Pas, anche a Catania l’appello di associazioni e avvocati

Young good-looking mother snuggles and calming her newborn son who feeling scared after long sleep interrupted by loud sounds from street.

Anche Catania si è mobilitata contro la PAS. E lo ha fatto per dire “no” a un certo tipo di processo. L’appuntamento di sabato scorso, in presidio davanti alla Prefettura, è stato di quelli caldi e non solo per i trenta gradi che già in città si toccano da giorni. Al centro della riflessione c’è ciò che accade in molti tribunali del nostro Paese, le volte in cui il giudizio per l’affidamento dei figli deraglia e finisce per subire le conseguenze di prassi inadeguate e illegittime.

La scienza ha già dimostrato l’inesistenza e l’infondatezza di ciò che i seguaci di Richard Gardner, discusso psichiatra infantile statunitense con convinzioni inaccettabili persino sulla pedofilia, indicano come PAS – Sindrome di Alienazione Parentale.

Per spiegarlo in termini non troppo complicati, le cose stanno pressappoco così: l’eventuale ostruzionismo esercitato da un genitore nei confronti dell’altro, per privarlo di un rapporto sano e costante con il figlio minore, laddove accertato, non sfocerebbe in alcuna patologia riconosciuta. Si tratterebbe semmai di una condotta, certamente pregiudizievole. Per giungere alla dimostrazione di quel comportamento – ed è questo il punto nevralgico della questione – non si può però prescindere da un approfondimento istruttorio rigoroso e scevro da preconcetti che deve essere condotto dal giudice nell’esercizio delle sue funzioni.

Tuttavia, succede troppo spesso di leggere “Consulenze tecniche d’ufficio” – termine che indica gli elaborati redatti da esperti, nominati dal magistrato – che fanno uso massiccio di un costrutto che implicitamente dà credito alla PAS. Ciò finisce per piegare e manipolare il rifiuto che il minore manifesta nei confronti di uno dei genitori, senza indagarne i reali motivi, persino nei casi di violenza domestica.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un preoccupante tentativo di apertura da parte di una certa politica proprio in questa direzione e il pensiero non può che correre al ddl Pillon. C’è al contrario, oggi più che mai, la necessità di ribadire l’obbligo di conformarsi alle prescrizioni della Convenzione Istanbul, unica via per allontanare il rischio di condotte abusanti sui minori oltre che sulle donne.

La settimana che è appena trascorsa, del resto, segna l’agenda. Ha visto la denuncia di Laura Massaro, in sciopero della fame da maggio e importanti reazioni anche in Parlamento (una su tutte la proposta di legge a firma dell’on. Boldrini che mira ad intervenire sul tema dell’affidamento e “sull’ascolto dei minori e la loro protezione rispetto a episodi di abuso o violenza domestica”). Nel mondo dell’associazionismo, poi, si sono registrate la lettera aperta scritta dalla presidente della rete D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, indirizzata al presidente della Repubblica Mattarella e alle ministre Cartabia e Bonetti mentre in piazza, a Roma, ha avuto luogo una manifestazione indetta da CGIL – Ufficio Politiche di Genere, il Comitato “La PAS non esiste, ma il fatto sussiste” e UIL – Centro di ascolto Mobbing e Stalking contro tutte le violenze che ha anche prodotto un Manifesto in sette punti.

La presa di posizione che mancava, ma che non si è fatta attendere, è quella di numerosi avvocati e avvocate siciliani che, insieme a sportelli e centri antiviolenza dell’isola, U.D.I. e altre realtà della rete femminista, oltre a firme del giornalismo e docenti, si sono fatti promotori di un documento che illumina i profili di maggiore gravità di questo fenomeno e che in settimana sarà consegnato alla Prefetta, perché si faccia portavoce della necessità di un’intesa. L’obiettivo urgente è dire che questa situazione non può più passare sotto silenzio, ma che al contrario va indagata a fondo. L’intento è in definitiva accendere un faro su certe prassi, inadeguate e pericolose, così da estrometterle dalle nostre aule di giustizia.

Di seguito l’appello che parte da Catania e che continua a raccogliere firme e adesioni anche in questo momento, con l’intenzione di farsi invito per gli operatori e le operatrici del diritto, a riportare al centro del processo il minore che nelle decisioni che lo riguardano rimane troppe volte il grande assente.

***

Appello sulla necessità che la PAS e le cattive prassi siano immediatamente estromesse dal processo.

Sul concetto dell’alienazione parentale e sulla (pretesa) sindrome riteniamo, ormai, indifferibile un esame critico.

Malgrado sia pacifica l’inconsistenza e l’infondatezza scientifica della PAS, si continua ad assistere alla diffusione di una prassi che di fatto la legittima, nei nostri tribunali.

Ne conseguono condotte abusanti sui minori, spesso vittime di prelevamenti e allontanamenti forzati. Sono di questi giorni fatti gravissimi che hanno suscitato reazioni in tutto il Paese: dalla proposta di legge a firma dell’on. Boldrini che mira ad intervenire sul tema dell’affidamento e “sull’ascolto dei minori e la loro protezione rispetto a episodi di abuso o violenza domestica” alla lettera aperta scritta dalla presidente della rete D.i.Re Donne in Rete contro la violenza al presidente della Repubblica Mattarella e alle ministre Cartabia e Bonetti, e da ultimo alla manifestazione “Sui bambini non si PASsa” indetta il 17 giugno a Roma da CGIL – Ufficio Politiche di Genere, il Comitato “La PAS non esiste, ma il fatto sussiste” e UIL – Centro di ascolto Mobbing e Stalking contro tutte le violenze, che ha prodotto un Manifesto in sette punti.

Riteniamo sia necessario allora che non si perda altro tempo e che si guardi, con estrema attenzione, allo scenario che si è delineato.

Non è più accettabile che l’Italia continui a ignorare, sistematicamente, gli obblighi imposti dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla “Prevenzione e Contrasto alla Violenza contro le donne e della Violenza Domestica”, ratificata con legge n. 77 del 2013.

Il primo Rapporto sull’attuazione della Convenzione di Istanbul nel nostro Paese, pubblicato il 13 gennaio 2020 dal Grevio – organismo indipendente, istituito dalla stessa Convenzione (art. 66) con il compito di monitorarne l’applicazione – disegna un quadro fortemente critico: disconoscimento della violenza e impermeabilità alla violenza assistita, vittimizzazione secondaria.

Il sistema tutto ne rimane inevitabilmente indebolito sin nelle fondamenta, già in termini di credibilità. La conseguenza ovvia è che le vittime maturino presto diffidenza e disaffezione, proprie di chi ha consapevolezza di doversi difendere dal processo e non nel processo.

Non è accettabile che l’Italia continui a ignorare le Raccomandazioni Comitato Cedaw:

“52. Il Comitato raccomanda che lo Stato-parte: (a) Adotti tutte le misure necessarie per scoraggiare l’uso della «sindrome da alienazione parentale» da parte di esperti e dei Tribunali nei casi di custodia”.

Vista anche la posizione della Suprema Corte che, sulla sindrome di alienazione parentale e sull’ascolto del minore, si è più volte pronunciata.

In definitiva, quella a cui assistiamo è una deformazione della pratica del diritto che è abuso del diritto stesso e non è più tollerabile.

Pretendiamo un cambio di passo che coinvolga tutti gli operatori e le operatrici del diritto: quanto agli Avvocati e alle Avvocate, quanto ai Consulenti e alle Consulenti di parte ma soprattutto d’Ufficio, agli Assistenti sociali e alle Assistenti sociali occorre che soggiacciano a un obbligo formativo stringente, nella direzione di una specifica e continua formazione professionale che tenga nel dovuto conto le prescrizioni della Convenzione di Istanbul;

quanto alla magistratura, oltre all’impegno formativo, è imprescindibile che il giudicante assicuri al minore l’ascolto; un’attenta e scrupolosa indagine per una corretta valutazione della fattispecie e una decisione adeguatamente motivata.

Non è più accettabile la mera adesione alle conclusioni formulate dal CTU che è delega in bianco! Non può l’alienazione essere una conclusione cui si giunga a mezzo consulenza.

Diversamente si avranno pronunciamenti inadeguati, fondati una ricostruzione dei fatti parziale e fuorviante.

Vista la premessa;

stante altresì l’assoluta gravità del fenomeno della violenza domestica, il cui carattere di questione strutturale globale è stato confermato nel nostro Paese anche dalla Relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, 17ª Legislatura, approvata all’unanimità il 6 febbraio 2018,

per riaffermare il rispetto della dignità umana;

per riaffermare la non negoziabilità del principio del rispetto del superiore interesse del minore; per riaffermare le prescrizioni della Costituzione;

per riaffermare le prescrizioni della Convenzione di Istanbul;

per non recedere dalla necessità di promuovere un’azione di contrasto efficiente al fenomeno della violenza domestica e della violenza assistita

Chiediamo

che nei procedimenti di affidamento e in ogni giudizio che a vario titolo coinvolga i minori siano isolate ed estromesse le cattive prassi

  • siano impedite valutazioni basate su PAS ritenuta provata per sole CTU, sia nell’accezione di sindrome che in quella di condotta alienante;
  • siano assicurate un’istruttoria approfondita e rigorosa, esperita attraverso i mezzi di prova tipici e specifici della materia
  • sia assicurato l’ascolto del minore;
  • siano emanate decisioni puntualmente motivate, rese nel reale e concreto superiore interesse del minore;
  • chiediamo la modifica della legge nel caso dei maltrattamenti in famiglia: precisamente che venga aggiunta, nel caso di condanna, come pena accessoria, la sospensione della responsabilità genitoriale.

Lista delle prime firmatarie e dei primi firmatari del documento redatto dall’Avv.ta Maria Concetta Tringali (Foro di Catania)

La rete antiviolenza La Ragna-Tela, Centro antiviolenza Galatea, l’Associazione La Città Felice, Associazioni Penelope coordinamento solidarietà sociale onlus, U.D.I. CT, Iniziativa Femminista, Femministorie CT, Arci CT, CGIL CATANIA, Shamofficine, Le Siciliane/Casablanca, Associazione EsNA consulenza di genere, Il Cerchio delle Donne Misterbianco – Sportello Antiviolenza Ipso facto Fuori dall’ombra Modica  Cobas CT e LHIVE  Fermailfemminicidio Graziella Proto Direttrice Casablanca/Le Siciliane Josè Calabrò Storica CT – Pina Arena Docente CT – Patrizia Maltese Giornalista Catania – Marinella Fiume Scrittrice Catania Elisa Di Salvatore, Giornalista/associata a G.I.U.L.I.A Nunzia Scandurra Avv. Foro di CT– Carmela Giulia De Iorio Avv. Foro di CT – Mirella Viscuso Avv. Foro di CT – Loredana Mazza Avv. Foro CT – Veronica Sicari Avv. Foro CT – Luca Pandetta Avv. Foro CT – Deborah Di Marco Avv. Foro CT – Rosanna Cantarella Avv. Foro CT – Goffredo D’Antona Avv. Foro di CT- Monica Foti Avv. Foro di CT – Salvino Scalia Avv. Foro di Caltagirone – Arianna Procida Avv. Foro di CT – Simona Pitino Avv. Foro RG –Loredana Calabrese Avv. Foro RG – Lucia Tuccitto Avv. Foro CT – Agata Coco Avv. Foro CT – Patrizia Pellegrino Avv. Foro di CT – Rosy Musciarelli Avv. Foro di Gela –Carola Pilato Avv. Foro CT – Floriana Zecchiaroli Avv. Foro CT –Sabina Caruso Avv. Foro CT – Katia Germanà Foro CT – Pierpaolo Montalto Avv. Foro di CT- Agata Licciardello Avv. Foro CT – Lidia Timpanaro Avv. Foro CT – Giovanna Cicero Foro SR – Marilena del Vecchio Avv. Foro SR – Diego Trigilia Avv. Foro CT –Daria De Mauro Avv. Foro CT – Laura Germanà Assistente sociale Catania – Maricò Barbagallo Assistente sociale Catania – Giuseppa Scalia Assistente sociale Catania – Ivana Wanausek Avv. Foro CT – Denise Caruso Avv. Foro CT – Flaminia Belfiore giornalista –  Gaetano Piccitto Avv. Foro Caltagirone – SUNIA Catania (elenco in aggiornamento)

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  • Massimo Rosini |

    Scusate l’ignoranza, ma se l’alienazione parentale (che viene da molti anni chiamata PAS solo da chi vuole negarla) non esiste ed è negata “da tutta la comunità scientifica” mi spiegate com’è che tanti professionisti continuano ad usarla nelle Consulenze tecniche di ufficio? Com’è che rispondendo ad una interrogazione parlamentare il Ministro della Salute abbia detto che pur non essendo (per il momento) riconosciuta come malattia il fenomeno esiste ed gravemente dannoso per i bambini? I giornalisti devono informare non fare propaganda… so già che non risponderete, non sapete come farlo. Non avete argomenti. Scrivo solo per far vedere che non sapete che dire.

  • nunzia barzan |

    se c’è maltrattamento …..l’affidamento deve essere orientato vs genitore non maltrattante nell’interesse minori ….tutte le parti compresi Servizi Sociali si devono conformare ai provvedimenti provvisori non definitivi in quanto e’ più probabile k non , in attesa dell’oltre ogni ragionevole dubbio ….nunzia avvocato barzan cell: 391/3927515

  • Anna di salvo |

    Ritengo molto interessanti e aggiornate le discussioni proposte dal sole 24 ore.

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