Crollo delle adozioni internazionali, deve cambiare il sistema

Mamma. Un’emozione grandissima mi ha invaso la prima volta che mi sono sentita chiamare così dalle mie figlie. Una parola semplice e bellissima, che nella loro incerta pronuncia dei primi giorni aveva un suono quasi esotico, con quella doppia consonante così difficile da pronunciare perché distante dai suoni dell’amarico, la lingua che parlavano quando le ho incontrate la prima volta in Etiopia.

Quanto avevo immaginato, desiderato quel momento nei lunghi anni dell’attesa, quella di una gravidanza prima e quella dell’adozione poi.

Questo è il tredicesimo anno che festeggio il giorno dedicato alle mamme, da quando una mattina nell’ottobre del 2011 diventai madre da un giorno all’altro di due bambine di 4 e 7 anni. Due bambine che erano già figlie. Perché questo significa diventare genitori attraverso l’adozione, accogliere come figlio un bambino che è nato da qualcun’altro.

In quello stesso anno altre donne in Italia sono diventate madri come me di bambini provenienti dall’estero attraverso l’adozione internazionale, migliaia, esattamente 3.154. Un numero sicuramente importante che, visto dalla parte dei bambini, significa che ben 4.022 minori (considerando i fratelli e le sorelle) quell’anno hanno trovato una mamma e un papà pronti ad accoglierli e a formare una nuova famiglia.

Il crollo delle adozioni

Nel giorno della festa della mamma è doveroso chiedersi “cosa è successo da allora?”. Davvero molto, troppo, è cambiato.

Nel 2023 (rilevazione statistica della Commissione delle Adozioni internazionali) solo 478 bambini hanno trovato una famiglia, il dato più basso di sempre, ancora più basso che nel 2020, l’anno dell’inizio della pandemia da Covid 19 in cui tutto il mondo si fermò e le adozioni in Italia furono 526 (dalle 969 del 2019).

Quel trend negativo non si è più arrestato: 4.022 bambini nel 2011, 478 nel 2023, significa che oggi sono praticamente un decimo rispetto ad allora. Un fenomeno questo non solo italiano, ma che si registra a livello internazionale. Ma, nonostante i numeri modesti, l’Italia rimane comunque un Paese accogliente, secondo al mondo solo agli Stati Uniti per numero di adozioni effettuate.

Non sono solo gli ingressi dei minori a essere diminuiti, ma anche il numero di coppie che hanno presentato disponibilità all’adozione presso i Tribunali hanno subito un forte calo rispetto agli anni pre-pandemia. Secondo i dati statistici pubblicati annualmente dalla Commissione adozioni internazionali, siamo passati infatti «da 2.470 domande nel 2019 a 1.900 nel 2020, con una variazione percentuale pari al -23%; una riduzione che si è stabilizzata nel 2021, con un numero di richieste di poco superiore a 2.000».

In media il percorso delle coppie che hanno adottato nel 2022 (dalla dichiarazione di disponibilità all’adozione all’autorizzazione all’ingresso in Italia dei minori) dura poco più di 52 mesi, quasi 4 anni e mezzo. Rispetto al 2021 il tempo medio complessivo risulta più lungo di circa 6 mesi.

Oltre alla pandemia, che ha bloccato o rallentato i procedimenti in alcuni Paesi come la Cina da cui proveniva un grosso numero di bambini adottati, vari elementi a livello mondiale hanno contribuito negli ultimi anni al cambiamento dello scenario dell’adozione, come il conflitto tra Ucraina e Russia o l’aumento del fenomeno dell’adozione nazionale in alcuni Paesi.

Milioni di bambini senza famiglia

Al tempo stesso sono cambiati i minori che le autorità straniere segnalano per l’adozione, bambini sempre più grandi di età e che presentano caratteristiche a volte complesse.

Assistiamo impotenti al fallimento dell’intero sistema mentre a livello mondiale il numero di bambini senza una famiglia non è certo diminuito negli ultimi anni: si stima che siano decine e decine di milioni. Difficile trovare un documento ufficiale aggiornato che ne misuri le proporzioni, l’ultima rilevazione ufficiale dell’Unicef stima che solo in Europa e in Asia centrale quasi mezzo milione di bambini vivano in strutture di accoglienza, compresi gli istituti di grandi dimensioni.

È assolutamente necessario e non più rimandabile un cambiamento radicale del sistema e capacità di mettersi totalmente in discussione da parte di tutti gli attori protagonisti del percorso adottivo.

L’adozione internazionale rappresenta l’ultima speranza per questi bambini di avere una famiglia, quando non trovano accoglienza nel loro Paese di origine.

L’unico augurio possibile per la festa della mamma di questo 2024 è dunque che in un futuro prossimo migliaia di bambini soli possano tornare nuovamente a chiamare mamma le migliaia di donne che li stanno aspettando per amarli e accoglierli in una nuova famiglia per la vita.

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  • Gloria DI Rienzo |

    Troppa burocrazia,tempi lunghi,dispendio economico eccessivo sono solo alcuni dei fattori che fanno demordere nel desiderio di un’adozione.Le procedure così come l’organizzazione devono subire radicali cambiamenti

  • Gloria DI Rienzo |

    Troppa burocrazia,tempi lunghi,dispendio economico eccessivo sono solo alcuni dei fattori che fanno demordere nel desiderio di un’adozione

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