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Estate, un bambino su due la passa in città


Estate, tempo di vacanze. Le vacanze dei bambini, insieme ai nonni, con le madri che non lavorano, qualche tempo fa nelle colonie aziendali o parrocchiali, e le estati della nostra infanzia, infiniti serbatoi di ricordi. Eppure le vacanze sono un fenomeno recente, quelle di massa sono nate con il benessere del secondo dopoguerra e stando ai numeri di Save the children sono terminate per molti nel 2008, anche se forse non ce ne accorgiamo.
Uno studio recente porta a galla numeri che suonano come un’emergenza. Oltre cinque milioni di minori non fanno vacanza per più di tre giorni l’anno e il periodo estivo, agosto soprattutto, con le scuole chiuse, le città a servizio ridotto, i centri estivi al lumicino, accentua le disparità. Pesa la povertà relativa e infatti sono maggiormente colpite le famiglie monoreddituali, quelle monogenitoriali e quelle numerose. Stiamo parlando del 44,7% delle famiglie italiane, del 59,8% delle famiglie di coniugi separati.
Eppure la canicola è solo un elemento di questa situazione, l’altro è l’apprendimento. In Europa la durata delle vacanze estive differisce sensibilmente da Paese a Paese. In Germania e in Gran Bretagna ci si assesta intorno alle sei settimane, se ne contano tredici in Portogallo, quattordici in Italia e quindici in Bulgaria. Sono questi, così prolungati, i periodi di maggior sofferenza, di disagio per le famiglie. Di più ancora, alcuni studi, soprattutto nordamericani, suggeriscono che i costi della summer learning loss siano significativi, soprattutto per quei bambini che il vuoto estivo non lo colmano neanche con le forme di apprendimento che viaggio o villeggiatura possono rappresentare.
La Mministra Valeria Fedeli, poco meno di due mesi fa, ha suggerito l’utilizzo delle scuole nel periodo estivo, immaginandole come poli di costruzione di un’offerta ricreativa e didattica a sostegno dei portatori di maggiori disagi e conseguentemente – sostiene lo scrivente – di maggiori diritti. Poco se ne è fatto, ma molto se ne è scritto, principalmente su posizioni critiche e – alla luce dei dati che abbiamo riportato – poco informate o poco stimolate a mettere in atto politiche reali e consistenti di salvaguardia dei minori e delle famiglie.
Per citare Save the children, “garantire un’offerta estiva ai bambini e agli adolescenti non significa solo rispondere a una necessità dei genitori che lavorano, ma significa mettere in campo un essenziale strumento di contrasto alla povertà educativa e scongiurare l’ampliarsi delle distanze di apprendimento dei bambini che provengono da contesti sociali ed economici differenti”.
Buona estate e che finisca presto.