Avete presente mastro Geppetto? Bene, dimenticatelo. L’artigianato contemporaneo è sempre più spesso giovane, tatuato e… donna. Parola di Roberta Ligossi e delle sue socie Costanza Tomba, Sara Pianori e Valeria Zanirato, le quattro founder di Ta-Daan, il primo content e-commerce dedicato al mondo del fatto a mano. Un progetto nato come digital magazine, ma presto evolutosi in chiave commerciale, che manda in soffitta la narrazione nostalgica e polverosa del mestiere. «L’80% degli artigiani che vendono sul nostro portale sono giovani, donne, internazionali – racconta Roberta – e credono nella capacità di innovare un comparto per troppo tempo ritenuto appannaggio di generazioni passate».
Il saper fare di una volta, autentico nel prodotto, nei materiali, nella lavorazione e – ovviamente – nelle storie, è sempre più richiesto dal mercato. Da Millennials e Gen Z, in primis, abituati a un mondo che corre veloce e, proprio per questo, sempre più desiderosi di tornare all’essenza delle cose, comprando meno, ma meglio. Una sensibilità che le quattro founders – da sempre appassionatissime di artigianato – hanno intuito e su cui hanno scommesso lanciando, letteralmente, il cuore oltre l’ostacolo.
«Ho una formazione a cavallo tra economia e filosofia e ho lavorato nelle risorse umane per diverso tempo, ma in fondo ho sempre saputo che la mia storia sarebbe stata un’altra. Del resto, sono nipote di una sarta piacentina, cresciuta tra scampoli e fili. E anche una volta diventata grande, ho organizzato il mio lavoro in modo da poter seguire corsi di cucito serali alla NABA. A un certo punto, ho preso il coraggio a quattro mani: ho lasciato il lavoro, mi sono iscritta al master SDA Bocconi in Arts Management & Administration e da lì ho lavorato per aprire la mia azienda» ricorda Roberta.
Una scelta controcorrente, senza dubbio, così come non convenzionale è la modalità con cui ha dato avvio alla sua start-up: non ha reclutato soci nella sua rete di amici, come spesso accade, ma ha cercato tra persone realmente appassionate al tema. Come? Organizzando incontri e interviste al Festival Homo Faber a Venezia, la manifestazione dedicata all’alto artigianato. «Da brava recruiter sapevo che lì avrei trovato persone che condividevano i miei stessi interessi». E così è stato. Ha incontrato Costanza e a seguire Sara e Valeria. «Per partire, non conoscendoci, abbiamo stilato un manifesto di valori: “Cos’è per noi l’artigianato? Cosa vorremmo che diventasse in futuro?”». Le risposte hanno mostrato un totale allineamento e tutt’ora il manifesto, che Roberta tiene orgogliosamente appeso alla parete di casa, è il punto di riferimento di tutta l’attività.
Ta-daan – questo il nome scelto per il portale – è partito da Instagram e da lì si è fatto conoscere su YouTube, Pinterest e Tik Tok, sempre raccontando le storie reali del lavoro in bottega. Oggi conta oltre 200.000 followers, un team di altre 4 persone (ancora una volta, tutte donne), più di 5.000 artigiani da 18 Paesi e una prospettiva di crescita senza confini. Le ragazze, infatti, hanno vinto la pitch battle organizzata per la prima volta in Italia da TechChill, l’evento internazionale startup-centered dedicato al mondo del tech, e hanno avuto accesso a due acceleratori: Be Wonder, la call di B-Heroes dedicata alle donne che creano imprese innovative, e il Global Startup Programdell’ICE, che le porterà presto in Corea. «L’obiettivo per il 2023 è ampliare la nostra rete in Europa, per poi internazionalizzare a Est. La Corea sarà la nostra porta d’ingresso: un mercato molto interessato al nostro design e ai prodotti dei nostri artigiani, ma con minori barriere all’ingresso rispetto alla Cina» conferma.
Attenzione, che le donne in Italia siano particolarmente intraprendenti nel campo artigiano non è una novità: Confartigianato ne conta 1,4 milioni, più che in Francia, in Germania e in Spagna, con 219.198 imprese artigiane a guida femminile. Ma proprio le donne sono quelle che hanno pagato il prezzo più alto della crisi pandemica: tra settembre 2019 e settembre 2021, l’occupazione femminile indipendente è diminuita del 7,8% (il calo tra gli uomini è stato del 6,1%). E poi, parliamoci chiaro: quanti avrebbero scommesso sul futuro dell’artigianato in chiave digital? Non tanti, senza dubbio. Eppure, Roberta e le sue socie l’hanno fatto. E il mercato sta dando loro ragione.
«Il mio modello è sempre stato Sara Blakely, l’inventrice dello Spanx: a 27 anni, ha fondato il suo impero iniziando da un collant e un paio di forbici e vendendo fax porta a porta. Oggi il suo brevetto vale svariati miliardi di dollari, è tra le “100 donne più influenti del mondo” per il Time e la “Miliardaria che si è fatta da sola più giovane del mondo” per Forbes. Ecco, questa storia mi dice molto su quanto sia importante darsi obiettivi alti, senza arrendersi all’idea del fallimento» riflette Roberta, che conclude: «Siamo tutti troppo legati al concetto di vergogna, togliamoci di dosso questo stigma e proviamoci. Il mondo dell’impresa riserva molti alti e bassi, ma se abbiamo sempre chiaro chi vogliamo essere, cosa vogliamo creare, dove vogliamo arrivare, riusciremo nella nostra missione. E poi – consiglia alle sue coetanee – impariamo a fare networking, a riconoscere i successi reciproci e a chiedere aiuto, quando serve. Se sapremo aprirci, scopriremo di avere davanti noi incredibili occasioni di crescita, ogni giorno».
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