Figli di mezzo, un progetto per coloro che cercano le radici di ciò che sono

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L’attesa di un figlio è inevitabilmente accompagnata da domande, dubbi e aspettative dei futuri genitori. Avrà occhi azzurri come il papà? Sarà un brillante matematico come la mamma? Ma i punti interrogativi sono molti e riguardano quegli aspetti imprevedibili che, spesso, colgono i genitori impreparati. Inizia quindi un cammino familiare condiviso con quelli che la performer Lidia Carew ha definito “figli in mezzo”.

Chi sono i “figli in mezzo”? Sono figli diversi dai genitori nel colore della pelle, nell’orientamento sessuale, nelle abilità o disabilità. Un figlio mulatto non è bianco e non è nero, come ciascuno dei suoi genitori. Una persona gay, non ha i gusti sessuali di mamma e papà. Una persona disabile non usa il suo corpo come lo hanno usato il padre e la madre. E quando quel figlio nel mezzo dovrà affrontare situazioni che i suoi genitori non hanno vissuto sulla propria pelle, mamma e papà sapranno adottare comportamenti pronti all’uso? Difficile da prevedere, molto spesso i genitori si trovano impreparati e senza gli strumenti adatti.

Chi vive la condizione dell’eterno trovarsi nel mezzo, ha bisogno di esperienze, episodi di vita vissuta ed elaborata, ha bisogno di storie e di confronti perché alcune volte la diversità crea inaspettate opportunità per guardare la vita con prospettive diverse, altre volte rappresenta distanze troppo faticose da unire.

img_2929Lidia Carew è partita da queste riflessioni per lanciare un progetto dedicato all’educazione alle diversità come ad esempio razza, religione e disabilità nel rapporto tra figli e genitori attingendo dalla sua esperienza di futura madre e di figlia di mezzo: FIGLI ≠ GENITORI. Il suo account Instagram @lidia.carew diventerà il luogo dove accogliere e dare voce alle tante storie dei figli in mezzo. Uno spazio pensato in un fomat di video di 5-6 minuti seguiti da un podcast con ospiti che tratteranno i vari temi e aiuteranno i genitori e i loro figli a confrontarsi e a riflettere sulla società che li circonda.

Partirò dalla mia storia, poi ascolterò e ne racconterò molte altre, chiedendo a chi vorrà partecipare di mandarmi i loro vissuti via mail, video o audio, così da poterli condividere nel frattempo sui social” racconta Lidia che invita a partecipare attivamente inviandole testimonianze e racconti.

Lidia nasce a Udine da una mamma bianca napoletana e un padre nero nigeriano. È la prova vivente di come la mancanza di esperienza in campo “misto” di entrambi i genitori l’abbia fatta trovare impreparata alla società in cui è cresciuta: non era bianca come la madre, non era nera come il padre: stava nel mezzo.

Ha dovuto costruire la sua identità da sola, confrontandosi con gli stereotipi culturali. Oggi Lidia è una ballerina professionista, performer, attrice e fondatrice di Lidia Dice, un’associazione no profit nata nel 2016 che si impegna a dar voce a chi ha un sogno, ad aiutare a realizzare le proprie capacità, nel cogliere opportunità, spingere a credere in se stessi e nel non sentirsi inferiori alle aspettative che li circondano, trasformando le difficoltà in opportunità, affinché un percorso o un passato difficile non incidano negativamente sul proprio futuro.

Questo sarà un percorso di avvicinamento e preparazione al 10 di ottobre quando Lidia organizzerà un evento live, un momento di confronto al quale parteciperanno il maggior numero possibile di “figli non uguali ai genitori”, per ascoltare e raccogliere le loro storie, la loro esperienza e aprirsi alla discussione.

A novembre Lidia, che ha un compagno bianco, diventerà mamma di Cesare che, a sua volta, si troverà in una situazione simile a quella vissuta da lei e da tante altre persone. “L’arrivo di Cesare, mio figlio, darà l’opportunità a me e a chi mi seguirà di raccontarmi e di raccontare le storie di chi come me ha vissuto una vita di offese sociali, tradizioni arcaiche e vulnerabilità evitabili. Razza, religione, disabilità, sesso, età, orientamento sessuale… tutti temi che mio figlio nella sua vita incrocerà, e voglio farmi trovare preparata a prepararlo, così come potranno fare futuri genitori e figli”.