Flavia Fiocchi e il mestiere di editor: pazienza e curiosità onnivora

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Quanto è creativo il lavoro di un editor? Molto. Quanto è stato necessario esserlo in questi mesi? Ancora di più. Ma proprio la necessità di adattarsi ai cambiamenti continui e repentini ha permesso di iniziare percorsi e intraprendere strade non scontate. Lo conferma Flavia Fiocchi, editor della collana Varia di Edizioni San Paolo, raccontando questo anno di lavoro. Non una casa editrice che si associa alla velocità, la superficialità o l’immediatezza. Eppure alcune sfide dei mesi passati sono state chiave per raggiungere meglio il pubblico. Per esempio con il rilancio della presenza sui social media o il supporto alle librerie di marchio nell’organizzazione di iniziative online. Oppure ancora puntando su nomi giovani e tematiche non scontate, tra cui per esempio le questioni ambientali.

Abbiamo dovuto modificare le scelte dei titoli e tutto il calendario delle presentazioni, spostando, posticipando, ridefinendo le uscite”, commenta Fiocchi che è in San Paolo da cinque anni. Ma nel ripensarsi e riadattarsi “ci siamo messi all’opera dal giorno 0”. Difficoltà? Sì tante, ma allo stesso tempo – traspare dal suo racconto – il rinnovo della passione per il lavoro e la stessa curiosità per il futuro anche di fronte agli ostacoli della pandemia, “che ci ha portato per esempio a intensificare la proposta di volumi di approfondimento spirituale, o che cercano risposte al disagio verso questa nuova, inaspettata realtà“.

Nel parlarci, spesso il discorso è tornato sul plurale della realtà lavorativa in cui Flavia Fiocchi si trova. È un esempio “dell’ambiente meraviglioso delle piccole case editrici“, dove il contatto e la partecipazione anche a processi non direttamente legati al proprio incarico è un fattore comune. “Non voglio dire che tutti facciamo tutto, perché non è così. Ma è molto stimolante avere contatto diretto e confrontarsi sui processi che portano un libro dall’idea alla sua produzione e messa sugli scaffali“.

E oggi anche nel comunicarli online: “Ultimamente mi sto occupando anche della parte social di San Paolo. Oltre alla pagina Facebook e Instagram, perché non pensare anche chissà di approdare su Clubhouse?” In fondo per la casa editrice, già attenta ai giovani con una linea di prodotti specifici per ragazzi, ha molto senso “parlare” sempre più i linguaggi digitali. “La pandemia ci ha portato a lavorare nel cercare di rendere più attive le nostre librerie online: dalle presentazioni dei libri, al contatto con i clienti, inventando nuove modalità di contatto”. Un carico di lavoro ulteriore che si aggiunge alle già numerose necessità del costruire gli “anche 25 o 30 titoli che produciamo al mese”,  ma serve per meglio avvicinare e capire i lettori ”fisicamente lontani dai negozi, ma evidentemente alla ricerca di risposte sul presente

Come si arriva a lavorare per una casa editrice, piccola o grande che sia? Certo hanno contribuito la laurea in Storia dell’arte e il master in management di eventi culturali (rivelatosi “molto utile in una realtà come San Paolo”). Però secondo Fiocchi, che ancora non ha 40 anni ma vanta già una lunga e variegata esperienza nel settore, non esiste una ricetta. “Io ho iniziato a lavorare ancora negli anni dell’università gestendo una galleria d’arte. Poi sono entrata in uno studio editoriale dove ho visto l’evolversi di collane pubblicate anche dai quotidiani nazionali, dalle primissime idee alla vendita. Sono anche passata attraverso l’ideazione e confezionamento di riviste specializzate“, per poi approdare come editor in San Paolo. “Cosa caratterizza il mio lavoro? Molta curiosità e il desiderio di imparare e vedere sempre cose nuove. E leggere. Tantissimo. Di tutto“.

Curiosità mista alla giusta dose di audacia capaci di portarla ad affrontare la pubblicazione di “La rivoluzione siamo noi” di Chiara Guidi. “Una sfida professionale e personale, oltre che per l’editore” che si è trasformata poi in uno dei suoi progetti preferiti. “Un libro al femminile dedicato a donne che hanno cambiato il mondo. Già dal titolo un libro rivoluzionario. A scriverlo una storica dell’arte, una copertina pink power, la prefazione di Barbara Stefanelli e le vite di ventidue donne che nel loro tempo e nel loro campo d’azione, dall’arte, alla politica, dalla letteratura alla spiritualità, hanno fatto la differenza. Edith Stein, Patti Smith, Flannery O’Connor, Alda Merini, solo per citarne alcune”.

Flavia Fiocchi da pochi mesi è diventata mamma di Gabriele. Mi viene da chiederle se questo ha cambiato il suo lavoro o almeno il modo di definire le priorità. “Lavorare in pandemia, quindi entrambi noi neo-genitori da casa, è un vantaggio e contestualmente qualcosa da gestire molto bene: tempi, luoghi e situazioni si mescolano e se non si fa attenzione separare un ambito dall’altro diventa difficile. Io per prima, alcuni giorni, mi perdo. L’aiuto dei nonni è fondamentale. Computer, telefono, iPad sono sempre di più una nostra estensione, cosa che ci aiuta ma ci rende anche schiavi, nel tempo e nei modi“.

La capacità di organizzazione è tutto. “Naturalmente la priorità è Gabriele ma purtroppo siamo due genitori lavoratori e le responsabilità ci sono: sentirsi in colpa fa parte del gioco. Ora capisco di più mia madre ma mi dico tutti i giorni che è importante scegliere e darsi dei tempi, oggi possiamo farlo meglio. Si è detto spesso in questi mesi: nulla sarà più come prima, ecco, per noi questo vale ancora di più, nel nostro caso naturalmente è per una scelta, che ora difendiamo e cerchiamo di rendere pratica“.

Prima di chiudere microfono e videocamera, non poteva mancare un’impressione riguardo all’esistenza di una “questione di genere” nel mondo dell’editoria. “Non trovo una diversità nel rapportarsi con colleghi e autori uomini o donne. Noto piuttosto una differenza…generazionale: cambia se ci si rapporta o lavora con una persona più in avanti con l’età o con qualcuno di più giovane. Ma questo è anche ovvio”. In fondo capita in ogni settore anche solo per l’uso di linguaggi differenti. La differenza sta piuttosto sui numeri di donne nei diversi ruoli e sulle scale “gerarchiche”. È indubbia la massiccia presenza di professioniste soprattutto “nella parte operativa, dalle redazioni agli uffici. Molto poco ai vertici“. I piani alti restano ancora una cosa da maschi. Per quanto siano molte le donne coinvolte nel pianificare le uscite, (in)seguire gli autori, correggere le bozze, restano poche nei posti dove si decide.

Eppure, constato, finiscono sui giornali i nomi di quelle che per la prima volta sfondano quel tetto di cristallo… “Ecco! Se ancora si dice prima volta… non è un po’ la conferma di una tendenza ancora prevalente?“.

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Donne di editoria” è un viaggio a puntate di Alley Oop, ideato e curato da Manuela Perrone, tra le professioniste che a vario titolo lavorano nel settore dei libri: editrici, libraie, scrittrici, bibliotecarie, comunicatrici, traduttrici. Tutte responsabili, ciascuna nel proprio ambito, di disegnare un pezzo importante del nostro immaginario e della nostra cultura.
Qui la prima intervista alla libraia Samanta Romanese.
Qui la seconda intervista a Maura Gancitano.
Qui la terza intervista a Daniela Iride Murgia.

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