

E l’Italia?

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L’indagine ha inoltre approfondito le esperienze di 5 grandi città italiane, con un focus sulla presenza di donne in posizioni dirigenziali nei Comuni, nelle maggiori aziende e nelle redazioni dei giornali locali. Roma si è distinta come la migliore città italiana in tema di uguaglianza di genere, seguita da Milano e Firenze rispettivamente al secondo e al terzo posto. La capitale può infatti vantare due primati di tutto rispetto: il punteggio più alto relativamente alle donne con posizioni di leadership nelle aziende (53,9) – seguita da Milano (41,9) e Napoli (31,3) – e la percentuale più alta di fondatrici di aziende (22%), seguita da Milano (16%) e Firenze (14%).

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Milano, Genova e Napoli sono, invece, le città che dal 1970 sono state governate per il maggior numero di anni da una sindaca (5), mentre Napoli ha registrato anche la quota più alta di donne che ricoprono incarichi all’interno dell’amministrazione comunale (50%), seguita da Roma (44%) e Milano (36%).

Infine, Firenze e Napoli hanno la percentuale più alta di donne in posizioni di rilievo nelle redazioni dei giornali (50%), seguite da Milano (32%) e Roma (28%).

In generale, si è fatto qualche passo in avanti, quindi, a Roma e Milano soprattutto. Ma la strada è ancora molto lunga. Il Bel Paese si posiziona entro la prima metà della classifica – è 16esimo in tema donne nel management, per esempio. Ma precipita al 100esimo posto per numero di donne capo di governo.

Numero facile, ma imbarazzante da ricordare: zero.


1 La notizia è apparsa sull’articolo pubblicato dalla rivista Nature, Molecular water detected on the sunlit Moon by SOFIA, Nature Astronomy, 2020, a prima firma della dr. Casey Honnibal.