Le italiane all’Eurocamera sono quasi il 40% dei 76 neoeletti: M5S e Lega le delegazioni con più donne

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Sono 30 su 76 le donne nella delegazione italiana al Parlamento europeo: il 39,5%. Una percentuale stabile di poco inferiore al 40% della legislatura appena conclusa e superiore rispetto al 36,1% complessivo dell’Eurocamera uscita dal voto di cinque anni fa. Per la prima volta l’Italia, oltre alla già prevista doppia preferenza di genere, ha imposto liste paritarie, con il divieto che candidati dello stesso sesso superino la metà del totale e che nella prima e seconda posizione ci siano due uomini o due donne. “Quote” già esistenti per 8 Paesi nel 2014, che sono saliti a 11. Riusciranno le nostre elette a fare fronte comune per la parità di diritti e di opportunità e la lotta alla violenza di genere?

Scorrendo la lista dei 76 nuovi eurodeputati (tre dei quali si insedieranno soltanto dopo la Brexit), non ancora definitiva (Silvio Berlusconi deve scegliere la circoscrizione in cui rinunciare al seggio), balza subito all’occhio come sia il M5S a portare più donne a Bruxelles: le elette sono 8 su 14, il 57% del totale. Tra le più sensibili al tema del diritti delle donne e della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro c’è Daniela Rondinelli, una delle tre capolista che ce l’hanno fatta sulle cinque scelte da Luigi Di Maio (le altre sono Chiara Maria Gemma, docente di Didattica e pedagogia speciale a Bari, e l’ex giornalista d’inchiesta in Emilia Sabrina Pignedoli). Rondinelli, che guidava la lista al Centro, negli ultimi nove anni è stata consigliera e componente del gabinetto di presidenza del Comitato economico e sociale europeo, dopo un passato alla Cisl. Ma in nessuna delle interviste rilasciate in campagna elettorale ha indicato tra le sue priorità interventi dedicati specificamente alle donne, preferendo concentrarsi su salario minimo europeo e incentivi alle piccole e medie imprese per sostenibilità e innovazione. Nel programma M5S c’è comunque la richiesta di colmare il gender pay gap e di approvare subito la direttiva Ue che prevede 20 settimane di congedo di maternità. E tra le eurodeputate riconfermate, come Rosa D’Amato, Tiziana Beghin, Eleonora Evi, Isabella Adinolfi Laura Ferrara, segnali di attenzione alle pari opportunità sono stati lanciati chiaramente.

europa2Dopo il M5S è la Lega il partito con la componente femminile più numerosa (51%): 15 donne su 29 eletti. In assenza di un programma (il Carroccio non lo ha scritto), non è dato sapere se la parità di genere, interventi per i congedi di maternità e di paternità e lotta alle discriminazioni legate al sesso rientrino tra gli obiettivi del partito. Tra le leghiste che hanno vinto c’è la controversa sindaca di Cascina e numero uno del partito in Toscana, Susanna Ceccardi, contraria alle unioni civili e molto critica con le femministe. Il 26 novembre 2016, mentre a Roma manifestava “Non una di meno”, lei tuonava: “Altro che scarpette rosse, alle donne vittime di violenza insegnate prima di tutto a non fare le prede”. La regina di preferenze dopo Matteo Salvini (che rinuncerà ovviamente al seggio) è Mara Bizzotto, eurodeputata veneta riconfermata, è una strenua fautrice della “famiglia naturale” (per questo ha contestato la relazione sulla parità di genere nell’Ue approvata dall’Europarlamento), ma difende gli interventi per il work-life balance. Tra le new entry la consigliera regionale lombarda Silvia Sardone, ex Forza Italia, poi diventata dispensatrice di video contro Rom, immigrati e Laura Boldrini.

Agguerrita contro “l’islamizzazione” è pure la giovane Isabella Tovaglieri, prima vicesindaca di Busto Arsizio e ora neoeletta a Strasburgo con il sostegno dei Giovani Padani: di sé dice orgogliosamente di essere anti-femminista. Per la circoscrizione Isole, entra Francesca Donato, avvocata e presidente di Eurexit, associazione che chiede l’uscita dall’euro. In una delle sue tante interviste Tv, ha attaccato così la sinistra: “Mi dispiace molto ma non mi risulta che faccia una battaglia per i diritti delle donne quando molte donne illustri di sinistra si piazzano il velo in testa a ogni occasione appena hanno di fronte un uomo musulmano”. Più impegnata in senso classico sui temi della parità di opportunità è Cinzia Bonfrisco, senatrice della Lega, ex Forza Italia. A Palazzo Madama ha appena presentato anche lei un Ddl per la proroga della legge Golfo-Mosca sulle quote nei Cda.

Fratelli D’Italia, pur avendo come capolista eletta Giorgia Meloni, non porterà effettivamente neanche una donna al Parlamento Ue: con la rinuncia della leader entreranno cinque uomini, più uno in caso di Brexit. Gli azzurri eletti sono sette, tra cui Silvio Berlusconi, tutti uomini. Ma poiché il Cavaliere è candidato in più circoscrizioni, se rinunciasse al seggio conquistato nel Nord-Ovest, potrebbe entrare la prima dei non eletti, Lara Comi, che è indagata per “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” anche in relazione al suo incarico di eurodeputata e coinvolta nell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia. Al di là delle vicende giudiziarie, Comi si è sempre battuta per la parità di genere e ha pubblicamente raccontato di essere stata vittima di stalking.

europaIl Pd sarà rappresentato a Strasburgo da 19 eurodeputati, di cui 7 donne (il 37%). Tra loro c’è l’economista Irene Tinagli, ex deputata di Scelta Civica, che è stata la candidata più votata al Nord con oltre 105mila preferenze. Da sempre impegnata per l’inclusione e i diritti civili, è componente del Comitato d’onore di Equality, del Comitato scientifico di Parks-Liberi e uguali e del Comitato scientifico dell’Osservatorio internazionale per la salute dei migranti. Altrettanto sensibili sono Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia Romagna nonché politologa e docente dell’Università di Bologna; Pina Picierno, che da eurodeputata si è molto battuta sui temi delle molestie e del mobbing; Patrizia Toia, già vicepresidente del gruppo dei Socialisti a Strasburgo; l’avvocata veneta Alessandra Moretti; la toscana Simona Bonafè e Caterina Chinnici, la magistrata siciliana figlia di Rocco, ucciso dalla mafia. Nel programma dem si propone un piano europeo per favorire l’occupazione femminile e imporre l’equità nelle retribuzioni, combattendo il gender pay gap. E si chiede di attuare la Convenzione di Istanbul per prevenire e contrastare la violenza di genere.