Perché scegliere di non avere figli fa ancora discutere?

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Prima del 1978, “orologio biologico” era una locuzione che per la scienza medica stava a indicare i ritmi circadiani dell’uomo e il suo adattarsi allo scorrere del tempo, del giorno e della notte. È stato un giornalista, in un articolo di costume del Washington Post, ad appiccicare alla metafora il significato familiare a noi tutti, ovvero la presunta urgenza prettamente femminile di generare figli via via che il ticchettìo di questo orologio si farebbe più pressante e sinistro. Quando si parla di donne e maternità, i luoghi comuni non si contano, e questo è solo uno di quelli sezionati e sviscerati da Flavia Gasperetti nel suo libro: Madri e no – ragioni e percorsi di non maternità.

Attenzione. Si parla di non-maternità. E chi ne parla è una donna che dichiara fin dalle prime righe di non aver mai voluto figli. Eppure Gasperetti riesce nel difficilissimo intento di scrivere un saggio lucido, ragionato e oggettivo, che non è assolutamente un pamphlet contro la maternità. Ciò che riesce a fare l’autrice con la sua scrittura, è far passare in secondo piano l’idea della maternità in sé per mettere in primo piano un’istanza che alla maternità è sempre stata subordinata: la scelta della donna. La volontà della donna di rispondere a quella che è stata definita “la madre di tutte le domande”: vuoi dei figli oppure no?

Una domanda che spesso ci pone tutti su due lati di un ring in cui si combatte per affermare la propria scelta, come in una guerra, come se fossimo nemici. Ma la riflessione di Gasperetti va oltre: “Perchè, mi chiedo, quando parliamo di fare o non fare figli lo facciamo come se stessimo solo discutendo di diritti e desideri femminili? Perchè così spesso lo trattiamo come se fosse un tema frivolo, una questione di lifestyle”? 

Questo libro non si pone come sostenitore di nessuna delle due fazioni, sebbene l’esperienza personale dell’autrice sia dichiarata subito e i capitoli siano collegati tra loro da intermezzi autobiografici. Ciò che si propone di fare è di analizzare da varie angolazioni i topoi che stanno dietro allo stato di madre e non-madre. E per farlo utilizza vari strumenti: l’oggettività della ricercatrice anzitutto, perché Gasperetti ha un dottorato in Storia Contemporanea e il libro raccoglie una bibliografia autorale per nulla scontata. In secondo luogo il suo sguardo personale è costantemente presente e si esprime anche attraverso una scrittura ironica, appassionata, a tratti intimista.

L’intento è di affondare lo sguardo nella complessità del problema, senza estremizzare nessuna posizione, con la capacità di riconoscere e accogliere posizioni diverse dalle proprie in un continuo invito (implicito ma prepotente) ad osservare le ragioni dell’altro. Il sentiero si snoda attraverso temi pregnanti come il pregiudizio scientifico (l’orologio biologico di cui sopra), la figura della zitella, il presunto pentimento delle nullipare, il ruolo dell’infanzia nelle nostre società, il parto e le sue implicazioni. E tutto sembra condurre sempre più chiaramente verso una visione totalizzante, utopistica, ma in qualche modo rassicurante e desiderabile: “La base del nuovo paradigma che sogno di veder realizzato [è] la possibilità di universalizzare, estendere a tutti, riportandoli a una dimensione collettiva, quegli imperativi di cura che la nostra società ha rimosso, allontanato dallo spazio pubblico per ricacciarli con forza dentro la casa, delegandoli e imponendoli alle donne”.

La questione a questo punto acquista un respiro molto più ampio: non si tratta più di schierarsi da una parte o dall’altra del ring a seconda che si ritenga giusto/sano/possibile che una donna non voglia avere figli. Si tratta piuttosto di sottrarre la responsabilità della scelta alla donna per ridistribuirla alla società intera, con tutti gli annessi che comporta. La cura. L’educazione. L’amore. La relazione. Se ci pensiamo bene è spiazzante e ci porta a riconsiderare ogni aspetto della nostra vita sociale e politica. Su queste considerazioni talvolta Gasperetti sembra diventare urticante, scomoda, fastidiosa. Esagerata. Certo. D’altra parte stiamo parlando di una questione femminile. E, come scrive lei a pagina 15: “Se gli uomini potessero avere figli, dico io, decidere se farne o no sarebbe tutt’altro che un argomento frivolo, da femmine, sarebbe la questione cruciale di ogni filosofia dall’alba dei tempi”.

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Flavia Gasperetti, Madri e no – Ragioni e percorsi di non maternità, Marsilio 2020, €17

Flavia Gasperetti sarà intervistata dall’autrice di questo post in diretta sul profilo Instagram di Alley Oop martedì 22 settembre alle 21.30 e l’intervista sarà poi recuperabile sul canale Youtube di Alley Oop.