Biografie per ragazze in cerca di role model: Christa Wolf e Clarice Lispector

Le star dello sport, della musica, della recitazione, ma anche le scienziate, le scrittrici, le manager parlano spesso nelle loro interviste dei modelli e ispirazioni che hanno incontrato quando hanno iniziato a sognare la propria carriera. Che si tratti di un’allenatrice che ha creduto in loro o di un personaggio che ha ispirato i loro sogni, le role model sono fondamentali sia nella progressione della carriera delle donne sia nell’incoraggiare le ragazze a immaginarsi in luoghi e ruoli non scontati e non stereotipati.

Una persona si definisce role model quando qualcuno ne ammira il comportamento e immagina di riprodurlo. Spesso pensiamo che un role model debba essere qualcuno che ha successo, ma non è necessariamente così: chiunque possa ispirare, spingere e mostrare delle possibilità può essere un modello. Per le donne in particolare, da sempre svantaggiate nell’aprirsi a nuovi orizzonti per motivazioni culturali, le role model espandono ciò che è possibile, ispirano a essere ambiziose e a mirare in alto, mostrando mentalità e comportamenti inediti.

I pregiudizi culturali si possono combattere soprattutto con le storie. Questa è una lezione che abbiamo appreso e integrato, motivo per cui l’editoria ormai da molti anni è piena di storie per ragazze e ragazzi “ribelli”, ovvero pronti a non sottostare al giudizio dello stereotipo ma a combatterlo a colpi di esperienza e di scelte. Ed è naturale che in questo percorso i racconti si facciano via via sempre più sofisticati, le storie sempre meno scontate, le role model sempre più fuori dagli schemi.

Le biografie di Clarice Lispector e di Christa Wolf rientrano a pieno titolo in questo contesto, offrendo in modi diversi e forse persino antitetici, due figure profondamente interessanti per quegli e quelle adolescenti che stiano cercando dentro di sé di disegnare un mondo che forse ancora non esiste. Intimamente enigmatica la prima, profondamente ancorata al presente la seconda, entrambe si offrono come figure cariche di vita, di storia, di visione, oltre che di qualità letterarie capaci di ispirare generazioni di donne. E di uomini.

Clarice Lispector
“Scrivendo mi sbarazzo di me stessa – poi posso riposare”

Cercavo un’immensità. Vita di Clarice Lispector” è il libro di Lisa Ginzburg illustrato da Pia Valentinis ed edito da rueBallu per la collana Jeunesse ottopiù. Nella biografia di Lispector si trovano il senso profondo di spaesamento e sradicamento, ma anche l’intensità e il desiderio che percorrono tutta la sua produzione letteraria. Lispector è nata il 10 dicembre 1920 da una famiglia ebrea nell’Ucraina occidentale, in un periodo particolarmente drammatico. Ciò che rimaneva di una famiglia violentemente colpita da razzismo, antisemitismo e guerre civili si trasferì nel nord-est del Brasile nel 1922, dove Clarice, che non aveva ancora nove anni, trovò il suo nuovo nome. Nonostante il profondo legame che stabilirà con la terra brasiliana, confiderà in una lettera nel 1956: “Con il passare del tempo, mi sento di non vivere in nessuna parte e che nessun luogo mi vuole”. Ma non è tanto il dramma dell’esilio a percorrere la sua opera, quanto invece una vitalità e una fascinazione per la vita capaci di raccontare intimità davvero sorprendenti. Alcuni critici hanno giudicato che la sua opera non fosse per tutti; ma per chi istintivamente la comprende (nel senso etimologico di prenderla con sé), l’amore per la persona di Clarice Lispector diventa immediato e inspiegabile.

Ed è attraverso questo amore che ci conduce la penna di Ginzburg, capace con leggerezza ma senza sconti di raccontare la vita di questa donna mostrandone inquietudini e liberazioni, successi e fatiche. Il suo “scrivere come sonda per guardare, e viceversa. Scrivere come necessità e insieme sfida: strada per superarsi”. Mostrando un modo, uno dei tanti possibili, con cui la letteratura può diventare strumento di conoscenza di sé stessi e dell’altro, ma anche uno strumento per superare il dolore, privato e collettivo.

Christa Wolf
“Tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere”

Un esilio diverso, intellettuale e non fisico, è quello vissuto da Christa Wolf. La sua storia è raccontata con sensibilità e rigore da Monica Foggia in una graphic novel edita da BeccoGiallo e disegnata da Martina Marzadori. “Vivere resistendo” è il titolo scelto per questo racconto che si snoda come un ricordo, una memoria, dove talvolta i personaggi dei libri di Wolf dialogano con lei stessa. Parte dalla caduta del Muro, che Wolf ha vissuto da Berlino Est, dove aveva scelto di vivere per via dei radicati ideali comunisti, e attraversa i luoghi emblematici della città diventando anche uno strumento per lo studio della Storia, qualora adottato nelle scuole accanto ai libri didattici.

Finché esisteva una Germania dell’Est, Wolf era una scrittrice della Germania dell’Est. Dapprima celebrata come un nuovo talento della letteratura dalla DDR, finì dagli anni Sessanta in poi per essere etichettata come “leale dissidente”, critica nei confronti del regime ma con una sua fede salda nel socialismo come alternativa al sistema capitalista. Una critica che si è estesa anche al patriarcato, tesa a difendere il soggetto umano – nelle sue opere solitamente femminile – da ogni forma di strumentalizzazione. Le posizioni di Wolf la posero sotto costante osservazione della Stasi, il servizio di sicurezza del regime, sebbene poi negli anni Novanta alcuni documenti emersi dagli archivi la resero bersaglio di aspri attacchi: fu denigrata soprattutto da critici e giornalisti della Germania occidentale come collaboratrice della DDR, un momento particolarmente drammatico vissuto dall’autrice. “Allora ho capito che vivevo in un Paese straniero… e che parlavo una lingua sconosciuta”, le fanno dire le autrici.

Eppure è proprio nella ricerca di una nuova lingua da parlare e con cui raccontare che il lavoro di Christa Wolf è stato profondamente femminista, oltre che politico. “Le donne devono reinventare il mondo, far emergere la loro identità diversa, riappropriarsi della loro lingua”, afferma ancora questa Wolf avanti negli anni, dialogando con la Cassandra delle sua pagine letterarie, mentre accanto le passa un adolescente ignaro della Storia e del passato con lo stereo su una spalla che intona a tutto volume “Go west, this is what we’re gonna do”. Sembrerebbe tutto inutile, di fronte a questa immagine. La lotta, la resistenza, l’utopia. Eppure:
“Vorresti rivivere tutto?” le chiede Cassandra.
“Tutto” risponde Christa Wolf.
Mostrando che l’integrità morale e l’autenticità soggettiva sanno andare molto oltre il disincanto delle circostanze. Una lezione più che mai utile, non solo per i giovani e le giovani.

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Titolo: Cercavo un’immensità. Vita di Clarice Lispector
Autrice: Lisa Ginzburg
Illustratrice:Pia Valentinis
Editore: rueBallu 2022
Prezzo: 22€

Titolo: Christa Wolf. Vivere resistendo
Autrice: Monica Foggia
Illustratrice: Martina Marzadori
Editore: BeccoGiallo 2021
Prezzo: 18€

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