L’anno scolastico che sta per iniziare è quello del mio ritorno sui banchi. Nell’attesa della prima elementare di mia figlia ritrovo le sensazioni di allora. Era il settembre del 1979 e Torino era una città sofferente. Allora vivevamo nel popoloso quartiere operaio San Paolo e la mia scuola era la Emilio Salgari, in via Berta. Le maestre raccomandavano ogni mattina l’igiene personale e ricordavano, a noi ancora tanto piccoli, che era necessario “sfregare con sapone e acqua le parti molli”. La scuola era una scogliera sulla quale si infrangevano le contraddizioni e le sperequazioni di una città in declino che non sapeva più mantenere le promesse di lavoro e benessere, eppure continuava ad attirare famiglie in cerca di una vita migliore.
Ricordo che in quegli anni il Comune forniva a prezzo simbolico una colazione a tutti. Un piccolo panino dolce e una bottiglietta di latte, in vetro con il tappo rosso di alluminio, che veniva bucata da una cannuccia appuntita in plastica dura. Io che prendevo la mia tazza di latte e biscotti a casa mi sentivo talmente diverso da capricciare ogni giorno con mia madre per il desiderio di quella spartana razione. Non sapevo nulla della povertà e avevo solo paura delle siringhe dei “drogati” che in quegli anni si affastellavano vicino ai tombini del quartiere.
Oggi nelle chiacchiere genitoriali che anticipano di pochi giorni l’inizio della scuola si favoleggia di quella scuola all’interno della cerchia dei navigli milanesi – eppure tanto vicina! – dove garantiscono 10 ore a settimana d’insegnamento dell’inglese. Tutto sembra andare per il meglio dai tavolini che si affacciano sulla Darsena, eppure no. La povertà economica colpisce un bambino su dieci in Italia e si traduce in povertà educativa, un fardello dal quale quasi ci si libera. Ancora oggi.
Solo il 48% degli alunni usufruisce della mensa scolastica, perdendo l’occasione di un pasto equilibrato e di un momento ricreativo e di socialità. Il tempo pieno è assente nel 68% delle classi di scuola primaria, consegnando i bambini delle famiglie più fragili a pomeriggi incerti. Forse anche per questo il 23% degli alunni sotto i 15 anni non raggiunge le competenze minime in matematica e il 21% quelle basilari in comprensione di un testo.
Oggi come allora la scuola è diga allo sprofondo, di tanti bambini e della società tutta. Speriamo di capirlo prima che sia troppo tardi.
Tutti dati citati fanno parte del rapporto “Futuro in partenza” di Save The Children.