Si può mai essere “troppo” istruiti?

Le statistiche sull’occupazione definiscono “troppo istruiti” (overeducated) gli individui abbinati a posti di lavoro nei quali l’attività svolta non è coerente con il titolo di studio (ad esempio, un laureato che fa l’operaio); la loro presenza è rilevata statisticamente perché evidenzia uno spreco di risorse nell’ambito della pubblica istruzione.

Secondo l’Istat, gli individui “sovraistruiti” sono “gli occupati che possiedono un titolo di studio superiore a quello maggiormente posseduto per svolgere quella professione[1], e la loro percentuale, sul totale degli occupati in età 25-34 anni, è pari al 38,2% (2021). Nelle statistiche Eurostat le persone troppo istruite sono definite come “laureati che svolgono attività per le quali non è richiesta la laurea[2], e la loro percentuale, sul totale degli occupati in età 25-34 anni, è pari al 24,2% per la media dei Paesi europei e al 25,3% per l’Italia (2020).

Quando un neolaureato è troppo qualificato?
Poiché il fenomeno della troppa istruzione (overeducation) sembra particolarmente rilevante tra i neolaureati, i dati Almalaurea possono essere utili per descriverlo più analiticamente. Questi dati consentono infatti di separare due gruppi di individui: quelli che un anno dopo la laurea stanno svolgendo un’attività coerente col loro titolo di studio e quelli che sono invece occupati in attività per le quali risultano “sovraistruiti”. L’indicatore che misura la coerenza del livello di istruzione con la professione svolta deriva dalla combinazione di due elementi: l’utilizzo delle competenze acquisite all’università e la necessità (formale e sostanziale) del titolo di studio per svolgere l’attività lavorativa[3]. Sono così considerati sovraistruiti coloro per i quali la laurea non è coerente col lavoro svolto perché si utilizzano in misura ridotta le competenze acquisite, e il titolo di studio non è richiesto per legge né risulta utile in alcun modo. Ad un anno dal conseguimento del titolo, la percentuale di laureati troppo istruiti, secondo la definizione sopra riportata, risulta pari al 47% per le lauree triennali e al 36% per le lauree magistrali.

In quali discipline i laureati sono troppo istruiti?
La disaggregazione dei dati per gruppo disciplinare (Figura 1) evidenzia che nei percorsi magistrali a ciclo unico[4] la probabilità di essere troppo istruiti è nettamente minore rispetto alle lauree magistrali biennali (rispettivamente 10% contro 36%). Al vertice della graduatoria si trovano i gruppi disciplinari Politico sociale e comunicazione, Medico-Sanitario e Farmaceutico[5], e Psicologico, nei quali la quota dei laureati troppo istruiti sfiora il 50%.

Figura 1 – Laureati che svolgono attività in cui la laurea non è richiesta per legge, e che utilizzano in misura ridotta le competenze acquisite, in percentuale del totale dei laureati occupati per gruppo disciplinare. 2021

Fonte: ns. el. su dati Almalaurea

Quanto guadagnano i laureati per gruppo disciplinare?
La graduatoria delle retribuzioni rappresentata nella Figura 2 non corrisponde alla graduatoria dei laureati troppo istruiti rappresentata nella Figura 1. Ad esempio, il gruppo di Informatica e Tecnologie ICT è in testa alla graduatoria delle retribuzioni anche se un laureato su quattro risulta troppo istruito, e i laureati del gruppo Politico-Sociale e Comunicazione, che sono in testa alla graduatoria degli occupati troppo istruiti, sono invece ben posizionati nella graduatoria delle retribuzioni.

Figura 2 – Retribuzione media mensile netta dei laureati un anno dopo il conseguimento del titolo per gruppo disciplinare. 2021

Fonte: ns. el. su dati Almalaurea

Questa scarsa corrispondenza tra le due graduatorie trova ulteriore conferma mettendo in relazione la percentuale di individui troppo istruiti con le retribuzioni medie per classe di laurea magistrale; anche in questo caso, infatti, si osserva che al crescere della percentuale di individui troppo istruiti non corrisponde alcuna significativa variazione nelle retribuzioni [6].

Il punto cruciale è che i laureati guadagnano troppo poco, nel nostro Paese, sia quando sono troppo istruiti sia quando sono qualificati il giusto per l’attività che svolgono.

Quanto guadagnano i laureati in Italia rispetto agli altri Paesi?
Prendiamo in esame, ad esempio, i dati OECD (2018). Posta uguale a 100 la retribuzione degli occupati in età 25-34 senza diploma (ISCED 1-2), la retribuzione dei laureati sale a 138 in Italia, ma sale molto di più sia in Europa (161) sia nella media dei Paesi OECD (172).

La posizione anomala del nostro Paese è evidenziata nella Figura 3, che pone in relazione la percentuale di laureati nella popolazione 25-34 anni (asse orizzontale) con la retribuzione dei laureati in percentuale di quella degli occupati senza diploma (asse verticale). Le linee rosse rappresentano il valore medio delle due variabili per l’insieme dei Paesi OECD, rispettivamente 46,9% e 172%.

Figura 3 – Retribuzione dei laureati in età 25-34 anni e quota di laureati sul totale della popolazione della stessa classe d’età nei Paesi OECD – 2021.

Fonte: ns. el. su dati OECD

Ci sono Paesi nel quadrante positivo, come il Regno Unito, in cui un’alta percentuale di giovani laureati si accompagna a una retribuzione molto più elevata di quella degli occupati meno istruiti; ci sono Paesi come la Corea dove la percentuale dei laureati nella popolazione è altissima, anche se la loro retribuzione è leggermente al di sotto della media OECD; ci sono Paesi come la Colombia, dove i laureati sono così pochi che la loro retribuzione è quasi il triplo di quella degli occupati senza istruzione. E poi c’è l’Italia, tutta sola, lontana dall’origine nel quadrante negativo, con basso tasso di laureati e bassa retribuzione.

E se a causa dei bassi salari i giovani laureati, dopo aver completato la loro istruzione in Italia, se ne vanno a lavorare altrove, il danno sociale è certamente maggiore di quello della “troppa istruzione”.

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[1] Indicatori del benessere equo e solidale, dominio: lavoro e conciliazione dei tempi di vita.

[2] Sono tali le attività comprese tra 4 e 9 nella classificazione ISCO 2008, come ad esempio: impiegati, addetti ai servizi e alle vendite, operai specializzati, ecc.

[3]  Cfr. Note metodologiche p. 19.

[4] Sono corsi di laurea magistrale a ciclo unico i percorsi nei quali le attività didattiche sono distribuite in 5 o 6 anni, come ad esempio Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Farmacia, Chimica, Giurisprudenza, Ingegneria Edile e Architettura. Nel grafico alcuni gruppi compaiono due volte perché includono sia percorsi magistrali biennali sia a ciclo unico (c.u.).

[5] Le lauree magistrali biennali del gruppo Medico-Sanitario e Farmaceutico includono le lauree in Scienze delle professioni sanitarie tecniche e della prevenzione, Scienze e tecniche delle attività motorie, Scienze infermieristiche e ostetriche, Scienze riabilitative delle professioni sanitarie e Servizio sociale e politiche sociali.

[6] – Il valore del coefficiente di correlazione è pari a 0,08. Al crescere della percentuale di individui troppo istruiti si riduce però la soddisfazione per il lavoro svolto (R² = 0,40) e aumenta la percentuale di occupati in cerca di un altro lavoro (R² = 0,21).

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  • Gloria DI Rienzo |

    Il fenomeno degli overistruiti che attualmente ha raggiunto il culmineèun fenomeno che ha vita da molri decenni creando sia una disparità economica per il livello ricoperto rispetto al reale titolo di studio che una frustrazione professionale.Certo non creare opportunità lavorative a livelli superiori sfruttando le doti degli over isyruiti rappresenta un gap sia per il Paese che per gli stessi professionistiANche se talora vengono banditi i concorsi la loro frequenza esigua scatena non solo la presenza di migliaia concorrenti ma una guerra tra poveri.Si dovrebbe trovare una alternativa per potwr collocate nella giysta pisizione i troppo istruiti per garantire maggiore dignità e soddizfazione e per un benessere generale del Paese che può avvalsrsi di menti più quotate

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