Rischio nuova pandemia: indietro non si torna, nemmeno per prendere lo slancio!

Photo by Andy Beales on Unsplash

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Indietro non si torna, nemmeno per prendere la rincorsa”, che sia una frase di Che Guevara o di Andrea Pazienza, il risultato non cambia. Questa è la certezza che accomuna lo stato d’animo di imprenditori e manager, di smartworker e cassaintegrati, di studenti e disoccupati.

In questo non caldissimo luglio 2020, dopo mesi di lockdown, tutti abbiamo iniziato a intravedere qualche segnale di ripresa e fiduciosi abbiamo incominciato a sognare una definitiva riapertura. Purtroppo abbiamo invece visto quasi scomparire gli incoraggianti disegni arcobaleno che ci spronavano a pensare “Andrà tutto bene!” ed è ricomparsa la diffusione di notizie che alimentano la nostra più grande preoccupazione: potrebbe arrivare una nuova ondata di contagi da Covid-19!

Leggiamo i pareri discordanti di virologi ed epidemiologi e alziamo lo sguardo con un’espressione combattuta tra la speranza e l’incertezza pensando: ma andrà davvero tutto bene?

In questi momenti in cui, dopo una batosta iniziale si torna ad intravedere la luce può nascere il timore una nuova ricaduta. Nei miei ricordi le emozioni tornano nitide ad alcune esperienze sportive della pallanuoto: a quelle partite molto tirate, iniziate male, con due goal presi nei primi due minuti. Quelle partite in cui si lottava come leoni per tornare sotto agli avversari e invece questi scappavano di nuovo. Quelle partite in cui quando finalmente arrivava il pareggio, in tutti i giocatori compariva il più grande nemico della speranza: le sabbie mobili! Sì, ci sono anche nella pallanuoto, anche se in effetti si chiamano in un altro modo, da noi si dice “avere il braccino”. In buona sostanza negli altri sport nei momenti di ripartenza può uscire una paura tale da sentirti mancare il terreno sotto i piedi. In piscina il terreno non c’è, e il simbolo dell’incertezza e dello sconforto è quello di un braccio così piccolo con cui non si riuscirebbe a fare goal  per ripartire nemmeno a porta vuota.

Ed è proprio in questo frangente, quando anche l’avversario teme la rimonta, quando nessun giocatore ha delle certezze, che bisogna sapersi mettere in gioco per tirar fuori la miglior versione di se stessi!

Le paure, le incertezze, le “sabbie mobili” della metafora sportiva vogliono richiamare stress e preoccupazioni che oggi molti di noi provano ipotizzando all’orizzonte una nuova ondata di Covid-19.

Nassim Taleb nel 2012 iniziò ad usare il termine Antifragile; di certo non pensava a pandemie e lockdown, ma ha consegnato a tutti noi un concetto importante, che in una sola parola descrive la nostra capacità di prosperare, imparare e trarre vantaggio da condizioni di disordine, incertezza e caos.

Fragile è ciò che risente degli stress e che quindi deve essere maneggiato con cura. Robusto è ciò che resiste, almeno fino ad un certo punto, alle sollecitazioni, ma che non sa modificarsi di fronte ad esse. Resiliente è ciò che affronta e supera gli eventi traumatici adattandosi al nuovo contesto.

Antifragile è di più: è un cambio di paradigma. Significa rispondere allo stress rimbalzando più avanti del punto da cui si è partiti e saper trarre vantaggio dai momenti di difficoltà, di incertezza e di perturbazione. Tutto questo non solo per resistere o per adattarsi flessibilmente al cambiamento, ma soprattutto per migliorare se stessi. L’incertezza appare quindi alla persona antifragile come un’attrezzatissima palestra nella quale poter mantenere in allenamento e rafforzare le proprie capacità.

Non si torna indietro nemmeno con la rincorsa, dicevamo! E in questo periodo cercare di debellare l’incertezza può contribuire a costruire l’illusione, assai pericolosa, di poter avere sotto controllo tutto ciò che accade nel mondo o addirittura di poter conoscere il futuro. L’inatteso invece, se usato con pro-attività anche come occasione di sperimentazione, può diventare una fonte di informazioni e apprendimento importantissima per la crescita ed il benessere degli individui e delle organizzazioni.

Se è vero che la principale emozione che ci ha accomunati in questa pandemia è stata lo stress, è altrettanto vero che accettando questa condizione e accogliendo l’inevitabilità dell’incertezza possiamo concentrarci su come agire pro-attivamente, cambiando i nostri paradigmi e prosperando nel disordine.

Quando vi spaventa l’inatteso prendete esempio da Idra, quella figura mitologica serpentina a più teste, alla quale ogni volta che ne veniva tagliata una ne crescevano altre due. Quando vi preoccupa l’incerto, altro che lasciarsi abbattere, è il momento di essere antifragili!

  • Stefano Colombo |

    È vero quanto dici Jacopo il punto di attenzione è in primis che è una pandemia mondiale nn di un settore specifico e secondo che il lavoro che possiamo fare sulla nostra mente nel ristrutturare eventi e situazioni che stiamo vivendo non ha poi coerenza e riscontro nella situazione in cui ci troviamo a vivere. Lo stresso spesso è generato da situazioni di cui non abbiamo il controllo ma spesso hanno soluzioni che dipendono da me da come interpreto il mondo che di per se però è chiaro ma qui tutto intorno a noi è un gran casino e anche se sono ottimista per natura e per lavoro che faccio su di me quest’anno i clienti che mi dicono beh sentiamoci a settembre un po’ mi creano preoccupazione

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