Storie che ti ispirano empatia. Non succede spesso con i libri, ma quando succede è come essere risucchiati in un vortice che ti porta altrove esattamente come sei, senza cambairti di una virgola. Neanche nella fantasia. Leggendo il romanzo di Stefania Auci ho subito avvertito una certa empatia, appunto. Un trasporto, una sorta di identificazione con una dei protagonisti che appare nelle prime pagine di questo libro, arricchente sotto tanti punti di vista. Per la capacità persuasiva e coinvolgente che possiede solo certa narrativa, quella in grado di rapirti nel vortice della trama, mi sono sentita vicina al personaggio di Giuseppina, la moglie di Paolo Florio – don Paolo – fondatore di una dinastia destinata a diventare una delle più importanti famiglie imprenditoriali d’Italia. Partendo dal Sud. Dalla Calabria, precisamente. Pochi sanno, forse, che i Florio lasciarono Bagnara Calabra sul finire del Settecento per approdare a Palermo, città vivace di traffici internazionali, punto di partenza da cui gestire affari e commerci.
Giuseppina é reticente nel lasciare la sua Bagnara. La sua storia, le sue radici, i suoi affetti – i pochi rimasti dopo diversi e devastanti terremoti che hanno distrutto il borgo – sono tutti lì. Eppure deve seguire il marito Paolo, ambizioso e dallo spiccato senso degli affari che punta al capoluogo siculo. Lasciare la propria terra è una delle cose più difficili da affrontare nella vita, è a volte fisicamente doloroso. In questo – e solo in questo per fortuna – ho avvertito una forte similitudine.
I Florio sono migranti economici, come si direbbe oggi. Se ne vanno da una terra che non offre molte opportunità e cercano un avvenire migliore altrove, partendo da quello che sanno fare meglio. Sono aromatari i due fratelli Paolo e Ignazio, importano spezie pregiate dall’Asia, dal Baltico, dal Sud America, e decidono di avviare questi commerci anche nel capoluogo siciliano, lasciandosi tutto al spalle e decidendo di rischiare. Devono fronteggiare difficoltà di ogni genere, dalle maldicenze dei concorrenti all’ostracismo dei palermitani: “Sono bagnaroti” commentano alle spalle, con una punta di disprezzo. In quanti altri casi, oggi, ci troviamo di fronte alle medesime etichette geografiche, pronunciate per emarginare e creare distanze?
L’ascesa è graduale. Dopo i primi tempi, fatti di duri sacrifici, i Florio conquistano la piazza, si fanno conoscere e apprezzare. La storia di questa famiglia è un crescendo in cui le vicende personali si intrecciano con la Storia. Il successo del libro, in cima alle classifiche di vendita, che evoca atmosfere alla Viceré, è dimostrato anche dai diritti di traduzione venduti in Francia, Germania, Spagna, Olanda e Stati Uniti.
«Sotto l’occhio vigile di Palermo e con il suo aiuto, ho letto tutto ciò che è stato pubblicato sui Florio; ho setacciato negozi di antiquariato e mercatini delle pulci per trovare i fili della Storia che si dipanano tra vestiti, canzoni, lettere, scatole, bottiglie di profumo e Marsala; ho visitato tutte le proprietà dei Florio per vedere con i miei occhi lo splendore del loro trionfo e il dramma del loro declino. Tutto ciò mi ha permesso di raccontare la storia della famiglia Florio in tutta la sua singolare, travolgente e appassionante unicità – racconta la stessa Auci, insegnante di sostegno, che ha annunciato di lavorare al secondo libro della saga – una famiglia di uomini orgogliosi, forti e senza scrupoli, ma anche testardi, arroganti e schiavi delle passioni. E di donne silenziose o apertamente ribelli, però mai convenzionali,sia che lottino contro la disperazione della povertà sia che difendano con determinazione il loro diritto a sopravvivere, ad affermarsi, a capire o a essere amate».
Notevole è la capacità di tratteggio psicologico che emerge tra i dialoghi. Appassionante, incalzante la trama, dove la fiction si mescola ad eventi realmente accaduti, come i moti rivoluzionari e l’arrivo del colera. Tra le donne del romanzo, non c’è solo la volitiva Giuseppina Saffiotti Florio, tenace e di gran carattere, ma c’è anche Giulia Portalupi, milanese, orgogliosa, compagna di Vincenzo Florio, diventata a sua volta vero e proprio punto di riferimento. Sono donne che hanno precorso i tempi, restie, in un certo senso, ai ruoli imposti dalla società e che hanno dimostrato coraggio.
Come quello messo in campo con l’intuizione di promuovere il marsala, vino del territorio, considerato il vino dei poveri, fino a farlo diventare un prodotto richiestissimo sul mercato internazionale, e ancora l’idea di introdurre un metodo considerato rivoluzionario per conservare il tonno, sott’olio e in lattina. I Leoni di Sicilia è il ritratto di chi ce l’ha fatta, inseguendo un sogno e un progetto, che è poi l’aspirazione di ogni essere umano. Una storia di imprenditoria da una Sicilia che cattura, sorprende e si tiene lontana dai soliti stereotipi.
Titolo: I Leoni di Sicilia – La Saga dei Florio
Autore: Stefania Auci
Casa editrice: Nord
Anno di uscita: 2019
Prezzo: 18,00 euro