Migranti e tratta, il faro di “Un’altra via per la Cambogia”

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Complice il marketing turistico, nell’immaginario comune la Tailandia è un paradiso tropicale, con le sue spiagge da cartolina e i colori brillanti. Per qualcuno però può trasformarsi in un vero e proprio inferno. È il caso dei migranti cambogiani costretti ad affidarsi ai trafficanti di esseri umani (i cosiddetti “broker”) per trasferirsi nel Paese vicino alla ricerca di un lavoro che possa permettere alle loro famiglie di sopravvivere.

Sono infatti circa un milione i cambogiani (su una popolazione di 14 milioni, di cui la metà minori) che vivono e lavorano nella vicina e più ricca Tailandia. Uomini e donne che migrano in maniera più o meno volontaria, spesso irregolare (quasi il 70% dei casi) e che finiscono in mano a trafficanti che li vendono come lavoratori a basso costo, senza nessun diritto o, nel caso di donne e ragazzine, come prostitute forzate. A questi lavoratori sfruttati e dimenticati è dedicata la graphic novel Un’altra via per la Cambogia” della fumettista italo-tunisina Takoua Ben Mohamed. Il libro, pubblicato dalla casa editrice BeccoGiallo, è un “diario di bordo” a fumetti, tra reportage e racconto di viaggio autobiografico, che racconta l’esperienza in Cambogia fatta per la ong WeWorld, organizzazione italiana che lavora nel Paese asiatico dal 2013 e ha dei progetti proprio dedicati a prevenire la tratta dei poveri.

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Sono temi che sento molto vicini, io stessa sono ‘immigrata’ a 8 anni a Roma (anche se allora non sapevo nemmeno di esserlo) e pur nelle differenze in Cambogia ho trovato tante similitudini con il mio vissuto e con la mia infanzia in Tunisia”, ha spiegato l’artista italo-tunisina. Per gli abitanti di un Paese come la Cambogia martoriato dalle guerre (prima) e dalla povertà (oggi) è facile incappare in pericoli come migrazioni non regolari, traffico di esseri umani e lavoro forzato. L’immigrazione regolare infatti è molto più costosa, i tempi sono lunghi e la burocrazia complicata: per persone che vivono in comunità rurali, che non hanno mezzi né altre possibilità, affidarsi ai trafficanti è l’unica scelta possibile per provare a sfamare sé stessi e le proprie famiglie.

In Cambogia, a Siem Reap, dove WeWorld ha una delle sue sedi principali, Takoua ha preso parte alle missioni nelle comunità rurali dello staff dell’organizzazione insieme alle giovani volontarie europee di EU Aid Volunteers. In questo modo ha potuto ascoltare, e poi riportare nella graphic novel, le storie di donne vendute come merce e costrette alla prostituzione; uomini obbligati a lavoro forzato (ad esempio nel settore della pesca e delle costruzioni) e costretti a subire ricatti e violenze; e ancora bambini che non vedono da anni i genitori e nonni (con scarsissime disponibilità economiche) che si fanno carico di loro come possono.

Fondamentale per il lavoro di WeWorld è il contributo dei social ambassador le cui storie appunto vengono riprese anche nel libro. Donne e uomini che possono sensibilizzare la popolazione locale sui pericoli dell’immigrazione illegale in Tailandia perché per primi li hanno vissuti sulla loro pelle. Si tratta, spiega Stefania Piccinelli, responsabile Programmi internazionali di WeWorld di “ex migranti forzati e vittime di tratta che si mettono al servizio della comunità per raccontare i rischi del trafficking affinché nessun altro debba subire la stessa sorte“.

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Non dimenticherò facilmente i social ambassador, al centro degli interventi di sensibilizzazione e di informazione di WeWorld in Cambogia contro la tratta, e le loro storie importanti, che hanno il coraggio di condividere con i loro connazionali per evitargli la stessa sorte, se un giorno decidessero di intraprendere il viaggio verso la Thailandia” racconta Takoua. E aggiunge: “La sorte di essere vittime di trafficking, venduti come schiavi, e schiavizzati nel lavoro forzato: oltre alle violenze fisiche e psicologiche subite, con minacce nei loro confronti e nei confronti dei loro familiari, aver vissuto così per anni ti distrugge dentro. E ci vuole veramente un grande coraggio e tanta volontà per superare questa terribile esperienza, e ancora di più per arrivare a condividerla con gli altri”.

“Un’altra via per la Cambogia” è un libro che aiuta a cambiare prospettiva. La narrazione dominante in Italia vede le migrazioni come un fenomeno in particolare europeo e mediterraneo, ma la storia raccontata da Takoua Ben Mohamed è anche quella di 40 milioni di esseri umani che ogni anno in tutto il mondo sono vittime di tratta: un fenomeno in crescita e che colpisce soprattutto i più deboli, come le donne (sfruttate per motivi sessuali) e bambini. A questo proposito, sono 12 milioni i minori vittime di tratta in tutto il mondo.

Takoua Ben Mohamed è una fumettista e graphic journalist nata a Douz e cresciuta a Roma. È autrice inoltre delle opere “Woman Story” (2015) , Sotto il velo (2016) e “La rivoluzione dei gelsomini” (2018). Attiva anche sul fronte del volontariato, fin dall’adolescenza si è dedicata al graphic journalism raccontando storie di diritti umani, pregiudizi e razzismo e facendo scoprire attraverso i suoi fumetti tematiche come l’infanzia sotto la dittatura di Ben Alì e la Primavera araba.
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Titolo: Un’altra via per la Cambogia
Autore: Takoua Ben Mohamed
Editore: BeccoGiallo
Prezzo di copertina: 18 euro