Vittoria, che guida un progetto Ue e li aiuta a casa loro

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Studiare da interpreti e traduttori e poi andare a lavorare come cooperante internazionale nei Paesi del Sud del mondo, seguendo una passione che via via aveva preso il sopravvento. Vittoria Garofalo, foggiana, classe 1983, vive e lavora a Bangkok, in Thailandia, per coordinare un progetto UE con rifugiati birmani della Caritas spagnola. Questo appena iniziato sarà il suo terzo anno in Asia, insieme al marito e ai due bimbi, e sarà pieno di impegni e di progetti da seguire, portando avanti i sogni di adolescente che guardava ai grandi personaggi della Storia che hanno difeso i diritti dei più deboli e degli indifesi. Vittoria è uno dei 6400 cooperanti italiani che lavorano in 116 Paesi al mondo, in prevalenza in Africa e in Asia.

vittoria «Sento che in questo mondo così diseguale – afferma Vittoria che si occupa di accompagnare le organizzazioni locali a crescere e migliorare il loro servizio agli altri – potersi dedicare professionalmente ad aiutare gli altri aggiunga un senso alla tua vita, aiutandoti ad essere più cosciente di quello che ti circonda e a vivere in modo più autentico, è poi particolarmente interessante perche si lavora con la società civile di quel paese specifico che è l’unica in grado di grado di trasformare qualcosa da dentro».

Vittoria è concreta e determinata. Appartiene a quella generazione di giovani che punta dritto l’obiettivo, senza lasciarsi abbattere dalle difficoltà. Abituata a viaggiare, cittadina del mondo, insomma, per usare un’espressione ormai frequente, ma con i piedi ben piantati per terra. «Dopo la laurea e dopo pochi primi tentativi di inserimento nel mercato mi sono trasferita a Madrid – racconta – dove ho continuato a lavorare come traduttrice, interprete e soprattutto insegnante di lingue per due anni. In quei due anni ho capito che anche in Spagna, e forse in tutta Europa, vedendo cosa facevano i miei ex compagni di studi, la situazione era più o meno la stessa, a meno di non lavorare per l’UE o l’ONU. Quindi ho deciso di tornare all’altra mia passione, frequentando un master in Cooperazione Internazionale, Migrazioni e Assistenza Umanitaria sempre a Madrid. Dopo il master, ho subito avuto accesso a un tirocinio sia presso la Croce Rossa Spagnola che presso Caritas Spagna, nell’ufficio nazionale».

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Grazie alla conoscenza di più lingue Vittoria Garofalo ha potuto subito iniziare a lavorare fattivamente lavorare, inanellando una serie di contratti di sostituzione dapprima, fino all’assunzione avvenuta nel 2013. Il suo lavoro l’ha portata a occuparsi del Nord Africa e Sahel, viaggiando spesso tra Marocco, Mauritania, Senegal e paesi vicini, gestendo diversi progetti di sviluppo, assistenza umanitaria e promozione dei diritti umani. Ma aveva voglia di fare un’esperienza diretta come cooperante in un paese dove stesse operando un progetto, dopo aver lavorato per 7 anni sempre da sede.

«Viaggiavo spesso  – prosegue Vittoria – ma sentivo che mi mancava l’esperienza sul terreno. Il mio sogno era l’Africa ma c’era la possibilità di venire a Bangkok per coordinare un progetto UE con rifugiati birmani. Il mio è un lavoro molto complesso – aggiunge – perché richiede competenze multidisciplinari (in altre parole devi sapere fare un budget anche di vari milioni di euro e gestirlo, formulare progetti dal punto di vista tecnico, impartire formazioni, scrivere rapporti e parlare in altre lingue, saperti muovere fra registri ben diversi – esempio  una riunione con la Delegazione della UE per parlare della Strategia di Caritas nell’ambito delle popolazioni rifugiate e poi magari nel pomeriggio incontrare il Vescovo! etc.) e in cui devi essere disposto a viaggiare in paesi molto lontani e molto diversi dalla realtà europea, esponendoti a rischi e uscendo continuamente dalla tua zona di comfort. Ho sempre pensato  – precisa – che gli anni duri della Scuola Superiore Lingue Moderne Interpreti e Traduttori che ho frequentato ci hanno insegnato proprio questo, ad essere pronti a tutto!».

vittoria-garofalo-1Era dunque questa la sua strada e Vittoria ha deciso di seguirla, anche se si trattava di stare a migliaia di chilometri da casa (è rientrata in Italia a luglio e non sa se riuscirà per Natale), anche se si trattava di spostare famiglia e bimbi al seguito: «Avendo già una famiglia, Bangkok non era una cattiva destinazione  – ha commentato – perché ci avrebbe permesso di avere buone cure mediche e una certa stabilità politica. Quindi ci siamo imbarcati in questo progetto familiare più che personale e abbiamo deciso di trasferirci».

E come spesso accade in questi casi, raccontando storie che sono piccole imprese straordinarie, nella quotidianità della vita, è importante ricordare gli incontri con le persone che hanno permesso il dipanarsi di quella matassa che spesso chiamiamo “vocazione” o “chiamata”. Spesso, infatti, i percorsi professionali sono fatti di incontri, di quelli giusti, di quelli che aiutano ad aggiustare il tiro, a fare le scelte oculate, e non solo quelle dettate dall’emozione e dallo slancio: «Nel percorso di questi anni ho incontrato diverse persone – aggiunge – che mi hanno aiutato a credere nel mio istinto e crescere personalmente e professionalmente. La tesi di laurea specialistica la feci proprio sulla tematica specifica dell’inserimento lavorativo degli interpreti e traduttori nel settore no profit e fui molto incoraggiata dalla mia Direttrice di tesi. Forse avevo già le idee più chiare di quanto pensassi!».

E ora? Tra i progetti futuri c’è la voglia di continuare l’avventura fuori casa, in realtà e culture lontane, e il (comprensibile) desiderio di tornare per contribuire alla nostra società dall’interno. «C’è tanto da fare anche in Europa! Specie in questo periodo storico – chiosa Vittoria – per il momento  ho intenzione di continuare a formarmi nelle tematiche relative a quella che in Caritas chiamiamo la “mobilità umana”, che comprende l’intero fenomeno, complesso, delle popolazioni e delle persone in movimento. Abbiamo la tendenza a voler classificare le persone in rifugiato o migrante, ma per la complessità dei fenomeni storici attuali queste etichette stanno diventando sempre più strette, almeno con le definizioni di cui disponiamo adesso».