Lasciare i figli oppure il lavoro? Perché non si può riaprire senza le scuole

scritto da il 24 Aprile 2020

architecture-boys-brick-wall-bricks-551594

Bene, allora tra il 4 e il 18 maggio si torna a lavorare. Sono un’imprenditrice: nella mia azienda lavorano 34 persone: ci organizzeremo alternando smart working a presenza in ufficio, che in alcuni casi sarà necessaria se vogliamo rimettere in moto alcune attività che avevamo congelato. Chiamo Stefania, la cui presenza servirà quasi subito, per concordare quali giorni della settimana potrà essere in ufficio. Stefania ha due bambini, di 8 e 11 anni. E’ separata e la sua gestione familiare fuori dall’orario scolastico ha sempre poggiato sui nonni, i suoi genitori. Da nove settimane, 63 giorni, Stefania lavora da casa e contemporaneamente segue i suoi bambini. I giorni saranno più di 70 nel momento in cui le sarà richiesto di venire in ufficio. Mi domanda:

“I bambini dove li metto?”.

Babysitter non ne ha mai avute. Cercarne una adesso sarebbe praticamente impossibile: sappiamo bene quanta fatica costa trovare una persona a cui affidare i propri figli con fiducia, figuriamoci trovarla in emergenza; ma sarebbe impossibile anche economicamente: questo tipo di supporto per 8-9 ore al giorno per più giorni a settimana costerebbe una cifra spropositata. Piuttosto le conviene prendersi un congedo e non lavorare lei per qualche mese, vivendo dei risparmi… si domanda però se al ritorno, quando le scuole riapriranno, avrà ancora un lavoro, o se nel frattempo io avrò dovuto sostituirla.

Sento Laura, che ha un bimbo di 5 anni e una bimba di 2, e la situazione è la stessa: anche suo marito riprenderà ad andare in ufficio, i nonni sono inaccessibili, la baby sitter che di solito usa di pomeriggio non è disponibile al mattino perché studia. “Come faccio a venire in ufficio?” mi domanda un po’ agitata. Lavora con noi da pochi mesi e l’ansia di non perdere questo lavoro si somma a quella di suo figlio che dovrebbe iniziare la prima elementare l’anno prossimo – chissà come, visto che l’apertura delle scuole, anche in modi diversi da quelli passati, sembra essere una costante opzione “B”.

Questa storia in molte diverse declinazioni potremmo ascoltarla più o meno 10 milioni di volte: tante sono le persone che in Italia si prendono cura di figli minori di 15 anni secondo l’ultimo report Istat (ricordo che in Italia lasciare a casa da soli i figli sotto i 14 anni è considerato reato). Se anche la metà di loro avesse una soluzione nel taschino, restano 5 milioni di persone che il nostro Paese ha lasciato da sole davanti al più banale dei problemi: dove mettere i figli quando si va a lavorare.

E’ interessante come il dibattito in ambito imprenditoriale ed economico sia tutto orientato a esplorare che cosa questa situazione ci sta facendo apprendere e migliorare: lo smart working, l’agilità dei processi, il ripensamento dei servizi e delle missioni stesse di alcune aziende in un’ottica di senso rispetto alla nuova realtà. Tutto questo non ha nemmeno sfiorato l’universo di senso in cui immergiamo i nostri figli per oltre 15 anni, aspettandoci che ne escano “istruiti”.

Loro, scopriamo, erano semplicemente parcheggiati, e un parcheggio non cambia forma e può essere solo aperto o chiuso – non esiste un piano C per i nostri figli: la fase 2 è uguale alla fase 1.

L’articolo 34 della Costituzione dice “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Finché la connessione internet e i dispositivi per usarla saranno a pagamento e venduti da privati, lo smart-schooling non può in nessun modo essere considerato una soluzione di pubblica utilità: centinaia di migliaia di bambini ne restano tagliati fuori ogni giorno, aumentando il divario tra chi può e chi non può.

E’ quindi incredibile che sin dall’inizio della quarantena si sia dato per scontato che le scuole non avrebbero riaperto: bisogna sbattersi e immaginarle tutte prima di arrivare a dire una cosa del genere, e poi essere mortificati quando la si dice.

Scusarsi, almeno, per non aver trovato niente di meglio da dire, niente di più intelligente da fare. Ma davvero non ci sono altre soluzioni possibili? Perché questa soluzione, in realtà, possibile non è.

Ultimi commenti (76)
  • Monica |

    Leggendo mi è nata una vignetta in mente.
    Lo scenario più terribile possibile?
    Portare i figli a lavoro e metterli al servizio dell’azienda. Come negli anni venti del secolo scorso i bimbi più sfortunati invece di andare a scuola li facevano andare a mietere il grano.

  • Chiara |

    Concordo pienamente con i commenti e aggiungo il mio. Lavoro in ospedale e la mia professione è considerata essenziale ma essenziale ritengo sia anche quella dell’insegnante perché credo sia chiaro a tutti, dopo aver dato credito ai soliti noti esperti, virologi, epidemiologi, economisti, quanto l’istruzione sia fondamentale. Ora, il diritto all’istruzione viene negato e si crea una voragine al suo accesso perché non tutti i nostri figli hanno a disposizione pc, connessione wi-fi, insegnanti parimenti volenterosi a proseguire il programma anche da remoto e da ultimo genitori presenti che li sostengano. Infine le madri lavoratrici in Italia sono specie rara e ora anzichè proteggerle le si chiama al sacrificio di anteporre la cura dei figli perché non hanno un paracadute degno di nome,perché il congedo parentale di 30 giorni e il voucher baby sitter coprono in modo irrisorio l’arco temporale che l’assenza della scuola lascia scoperto.

  • Federica |

    Condivido faccio due ulteriori osservazioni: il problema non esiste perché è principalmente un problema delle donne, che si sacrificheranno….la seconda riflessione è che al datore di lavoro non interessa nulla che tu abbia a casa due figli di cui ti devi occupare…quindi lo Smart working non è una soluzione seria. Risolve solo il problema dell’abbandono di minore, non quello della sua cura ed istruzione.

  • Chiara |

    Tutto quanto scritto è vero ed ogni commento giusto. Il problema sarà di certo cosa si farà a settembre, ma consideriamo anche quanto si dovrà fare da domani. Mesi estivi a casa, e per chi vive in una casa senza balcone o guardino, lascio a voi immaginare cosa voglia dire. Ah forse mio figlio di otto anni dovrà anche starci da solo, perché entrambi i suoi genitori saranno al lavoro. Ministro Azzolina, Conte, il governo tutto deve darci un piano ora. Subito. La soluzione non è il bonus baby sitter o il congedo parentale.

  • GM |

    Non ho mai smesso di lavorare (un po’ in telelavoro un po’ in sede) e domani anche mio marito ripartirà . Ho due bambini di 4 e 6 e domani l unica possibilità e di lasciarli al nonno. Ho visto negli altri commenti tante belle proposte. Credo che lo Stato ora debba mettere al centro del proprio pensiero i bambini. Il bonus baby sitter non può essere l unica soluzione da qui a settembre. E la didattica on line non può essere la soluzione per bambini della materna e i primi anni delle elementari. È necessario fin da ora un serio piano per capire come garantire a settembre la ripresa scolastica, tutti i giorni per tutti i bambini. Si potrebbero fare piccoli gruppi, riducendo orario alla fascia mattutina ma tutti i giorni in presenza. Fare test sierologici se ai ritiene utile . La scuola è un diritto fondamentale, mai come ora dovremmo essere consapevoli di quanto in un paese l’istruzione sia importante.

  • Ivana |

    Le scuole chiudono più o meno per tre mesi estivi e questo privilegio, unico e speciale che nessun altra categoria possiede, non intendono mollarlo. Le insegnanti e i presidi, compresa la Azzolina, stanno addossando la didattica ai genitori, dando di fatto terreno fertile a disparità mostruose. Purtroppo non tutti i genitori hanno capacità e tempo di fare didattica ( altrimenti non esisterebbero le scuole) e così a inizio anno ci saranno bambini più avanti e bambini più indietro. Se gli proponi di aprire le scuole almeno a giorni alterni ( metà studenti della stessa classe un giorno e l’altra metà un altro giorno ) si fanno venire le crisi isteriche. Adducono mille scuse di impossibilità insormontabili, ma il motivo principale è che i privilegi sono duri da mollare….. E pensare che recuperare un bel po’ di didattica persa non farebbe male….. Ma lavorare d’estate mai sia!!!!!!!

  • Monica D'Ascenzo |

    Queste le risposte appena pubblicate sul sito del governo per la fase 2 http://www.governo.it/it/faq-fasedue

  • Giada |

    Scusate, ma ho un dubbio.
    Giorno 11 tornerò in ufficio, non rischio di essere multata se porto i bambini (4 e 6 anni) dai nonni? Il comune non è lo stesso, ma abbastanza vicino.
    Vi ringrazio.

  • Monica Giannetta |

    Sono perfettamente d’accordo con quanto scritto! Il Paese non può ripartire se non riparte la scuola! Come si fa a non pensare ad un piano B per le scuole in un Paese che si definisce civile, democratico e occidentale! Come possiamo non considerare i bambini e i loro bisogni e quelli delle loro famiglie?! Com’è possibile che non si parli che di Settembre senza specificare che cosa si sta facendo affinché a settembre si possa davvero ripartire?! Io sono indignata a dire poco! Non concepisco questo comportamento come degno di un Paese Europeo! Basta vedere cosa invece stanno facendo i nostri vicini! Dei modi se si vuole si possono trovare per cominciare a fare ripartire anche se non come prima e non a tempo pieno la scuola! Non siamo mica in guerra!!! Pensano che hanno risolto con la didattica online loro! Che vergogna!

  • elena |

    Ma non potrebbero dividere le insegnanti e affidare a loro un piccolo gruppo classe? eventualmente anche aprendo la possibilità di insegnare a chi a un diploma superiore in materia d’educazione? magari organizzando 6-7 bambini per uno spazio all’aperto (anche utilizzando parchi pubblici e cortili di struttre pubbliche? così se non venissero a contatto centinaia di bambini ma solo un numero ristretto in caso di focolaio sarebbe arginabile il problema? Almeno per quanto riguarda asilo e elementari e medie. Superiori e università potrebbero continuare le lezioni on-line. E visto che le insegnanti sono pagati anche d’estate si potrebbe per un anno allungare il periodo scolastico anche per il mese di luglio e riprendere a settembre. Magari prevedere all’interno di questi gruppi una o due persone adibite al trasporto degli studenti ove necessario e non utilizzabile quello pubblico.