Postcovid: come sono cambiate le nostre domande e le nostre parole

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Ma come parliamo, tutti quanti? Il nostro vocabolario “DC” (Dopo Covid) sembra essersi ristretto intorno a un insieme di vocaboli essenziali, arricchendosi nel contempo di tristi sfumature.

Nell’edizione del 2021, il vocabolario Nuovo Devoto Oli ha fatto spazio a diverse dimensioni della pandemia, tra neologismi e parole straniere, accogliendo nella nostra lingua il fatto che ci si può tamponare senza essere su un’automobile, che si può finire quarantenati senza aver avuto un giusto processo, che un droplet puoi aspettartelo da chiunque e, soprattutto, che la positività è diventata una cattiva notizia.

Anche la crescita e la velocità, che negli anni AC (Avanti Covid) erano segnali di prosperità e fattori da perseguire con insistenza, adesso disegnano curve nefaste davanti ai nostri occhi stanchi: siamo in speranzosa attesa di decrescita, di lentezza, di tregua. Si nomina molto più spesso ciò che riguarda la vita, concetto che prima davamo quasi per scontato, come uno sfondo su cui correva tutto il resto: si usano però termini che la circondano di paure, mancanze, recinzioni, scaramanzie, regole… un presente pesante per una cosa che è diventata dolorosamente visibile solo nel momento in cui è diventata chiaramente vulnerabile.

E intanto ci diciamo che dovremmo oggi, proprio oggi, progettare il futuro: ma come è difficile immaginare il “come” senza sapere il “quando”!

Specchio vivissimo di ciò che gli Italiani pensano e cercano è il motore di ricerca di Google, che mette a disposizione un servizio di “trend” sulle parole più usate in un determinato periodo. Se vogliamo sapere che domande ci siamo fatti di più, nell’anno 2018 troviamo:

Perché:
1 Si festeggia l’8 marzo
2 I giocatori hanno un segno rosso in faccia
3 Fedez e J-Ax hanno litigato

Cosa significa:
1 Sessista
2 Ipovedente
3 LOL

Nel 2019, invece, ci siamo domandati soprattutto perché…
1 È caduto il governo
2 Rinviata Lazio-Udinese
3 Si chiamano sardine

E che cosa significasse
1 Machu Picchu
2 Hollywood
3 Trigama

Per il 2020, non esiste ancora la classifica dell’anno, ma i termini più ricercati dopo la locuzione “perché” sono stati:
1 covid 19
2 votare no al referendum
3 sardine
4 si chiama coronavirus
5 si dice quarantena

E le prime tre parole che hanno seguito la frase “che cosa significa” sono state:
1 coronavirus
2 zona rossa
3 eurobond

Le parole che usiamo per definire il tempo che viviamo, per comunicare con gli altri, per decidere, sono lo specchio dei nostri pensieri e al tempo stesso li informano, influenzando di conseguenza i nostri comportamenti e gli schemi che usiamo per comprendere il mondo.

Per questo, nell’eterno presente in cui ci sta immobilizzando l’incertezza dell’inverno che verrà, c’è qualcosa che possiamo fare per non smettere del tutto di essere autori di questa storia, ed è fare caso alle parole. Cercarle, allenarle ad andare oltre l’area sempre più piccola di quel che ci sembra di poter capire e immaginare oggi, e non solo con i termini ma anche, per esempio, con la coniugazione dei verbi.

Se potessimo aggiornare anche la grammatica, oltre alla semantica, sarebbe infatti questo il momento di raddoppiare il modo del tempo futuro: per averne uno prossimo e uno remoto, e obbligarci a provare a usarli entrambi.