Violenza contro le donne, per combattere i pregiudizi comincio da me

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Il senso di tradimento, di sconfitta, di abbandono è doppio. E’ questo che succede alle donne che denunciano di aver subito violenza maschile e che non vengono credute, alla violenza del proprio partner, ex o attuale compagno si aggiunge quella di chi dovrebbe aiutare, ascoltare, capire, fornire strumenti concreti per salvarsi, e non lo fa. In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è da qui che vogliamo partire con il nostro percorso di lettura, con quattro libri che raccontano in concreto cos’è la violenza sulle donne, cosa significa nel quotidiano.

Partendo dalla vittimizzazione secondaria, ovvero quella situazione in cui la donna si trova ad essere nuovamente vittima di chi non crede alle sue parole, le sminuisce, le mette da parte. Ad agire sono gli stereotipi, ancora una volta, i pregiudizi, l’idea che magari “un po’ se l’è cercata”, come spiega la magistrata Paola Di Nicola nel saggio “La mia parola contro la sua”. Giudice del foro romano specializzata nella lotta alla violenza contro le donne, Di Nicola dall’inizio del suo libro ci fa capire che nessuno è libero dai pregiudizi nei confronti delle donne, neanche chi crede di esserlo.  Perché “cameriere/cameriera va bene, magistrato/magistrata no?”, si interroga la giudice, ricordando che in Italia solo nel 1965 vi furono le prime signore in toga. E gli stereotipi entrano nei tribunali e nelle aule di giustizia, Di Nicola si chiede se ci sia o meno un’incapacità da parte della magistratura e delle forze dell’ordine: “Se alla vittima di una violenza sessuale sono rivolte domande del tipo: come ha reagito? Come era vestita? Aveva bevuto? Automaticamente viene introiettato il pregiudizio che la vittima abbia avuto una qualche forma di responsabilità nella commissione della violenza patita per i comportamenti tenuti e il processo proseguirà con una sequela inarrestabile di domande su di lei, tanto da trasformarla nella persona da giudicare, l’imputato vero scomparirà fino all’assoluzione”.

Il motivo è che le donne non sono ritenute credibili e passano da vittime a imputate, dimostra Di Nicola, citando stralci di sentenze – ha analizzato centinaia di pronunce di magistrati italiani – e articoli di giornale. E se le donne hanno figli e vogliono separarsi dal marito violento la situazione peggiora. “La vittima meno creduta è quella che ha subito violenza dal marito”, dice la giudice, spiegando che i figli diventano il vero strumento di ricatto e le donne non denunciano perché hanno paura di perderli.  “Ci ho messo oltre 20 anni per accorgermi sia come giudice sia come persona del pregiudizio collettivo che travolge le donne che subiscono violenza maschile. Per anni non ho visto adesso vedo o mi sembra di vedere, anche troppo. Ho indossato le lenti di genere”, conclude Paola Di Nicola, partendo in primo luogo da se stessa e dal suo lavoro.

Combattere gli stereotipi quindi significa partire innanzi tutto da noi, dai nostri pregiudizi, anche da quelli che non sappiamo di avere. E’ uno dei molti preziosi passaggi anche del bel libro scritto da Viviana Garbagnoli, psicologa e psicoterapeuta che per 35 anni si è occupata di violenza domestica, gestendo anche due Centri antiviolenza. Il libro, “Tutte ci chiamiamo Elvira”, è un viaggio intenso e personale che racconta, da dentro, cosa significa avere a che fare con le storie di chi subisce la violenza maschile. Il racconto, in prima persona, è ricco di stimoli e di spunti di riflessione, che aiutano a comprendere nel profondo le complesse dinamiche della violenza, la fatica delle donne di ritrovare se stesse, la difficoltà di creare intorno a loro una rete di  supporto. E l’importanza dell’attesa: perché in quello spazio di attesa, di non azione e di non invasione da parte delle operatrici a cui le donne chiedono aiuto, c’è finalmente la libertà che possono ritrovare di essere padrone della propria vita e di non avere qualcuno che decida per loro. Un libro che si legge tutto d’un fiato e che ci ricorda che la violenza contro le donne può riguardare davvero ognuna di noi, nessuna esclusa.

Uno dei pregiudizi più comuni nelle storie di abusi è considerare l’uomo che commette violenza un mostro, come dimostra Valentina Mira. La scrittrice nel suo libro “X” racconta, attraverso la sua storia, stereotipi e tabù mai superati, in famiglia, al lavoro, quando si tenta di denunciare uno stupro. Valentina subisce violenza sessuale una sera d’estate, dopo la maturità. Prova a denunciare, ma non riesce. Incontra persone sbagliate: un carabiniere, che lei definisce gentile, finisce per convincerla inconsciamente a non denunciare. Passano 10 anni e decide di raccontare. Scrive una lettera a suo fratello – il suo confidente – che non le ha creduto e si è schierato con lo stupratore, G., il SUO stupratore, amico di suo fratello, amico suo, amico di tutti, non un mostro. Mira racconta una odissea al femminile, seguendo il fil rouge della violenza maschile, dal rapporto con i genitori e il fratello, al lavoro passando attraverso l’università.

La possibilità di rinascere, di trovare se stessa in un lungo cammino di resilienza è quella che racconta Tre. Una storia di violenza e rinascita. Una storia vera, raccolta da un educatore e una pedagogista, Alberto Panciroli e Lorena Spohr, che hanno ascoltato per oltre tre anni le parole e i racconti di Nalin, una donna curda che ha vissuto una parte della sua terza vita in una casa rifugio che ospita donne che hanno subito violenza dai loro compagni. Ed è lì che gli autori hanno ascoltato il suo racconto, “una storia fratta di tre vite“, come dice Nalin che ha trovato la forza di uscire dalla relazione violenta con suo marito dopo oltre 25 anni di “pugni, calci e denti rotti” e tre figli. Il racconto di Nalin è il racconto dell’orgoglio e del desiderio di riscatto, della costruzione di una nuova realtà in cui poter recuperare pienamente la propria dignità perduta, un racconto che parte dalla Turchia e arriva al desiderio di passare la propria esperienza, di dare speranza ad altre donne che si sentono in trappola: “Ho capito che ero più coraggiosa di quello che pensavo“, dice Nalin “e vorrei che quello che sono riuscita a fare io lo possano fare anche le altre donne“.

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Titolo: “La mia parola contro la sua”
Autrice: Paola Di Nicola
Editore: HarperCollins
Prezzo: 17,50 euro

Titolo: “X”
Autrice: Valentina Mira
Editore: Fandango
Prezzo: 15 euro

Titolo: “Tutte ci chiamiamo Elvira”
Autrice: Viviana Lucia Garbagnoli
Editore: Licosia
Prezzo: 15 euro

Ttiolo: “Tre, una storia di violenza e rinascita”
Autori: Lorena Spohr, Alberto Panciroli
Editore: bookabook
Prezzo: 11 euro

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