Gen Z e lavoro, visionari o viziati?

I giovani sono viziati e poco avvezzi al sacrificio o provano a dare risposte a domande che fino a qualche tempo fa nessuno aveva il coraggio di fare? Ha fatto il giro del mondo il video in cui la giovane tiktoker, Brielle Asero, si è detta sconvolta dall’idea di dover affrontare una giornata lavorativa da 8 ore: “Come posso avere tempo per vivere se lavoro dalle 9 alle 17 e in più ne impiego altre due per raggiungere il luogo di lavoro?” ha detto in lacrime, generando reazioni contrastanti sul web.

Un lavoro da 8 ore, del resto, è per la maggior parte delle persone la normalità. Ma chi l’ha detto che debba essere così anche in futuro?

Le domande scomode della Gen Z

La Generazione Z, ovvero ai nati tra la metà degli anni ’90 e il 2010, prova a cambiare le regole. E lo fa partendo da domande scomode: ha senso una vita votata esclusivamente al lavoro? Quanta della mia felicità è connessa strettamente al lavoro e alla stabilità finanziaria e quanta invece deriva da tutto ciò che accade nella vita privata, dal tempo che dedico a me e agli altri? Domande legittime, le cui risposte generano fratture profonde nel mondo del lavoro e non solo.

In Italia, i Gen Z sono circa 9 milioni di persone. Un gruppo che entro il 2030 rappresenterà un terzo dei lavoratori e che le aziende oggi faticano a intercettare e comprendere. Secondo l’analisi di Zety, sito di consulenza professionale che riunisce oltre 40 milioni di persone al mondo, per la Gen Z il lavoro è parte dell’identità. Di conseguenza, cambiano i parametri adottati per valutare l’organizzazione in cui lavorare.

L’indagine sulla Gen Z

L’indagine, basata su 1100 interviste a lavoratori e lavoratrici “Z”, ha rilevato che le prime tre cose che i giovani chiedono durante un colloquio di lavoro sono: opportunità di sviluppo, benefit e flessibilità. Lo sviluppo personale pesa per il 35% nella scelta di un nuovo lavoro. Il denaro si ferma al 25%. Ritengono inoltre imprescindibile avere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata, da qui l’attenzione agli orari di lavoro flessibili (35%).

Il rispetto per gli spazi di vita privata è un indicatore importante anche per valutare il management. La Gen Z ricerca nei leader, infatti, persone che abbiano sì ottime capacità decisionali e ispirazionali, ma anche disponibilità nel prendersi cura dei singoli, attenzione per la salute mentale, equità, trasparenza ed empatia.

Quando queste caratteristiche vengono meno, i giovani sono pronti a cambiare. Tra le ragioni principali per cui sarebbero disposti a licenziarsi, indicano: troppi straordinari (41%), discrepanza di valori (35%) e infelicità causata dal lavoro (33%). Il benessere mentale è, infatti, una priorità a cui non sono disposti a rinunciare. Il

Job Hoppers

Il 75% degli intervistati, dunque, lascerebbe il lavoro anche senza averne un altro e sarebbe disposto a considerare carriera da libero professionista o da freelance. L’83% si considera addirittura “job hoppers”, ovvero una persona pronta a cambiare lavoro ogni 2 anni. Dati confermati anche da LinkedIN, secondo cui i lavoratori della Generazione Z cambiano lavoro a un tasso del 134%, in crescita rispetto al 2019, e nettamente superiore al 24% dei Millennial e al 4% dei Boomer.

È inevitabile l’effetto spiazzante per le aziende, ma questi dati non fanno che confermare una cosa: la Gen Z non ha paura di sovvertire il canonico “si è sempre fatto così”. Mettere in discussione lo status quo, proponendo nuovi modelli, facendosi protagonisti di una vera e propria rivoluzione – nei linguaggi, nei tempi, nei modi e, in definitiva, nella cultura stessa del lavoro – significa voler generare un impatto. L’85% della Generazione Z, infatti, crede che sia in grado di trasformare il mercato del lavoro, in meglio. Visionari? Certamente. Troppo audaci? Anche.

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  • Gianluca |

    Quali le cause? ‘La Z è una generazione sotto pressione e senza grandi prospettive da 15 anni : 2007-2008 crack finanziario mondiale, 2011-12 crisi del debito sovrano, 2020 – 21 Covid, 2022 invasione russa, inflazione etc, 2023 Israele/Palestina. Suicidi e atti di autolesionismo raddoppiati.. “Si parva licet” almeno si spera che nel 2024 l’Inter vinca il campionato…

  • Gloria |

    Il lavoro de e essere considerato solo un aspetto ‘i vera vita di
    Una persona Non dobbiamo trasformare il nostro stile di vita in un lavoro forzato nè in un libertinaggio.ma la generazione z dovrebbe avere tempo anche per soddisfare il proprio tempo libero sia per sè che per la famiglia.Del Resto encomiBili economisti mettono al centro d el pro esso economico a persona con i suoi bisogni.Chi ha lavorato troppo spesso alla fine dei conti si è poi definito un “animale
    La verità è l’armonia sta nel messo, dunque, attività lavorativa sì ma con orari equilibrati

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