Gender, di cosa stiamo parlando?

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Marcel Mauss nel 1936 dava alle stampe Les techniques du corps, un testo breve dove sosteneva che il corpo è uno strumento e che esistono differenti modi di utilizzare – nella pratica oppure simbolicamente – il proprio corpo. Le tecniche del corpo sono “i modi in cui gli uomini, nelle diverse società, si servono, uniformandosi alla tradizione, del loro corpo”. Michela Marzano, nel suo Papà, mamma e gender (Utet, 2015) ricorre a Mauss con riferimento al modo di utilizzare il corpo per camminare, differente fra americani e polinesiani. Citazione fugace, ma che vale l’intero saggio.

Limitiamoci a questo, allora. Un testo sul gender invecchiato di quattro anni è quantomeno inattuale e allora non scriviamo oltre del testo di Michela Marzano, ma utilizziamolo per chiederci perché mai si dovrebbero temere i generi sessuali differenti da quello etero.

Cominciamo dalla donna. “Nonostante il ruolo sociale che hanno cominciato a occupare, ancora oggi alle donne capita di incontrare uomini che pensano che, siccome sono donne, possono essere interrotte o prese in giro. Oppure uomini che pensano che, da quando sono stati rimessi in discussione i ruoli di genere, niente vada più bene: le donne non si occupano più dei figli”, scrive la Marzano e aggiunge “Si continua a pensare che una donna manchi, per definizione, di alcune competenze chiave come l’autostima, la capacità di separare la sfera lavorativa dalla sfera affettiva, la leadership. Fino a supporre che le virtù femminili per eccellenza siano quelle che esprimono nella cura dei figli e nella gestione della casa”. Non esiste una normalità eterosessuale, esistono norme vestite di eterosessualità. Sono le norme della società disegnata dagli uomini, quelle che pongono ai margini i differenti generi sessuali e quelle che costringono le donne nel loro ruolo ancillare, riproduttivo e materno.

Passiamo all’omosessualità e rifacciamoci a Michel Foucault per come lo ricorda Michela Marzano “Si tollera che due ragazzi se ne vadano insieme a dormire nello stesso letto, ma se la mattina dopo si risvegliano col sorriso sulle labbra, si tengono per mano, sia abbracciano teneramente, e affermano così la loro felicità, questo non glielo si perdona”. Quello che una norma eterosessuale maschile può tollerare è il vizio, ma non la legittimità delle differenti sensibilità.

A chi fa paura il gender? La risposta è agli uomini, meglio ancora, alla società che è stata normata dagli uomini. Che non muta di verso, nonostante lo sforzo di molte e molti perché come scriveva Jean-Paul Marat ne Les Chaînes de l’esclavage “Le persone considerano solo la corteccia delle cose e soffrono pazientemente il giogo, purché non sia troppo evidente”.