Che cosa significa l’impatto di un’esperienza condivisa di lockdown globale, anche a livello di diversity&inclusion? In che modo questo influenzerà le organizzazioni, le loro strategie e scelte, la comunicazione, la gestione delle risorse? Com’è cambiata la percezione? Sono le domande da cui parte l’edizione italiana del Dive In Festival, promossa da Anra, l’Associazione Nazionale dei Risk Manager, che si concluderà il 24.
L’evento avrà luogo contemporaneamente in 50 Paesi nel mondo. Anra è costituita da risk officer, risk manager e insurance manager che operano quotidianamente nella professione. Complessivamente, le aziende pubbliche e private di cui fanno parte i soci rappresentano un fatturato di oltre 430 miliardi (pari a circa il 25 per cento del PIL).
“Arrivare a riconoscere, per eliminarle, tutte le forme di discriminazione è un percorso lungo, che richiederà tempo, ed è ben lontano dal suo termine – commenta Alessandro De Felice, presidente dell’associazione -, ma in un momento storico così peculiare, diventa ancora più importante interrogarsi e riflettere“. L’iniziativa è promossa a livello internazionale da Lloyd’s di Londra dal 2015 per promuovere diversità e inclusione in un settore tradizionalmente conservatore come quello assicurativo.
Nel corso di 13 appuntamenti online, in questi 3 giorni interverranno esperti di diversity&inclusion, della gestione delle risorse umane, insieme a esponenti del settore assicurativo, della consulenza e del mondo delle imprese, che si confronteranno, nel corso delle tavole rotonde, sul tema “Local Voice, Global Impact”. Ad aprire i lavori, insieme a Lloyd’s, ValoreD e Marsh, sono stati proprio Alessandro De Felice e Gabriella Fraire, consigliera Anra. “L’associazione dei risk manager ha intrapreso da anni un percorso volto a favorire una maggiore inclusione di genere all’interno delle imprese e del settore finanziario – assicurativo“, afferma Fraire.
Nel 2017, con la survey “Gender Diversity e Risk Management”, era emerso che secondo i soci la diversità, intesa come presenza congiunta di donne e uomini in un team di risk management, era un valore per l’azienda favorendo da un lato il confronto professionale su aspetti diversi con cappelli diversi (73%) per una migliore focalizzazione al raggiungimento dei risultati (38%), dall’altro la coesione del team (41%), valorizzando il contributo di ciascun membro (61%). Da allora, tramite diverse iniziative e attività di sensibilizzazione, Anra ha visto crescere la percentuale di socie dal 27% al 33% del 2020, e ha un consiglio direttivo formato da cinque donne e sei uomini.
“Resta il fatto – commenta Fraire – che sempre stando all’ultima indagine la popolazione femminile risulta per il 70 per cento distribuita su un inquadramento contrattuale medio-basso (impiegato 38%, quadro 32%), mentre quella maschile si posiziona principalmente su livelli dirigenziali (24%) e di libero professionista (27%)“. E conclude: “E’ anche vero però che vediamo sempre più donne che arrivano da percorsi di studio tendenzialmente maschili per intraprendere carriere di solito appannaggio di uomini“.