Di chi è questo bambino? 5 buone ragioni per pretendere il congedo di paternità

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Quanto tempo avete passato a casa quando è nato vostro figlio? Dagli anni ’70, in Italia le madri che lavorano hanno diritto a stare a casa col bambino almeno cinque mesi. Dal 2019, i padri possono (devono?) stare a casa col bambino cinque giorni. Un’intera settimana, prima di riprendere la propria routine come se nulla fosse successo. Come mai?

Come mai, quando si parla di sostenibilità della famiglia, di natalità, di vita di coppia, il tema della presenza del padre nella vita dei figli è sempre così marginale?


I “Padri in congedo da soli” sono l’oggetto di una recente pubblicazione scientifica: i ricercatori puntano la lente sull’esperienza del congedo di paternità in undici Paesi, ma non lo fanno solo dal punto di vista delle norme. Quello che emerge è l’esperienza dei padri e come varia al variare della cultura a cui appartengono, nel momento in cui si trovano a essere la prima generazione di padri con un “diritto alla paternità”.

babygirl-child-crowd-2246244Che cosa li motiva a prendere il congedo di paternità? Oltre a un generale desiderio di rafforzare il rapporto padre-figlio e la co-genitorialità (termine sentito di recente in Italia solo in riferimento a un diritto paterno post separazione, non prima della stessa),  gli studi contenuti nel libro evidenziano tre motivazioni principali:
1) la preoccupazione per la compagna e il consentirle di tornare al lavoro;
2) la consapevolezza che il primo anno di vita del bambino è una fase cruciale e unica, che non si può rimandare;
3) il desiderio o il bisogno di consentire al bambino di stare a casa un po’ più a lungo.

Non sono molti i Paesi che consentono di andare oltre le due settimane di congedo di paternità, eppure le ricerche evidenziano come sia necessario almeno un mese – meglio ancora due o tre – per trarre veramente beneficio dall’esperienza. Meno di un mese lascia infatti la sensazione che si tratti di condividere un momento di trasformazione con la madre, a cui poi resta la responsabilità complessiva della gestione, o di vivere un breve periodo di sperimentazione, non sufficiente per acquisire alcuna reale competenza. Se invece norme e cultura consentono ai padri di stare “da soli” a casa con il bambino per un periodo più lungo, può avvenire una vera e propria trasformazione in più dimensioni. I padri:

1) sviluppano un senso di piena responsabilità e autonomia: creano una “routine del prendersi cura”, fatta di abitudini che sentono proprie;

2) percepiscono intensamente la cura dei figli come “duro lavoro”: impegnativo e gratificante;

3) si sentono più vicini alle questioni etichettate come “di uguaglianza di genere”;

4) acquistano fiducia nella loro capacità di possedere competenze di cura, e di saper combinare la cura del bambino, della casa e di tutto il resto durante il congedo;

5) vengono percepiti come veri e propri agenti di cambiamento: uomini che contribuiscono in prima persona a ridefinire i modelli culturali di genere relativi a genitorialità e famiglia.

adult-back-view-boy-1682497Certo, sono assenti dal lavoro un po’ più a lungo. E quindi in ufficio che cosa succede? Secondo i due fondatori di una tech company americana di successo, che hanno preso entrambi tre mesi di congedo di paternità, succedono solo cose belle. Oltre ad aver consentito al team di lavorare in autonomia e crescere enormemente, il CEO Matt Pizzimenti dice di aver acquisito una nuova prospettiva che ha fatto di lui un leader migliore: ora pensa 5-10 anni avanti, e non solo per quanto riguarda suo figlio ma anche per la strategia della sua società.

Conclude l’altro fondatore, Ben Congleton:

“Non parlare di lavoro tutto il tempo mi ha permesso di avere conversazioni più profonde con la mia compagna e migliorare la nostra relazione. Sono anche diventato più bravo ad ascoltare”.

adult-baby-blanket-254054Che cosa ci impedisce dunque oggi di considerare l’assenza di un periodo di paternità appropriato all’importanza del ruolo paterno come un difetto del nostro sistema, invece di continuare a cercare palliativi per correggere un assetto familiare che da decenni non è più al passo con la nostra realtà?