#Postcovid, le aziende che assumono quali caratteristiche cercano?

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Stiamo tornando, chi più o chi meno, in una condizione di lockdown! Sarà una chiusura diversa dalla precedente ma ritorna fortemente dibattuto il tema del remote/smartworking. Lo scenario che incontriamo, che già sembrava prendere questa direzione, appare sempre più caratterizzato da relazioni, sapere e apprendimento completamente affidati alla tecnologia digitale. Se all’inizio dell’anno di fronte al primo momento di  chiusura la complessità appariva esser centrata sulla scarsa abitudine a relazioni lavorative e modalità di confronto filtrate dagli strumenti tecnologici, da allora qualcosa è sicuramente cambiato. In azienda si inizia a parlare di galateo dello smartworking, di condivisione delle regole comuni che possano guidare le relazioni comunicative, di consentire una gestione professionale che non prevarichi la sfera privata e dell’importanza di garantire alle persone una continua crescita professionale.

Nell’affrontare proprio il tema della crescita all’interno delle organizzazioni, si discute frequentemente di apprendimento delle competenze in termini di upskilling (arricchire le vecchie professioni di nuove competenze digitali) e in termini di digital reskilling (formare i lavoratori alle nuove competenze digitali quali ad esempio l’uso della tecnologia nelle attività più complesse). Ma è sufficiente?

In un mondo del lavoro sempre più caratterizzato da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità, appare chiaro che il tempo e la qualità con cui ognuno riesce ad investire sulla propria crescita personale e professionale facciano la differenza.

La capacità di comprendere davvero conoscenze e competenze richiede concentrazione e costanza nell’imparare. L’approccio digitale, che ha innegabili vantaggi in termini di fruizione e tempestività, corre tuttavia il rischio di favorire una modalità di apprendimento più superficiale dove la varietà di competenze non sempre si accompagna alla profondità delle stesse.

In un contesto a elevata competitività dove il valore distintivo delle imprese si fonda sul patrimonio di competenze professionali, le aziende iniziano a valutare nuove opportunità e nuove dimensioni, che offrano rinnovato ingegno, rinata vitalità e autentico valore umano per i propri progetti. Una persona in grado di attivare dei circuiti di apprendimento sempre più efficaci e tempestivi, capace di approfondire e fornire un nuovo punto di vista, anche divergente e poco usuale, diventa un’ottima risorsa per il successo delle organizzazioni.

Appare evidente come l’evoluzione digitale abbia sicuramente consentito l’accesso alle informazioni essenziali in tempo reale e con nuove modalità di fruizione, ma allo stesso tempo abbia contribuito alla crescita di una pericolosa “scarsa attitudine ad approfondire”. Questa tendenza ha spesso generato una conoscenza più superficiale che in passato e basata più sulla abilità di ricerca delle nozioni che sulla profonda comprensione delle stesse. Le reali conoscenze e le capacità di ogni singolo individuo diventano in questo contesto “le tessere di un mosaico insostituibile e faticosamente delegabile”, scrive Gian Carlo Cocco ( “Time To Mind. Velocità ed efficacia dell’apprendimento: il nuovo vantaggio competitivo di imprese e individui” edito da franco Angeli collana AIDP). Questo valore distintivo rappresenta “un bagaglio non facile da conservare, arricchire e utilizzare” e deve poter essere sostenuto da una capacità di apprendere che diventa il propulsore della crescita delle persone.

Diventano quindi fondamentali le nostre scuole e università, cuore della crescita dei futuri professionisti e manager. Ma soprattutto la modalità con cui il sistema scolastico punta ancor oggi ad un approccio all’apprendimento sicuramente utile ma con la possibilità di esser rafforzato. Questo approccio porta lo studente ad imparare applicando un pensiero lineare e un insieme di regole e processi finalizzati a raggiungere nel minor tempo possibile una soluzione. In passato la difficoltà nel reperire le informazioni favoriva la ricerca e la concentrazione. Oggi, essendo tutte le informazioni facilmente raggiungibili con un “click”, la proposta di apprendimento deve necessariamente includere nuove opportunità formative tese a favorire un approfondimento ed una concentrazione che altrimenti verrebbero disperse. Sarà necessario  imparare con uno stile diverso, probabilmente “divergente” e non convenzionale che favorisca l’uso di metodi capaci di sfruttare le nuove tecnologie e che sostenga la voglia e la passione che i ragazzi di oggi e i professionisti di domani devono avere per coltivare la loro crescita con profondità, energia e curiosità.

Del resto, lo suggeriva anche Albert Einstein, la passione, la capacità di imparare e la creatività sono i simboli di una intelligenza attiva che si sa divertire.