Fifa, via libera alla riforma per la maternità delle calciatrici

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Giornata storica per il calcio femminile. Il 4 dicembre 2020, il Consiglio della Fifa – che si è svolto online – ha dato l’ok, fra le altre riforme, a quella che protegge la maternità delle calciatrici, con standard minimi a livello globale, che potranno essere innalzati dalle singole associazioni membro. Il presidente Gianni Infantino è stato chiaro: “Sono sorpreso che queste riforme siano state varate solo ora, ma ora ci sono e sono finalizzate a una maggiore stabilità delle carriere delle giocatrici che non devono più temere per le loro carriere”.

Le nuove regole fotografano la volontà della Fifa di offrire a un settore in vertiginosa crescita “un quadro normativo adeguato, al fine di tutelare le atlete e offrire al calcio femminile la migliore piattaforma possibile per una longevità prolungata e prospettive di carriera a lungo termine”.

Si va a intervenire sulle RSTP, le Regulations on the Status and Transfer of Players.
Ecco le decisioni:

1. una giocatrice ha diritto al congedo di maternità, un periodo minimo di 14 settimane di assenza retribuita – con almeno otto settimane dalla nascita – durante il periodo di contratto, pagato per l’equivalente di due terzi del suo stipendio pattuito.
2. le giocatrici avranno diritto di tornare all’attività calcistica dopo aver terminato il congedo di maternità e il club dovrà reintegrarle nell’attività e fornire un adeguato supporto medico continuo. L’atleta avrà la possibilità di allattare il neonato e le società dovranno fornire le strutture in conformità con la legislazione nazionale applicabile o una contrattazione collettiva.
3. i club possono eccezionalmente mettere sotto contratto una giocatrice al di fuori delle finestre di mercato per sostituire in via temporanea un’altra giocatrice che ha usufruito del congedo di maternità.
4. nessuna giocatrice deve subire penalizzazioni dalla maternità. Di conseguenza, la risoluzione unilaterale del contratto di una atleta per la sua gravidanza sarà considerata una cessazione senza motivazione. Tale risoluzione sarà considerata una circostanza aggravante e, oltre all’obbligo di risarcimento danni, saranno imposte sanzioni, che possono essere abbinate con una multa.

Il 4 dicembre 2020 segna un importante passo del viaggio verso la parificazione ma – ha sottolineato Infantino – “bisogna continuare a essere inclusivi, a sensibilizzare, a educare e parlare con i fatti e le azioni”.