Editoria, l’arte di scovare i talenti: a tu per tu con l’agente letteraria Francesca de Lena

«Le buone storie esistono e io so riconoscerle, anche quando non sono ancora esattamente buone (detto tra noi: quelle sono le migliori)». Si presenta così, sulla homepage del suo sito, Francesca de Lena. Editor, agente letteraria, scout, autrice di una newsletter molto interessante sul mondo dei libri e dell’editoria, compagna di vita dello scrittore Luca Mercadante e compagna di lavoro dell’editor, agente letterario e americanista Luca Briasco e di Colomba Rossi, agente letteraria.

Francesca, come si diventa editor e agente letteraria? Qual è stato il tuo percorso?
Qui devo deludere subito perché io non ho un percorso definito e convenzionale: sono forse l’ultima autodidatta della mia generazione. Ho avuto una vita un po’ complicata fino alla giovinezza e questo purtroppo ha significato studiare pochissimo. A vent’anni ho frequentato un corso di scrittura perché l’unica costante del mio (non) percorso scolastico era scrivere bene, di quel genere per cui le persone che di scrittura capiscono molto poco, comprese le insegnanti, ti dicono: «Perché non scrivi un libro?». Dopo qualche mese ho capito che detestavo scrivere, non avevo fantasia né disciplina né voglia di dire qualcosa al mondo, ed ero stanca della solitudine; ma amavo le storie e la precisione con cui venivano composte, e mi sono messa a studiarle. Quando le persone alle volte mi dicono di avere la sindrome dell’impostore io, senza università né dottorati o master, sghignazzo tra me e me perché l’impostore sono io. 

Come scopri gli scrittori più bravi che poi la tua agenzia propone agli editori?
Moltissimo online. Se non fosse esistita la rete, e i luoghi che la rete ha permesso di costruire, probabilmente io non avrei proprio saputo dove pescarli. Oggi siamo tutti molto stanchi delle relazioni online e della loro versione incattivita e intimidatoria che dopo vent’anni i social hanno tirato fuori, ma per me all’inizio sono stati un grandissimo ascensore sociale: ho imparato leggendo gli altri in rete, altri che sarebbero altrimenti stati lontanissimi dal mio vissuto, dalle mie esperienze e dalle mie possibilità; ho aperto un blog e mi sono fatta conoscere, ho scovato i talenti che scrivevano sulle riviste online, o che rispondevano alla mia “posta del cuore della scrittura” come Nicoletta Verna, o che utilizzavano i social per una narrazione di sé interessantissima come Lavinia Bianca.

Quante proposte arrivano al vostro indirizzo mail (qualcuno spedisce ancora i famosi “plichi” per posta ordinaria) in media al mese?
No, per fortuna quando ho cominciato io i plichi già non li spediva più nessuno! Noi lavoriamo in questo modo: la possibilità di inviare manoscritti è chiusa quando sappiamo di non avere il tempo di occuparci di nuovi autori e storie, per cui scriviamo molto chiaramente sul nostro sito che è inutile inviarci proposte. Quando poi siamo alla ricerca di nuove voci apriamo la “finestra manoscritti” circoscrivendo il periodo in cui riceviamo proposte, e a quel punto chiunque può inviarcene. Quest’estate abbiamo aperto la finestra manoscritti per un mese e io ho passato luglio e agosto sommersa dalle storie. Bello, ma la prossima volta mi sa che lo facciamo in inverno. Ovviamente, con o senza finestra. la verità è che le proposte arrivano attraverso altri mille canali, io cerco di rispondere sempre ma non escludo di perdermi alle volte pezzi per strada. 

Negli ultimi cinque anni, quali sono i temi che prevalgono fra gli aspiranti autori e le aspiranti autrici? C’è una differenza fra scrittori e scrittrici?
Grazie per questa domanda, ho sulla punta della lingua una cosa che voglio dire da una vita e ne approfitto: certo che c’è differenza tra scrittori e scrittrici, e certo che i primi sono più attratti da certi temi e le seconde più da altri. In quale sfera della natura umana non c’è questa differenza? Il grande inganno della parità di genere è stato quello di voler appiattire le differenze, e quindi mortificarle, e guarda caso poi le più mortificate sono diventate quelle delle donne. Oggi per esempio anche le lettrici donne (o le scrittrici donne) si dicono «stanche dei racconti sulla maternità». Ce ne sono troppi? Davvero? Più dei racconti in cui i poliziotti buoni mettono in prigione i cattivi? Più dei racconti che «indagano il male»? Io non credo. E mi pare normalissimo che le donne abbiano la necessità di raccontare una condizione tanto potente e specifica come quella generativa (d’altronde i figli li facciamo noi) o genitoriale, più che gli uomini, visto che per secoli è stato un nostro problema e/o un nostro desiderio, e ancora oggi è per noi e addirittura tra noi un grosso conflitto, mica per loro. Ogni persona che scrive è spinta da motivazioni intrinseche che solo poi diventano anche generazionali, o di classe, o di genere. Ma i pruriti o le accuse di tematiche abusate o “racconti del tinello” vengono sempre sulle questioni femminili. Troviamo un romanzo scritto da un uomo in cui non ci sia una scena di masturbazione e poi ne riparliamo. Rispetto a quel che si scrive negli ultimi anni: io sento molto la mancanza di narrazioni e scritture che rappresentino i conflitti di classe. Quasi non ascoltiamo più voci che fanno fatica, non diamo loro spazio, o al massimo abbiamo la pretesa di raccontarli con lo sguardo del pigmalione, del sociologo o del salvatore della patria. Meritoria per me in questo senso la ricerca che la casa editrice Sellerio sta facendo proprio in questi ultimi anni, pubblicando testi come “Storia di mia vita” di Janek Gorczyca o “Perché ero ragazzo” di Alaa Faraj. 

La tua newsletter è molto seguita. Qual è stata la spinta a impegnarti anche in questo progetto settimanale?
Immagino una gran dose di ingenuità. Scherzo, la risposta seria è che io tendo sempre a costruirmi spazi di piena libertà. L’ho fatto con il blog, diventò poi normale farlo con la newsletter. Lo faccio anche con Apnea, la scuola di lettura e editing in cui insegno il mestiere di leggere a modo mio. 

Come si gestisce il lavoro autonomo (agenzia letteraria, scuola di scrittura, editing, tutto non da dipendente) con l’essere mamma?
Non si gestisce, si sopravvive. Ogni giorno tra le mille cose che devi fare vince quella che ha maggiore urgenza, che aspetta da troppo, che non ti manda in pappa il cervello. Questa domanda al momento trova una risposta un po’ catastrofica perché la mia seconda figlia ha tre anni, e i tre anni sono il culmine della stanchezza. Per fortuna arrivano i quattro. Diciamo che dopo i sei ci ritroviamo qui e vediamo se riesco a rispondere con più ottimismo. Una cosa però la voglio dire: anche nella stanchezza c’è del privilegio. Io sono esausta ma i miei figli sono la cosa che più volevo al mondo e il lavoro che faccio mi appassiona e mi gratifica. Una madre che ha meno scelte, una madre che lavora per mettere il piatto a tavola, che si districa tra ferie non concesse e malattie dei bambini, mancanza di asili nido e tempo pieno nelle scuole, lontananza dalla famiglia e mille altri ostacoli è l’eroina del nostro mondo. O almeno del mio. 

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“Donne di editoria” è un viaggio a puntate di Alley Oop, ideato e curato da Manuela Perrone, tra le professioniste che a vario titolo lavorano nel settore dei libri: editrici, libraie, scrittrici, bibliotecarie, comunicatrici, traduttrici. Tutte responsabili, ciascuna nel proprio ambito, di disegnare un pezzo importante del nostro immaginario e della nostra cultura.

Qui la prima intervista alla libraia Samanta Romanese
Qui la seconda intervista alla filosofa ed editrice Maura Gancitano
Qui la terza intervista all’illustratrice Daniela Iride Murgia
Qui la quarta intervista alla editor Flavia Fiocchi
Qui la quinta intervista alle libraie Maria Carmela e Angelica Sciacca
Qui la sesta intervista alla poeta Elisa Donzelli
Qui la settima intervista alla editor Ilena Ilardo
Qui l’ottava intervista alle scrittrici Giulia Cuter e Giulia Perona
Qui la nona intervista alla editrice Mariangela Tentori
Qui la decima intervista alla editrice Erica Isotta Oechslin
Qui l’undicesima intervista alla “libraia felice” Monica Maggi
Qui la dodicesima intervista alla libraia Daniela Bonanzinga
Qui la tredicesima intervista all’agente letteraria Barbara Bernardini
Qui la quattordicesima intervista alle libraie Barbara Ferraro, Cecilia Mancini, Alessandra Franciosini e Carla Colussi  
Qui la quindicesima intervista alla scrittrice Cinzia Giorgio

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