Digital skills: vuoi vincere una borsa di studio?

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Pochi giorni fa ha fatto scalpore la dichiarazione dell’amministratore delegato di Fincantieri sull’emergenza di 5-6mila lavoratori con profili tecnici, che paiono irreperibili. Gli ha fatto eco un’elaborazione di Confindustria, su dati Istat e Unioncamere, che denuncia la necessità di 45mila tra sviluppatoti, analisti di sistema, esperti di big data, di machine learning, di cybersecurity e simili per le sole imprese Ict nel triennio 2019-2021.  

Non possiamo certo dire che sia una sorpresa. Dall’Agenda digitale avviata nel 2012 e poi persa per strada, ai fondi Ue della programmazione 2014-2020 destinati alla digitalizzazione, solo in parte impegnati, al piano Impresa 4.0 dell’ex ministro Calenda, boicottato dal Governo successivo, siamo ancora daccapo. E, infatti, Confindustria digitale ha appena lanciato, in partnership con la Luiss Business School, il Piano Italia 4.0, un programma straordinario per inserire misure strutturali nella prossima legge di Bilancio.

Lato scuola – in cui basta dare un’occhiata ai programmi per rendersi conto che non abbiamo ancora compreso quanto il coding sia diventata una lingua fondamentale quanto l’italiano (e l’inglese) – sono state annunciate 128 nuove lauree di cui 33 dell’area Stem nel prossimo anno scolastico 2019-2020.  Era ora! Ma, nel frattempo, il mercato del lavoro non può aspettare. Il crescente mismatch tra i profili dei giovani aspiranti e le esigenze delle aziende sta diventando ogni giorno più drammatico. A mancare, oltre alle nozioni tecniche e il mindset per utilizzare le tecnologie digitali in modo intelligente e prospettico. Il che significa in modo critico e collaborativo.

La stessa World Bank, nel suo World Development Report 2019 “The Changing Nature of Work”, mette in evidenza in che modo la tecnologia sta rivoluzionando la domanda di competenze. Innanzitutto, sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti, è in crescita la richiesta di competenze cognitive e di capacità socio-comportamentali non di routine. Inoltre, sembra essere sempre più apprezzata la combinazione di varie competenze, comprese quelle umanistiche, valorizzando (finalmente) la multidisciplinarietà e l’interdisciplinarietà.

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Anna Simioni e Francesca Devescovi

A questa visione si spira una startup innovativa lanciata pochi mesi fa sul mercato italiano, dal nome accattivante DigitAlly nato dall’incontro tra “digitally” (in digitale) e “ally” (alleato), che si prefigge di formare ragazzi fra i 18 e i 29 anni, con le hard e soft skill necessarie a costruirsi un percorso professionale ambizioso. Finanziata dal Fondo Oltre Venture, vanta come partner tecnologico Microsoft, al cui programma “Ambizione Italia” partecipa, e come partner scientifico l’Università Cattolica di Milano.

Pur focalizzandosi sugli strumenti digitali più richiesti dalle aziende – DataStudio, PhotoShop, Google Analytics, Facebook Audience Insights – e sulle competenze più ricercate, che riguardano il Digital Marketing, la User Experience & Design, la Customer Experience, la Data Analysis, sino alla metodologia Agile per collaborare in team, “il percorso formativo che proponiamo – commenta la ceo, Francesca De Vescovi, una laurea in filosofia, un passato in Vodafone e, poi, in Valore D e fra le altre cose contributor di Alley Oop – si distingue per lavorare sull’empowerment della persona. Ciò significa aiutare i giovani partecipanti a individuare il loro talento, a sviluppare il loro potenziale indipendentemente dal background formativo e insegnare loro a costruire il proprio personal brand”.

C’è da dire che spesso, secondo Anna Simioni, founder e presidente di Digitally, “le famiglie danno suggerimenti ai ragazzi sulle scelte di studio basandosi su un mondo lavorativo che non esiste più. Ciò che poteva essere un buon consiglio ieri, oggi può rivelarsi un ostacolo e un freno alla realizzazione professionale. Proprio per questo la nostra proposta formativa vuole essere inclusiva e accessibile a tutti”. Inclusiva, perché intendono rivolgersi soprattutto a coloro che provengono da percorsi di studi non tecnici e accessibile, perché l’investimento si ripaga da solo.  La formula, infatti, prevede 3 mesi di formazione, seguiti 4 mesi di esperienza lavorativa, con uno stage pagato a partire da 600 euro al mese, in una delle aziende partner, che al momento sono Centro Medico Santagostino, Henkel, Jointly, Nexi, Unes Supermercati e Vodafone.

La bella notizia è che la startup si è impegnata ad assegnare una borsa di studio a un giovane lettore o lettrice di Alley Oop, di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Per partecipare alle selezioni ci si deve iscrivere sul sito entro l’11 settembre, giornata in cui è previsto l’Open Day del percorso formativo, che avrà inizio il 23 settembre. Location: il coworking dedicato al mondo digitale Makers Hub a Milano. In bocca al lupo!