
L’economia digitale sostiene la crescita, l’innovazione e la competitività di un Paese, ma in questo ambito l’Italia ha un ritardo strutturale rispetto alla media europea che appare difficilmente recuperabile nel prossimo quinquennio (Digital Compass 2030). Le giovani donne fanno però ben sperare, perché le loro competenze digitali di base superano quelle maschili sia in Italia sia in Europa.
Il vecchio stereotipo «le donne non capiscono i computer» sembra dunque perdere terreno tra le nuove generazioni, almeno per quanto concerne le competenze digitali generali di base della popolazione. C’è ancora tanto da fare, invece, nella formazione specifica e nella professione di specialista ICT (Information and Communications Technology) perché in questi ambiti la componente femminile è sempre minoritaria e ancora troppo esigua.
I dati Eurostat qui riportati sono riferiti a tre categorie di persone: 1) gli individui che possiedono almeno le competenze digitali generali di base in percentuale della popolazione totale; 2) gli occupati con specifica formazione ICT in percentuale dell’occupazione totale; 3) il numero di occupati specialisti in ICT in percentuale dell’occupazione totale (in questo caso non si tratta delle persone che usano strumenti digitali, ma dei professionisti che li sviluppano e li gestiscono).
1) Competenze digitali di base: l’obiettivo europe per il 2030 è l’80%
Il ruolo delle competenze digitali come motore della crescita e della produttività è attestato nel programma strategico della Commissione Europea per il decennio digitale. Il documento stabilisce come obiettivo per il 2030 che l’80% della popolazione abbia almeno le competenze digitali generali di base. Questo obiettivo fa riferimento alla popolazione, e non all’occupazione, perché le competenze digitali non servono solo per lavorare, ma anche per accedere a servizi pubblici come sanità online, istruzione a distanza, strumenti bancari e così via.
Nella rilevazione di Eurostat (ICT survey) il livello individuale di competenze digitali è dedotto dai comportamenti dichiarati dai cittadini. Agli intervistati viene chiesto se, negli ultimi tre mesi, hanno svolto attività digitali in cinque diversi ambiti: alfabetizzazione su informazioni e dati, comunicazione e collaborazione, creazione di contenuti digitali, sicurezza e problem-solving. Ogni ambito aggrega un insieme di attività rappresentative, come ad esempio cercare informazioni online, inviare email con allegati, usare programmi di editing di testo, installare applicazioni, modificare impostazioni di privacy, e così via; se l’individuo ha svolto queste attività si assume che possieda le competenze digitali adeguate allo scopo, e se tutti i cinque gli indicatori sono almeno al livello di base si ritiene che l’individuo possieda le competenze digitali generali di base.
Attualmente, il 56% dei cittadini europei di età compresa tra 16 e 74 anni possiede almeno le competenze digitali di base, ma in Italia questa percentuale scende a 46%; in Germania la loro quota è pari al 52%; in Francia raggiunge il 60%; in Spagna il 66%; in Finlandia e nei Paesi Bassi supera già l’80%.
Le competenze digitali delle giovani superiori a quelle degli uomini
La disaggregazione dei dati per sesso e classe d’età mostra che le donne con meno di 45 anni hanno competenze digitali superiori a quelle degli uomini, mentre per le classi successive la situazione si rovescia e le competenze digitali prevalgono nella componente maschile, sia in Italia sia nella media dei Paesi europei, con un divario di genere che si allarga al crescere dell’età.
Percentuale di individui con almeno le competenze digitali generali di base (2023)

Elaborazioni su dati Eurostat
Le competenze digitali crescono al crescere del livello di istruzione
La percentuale di individui che possiedono almeno le competenze digitali generali di base aumenta al crescere del livello di istruzione della popolazione, sia in Italia sia in Europa.
In Italia la percentuale di donne che possiedono almeno le competenze digitali generali di base passa dal 19% delle persone senza diploma al 51% delle diplomate e al 72% delle laureate; in media europea si passa dal 31% delle persone senza diploma al 50% delle diplomate e al 78% delle laureate.
Per la componente maschile la percentuale di individui che possiedono almeno le competenze digitali generali di base passa dal 26% delle persone senza diploma al 55% dei diplomati e al 77% dei laureati in Italia, mentre in media europea si passa dal 36% delle persone senza diploma al 52% dei diplomati e all’81% dei laureati.
Il sistema formativo generale non sembra però aiutare i giovani italiani a recuperare il divario digitale rispetto all’Europa. La disaggregazione dei dati per età e titolo di studio evidenzia infatti un peggioramento della posizione dei nostri giovani nel contesto europeo per ogni livello di istruzione.
La situazione peggiora tra i più giovani, sia diplomati sia laureati
Per ogni classe d’età e per ogni titolo di studio le competenze digitali degli italiani sono sotto la media europea, con l’unica eccezione dei diplomati over 55, che superano di sette punti percentuali il dato europeo e portano anche il risultato aggregato sopra la media. Il leggero vantaggio italiano dei diplomati non deriva dunque dalle generazioni più giovani ma dalle classi d’età più adulte. Tra gli under 25 invece la distanza rispetto alla media europea si allarga anche per i giovani laureati: lo scarto rispetto alla media europea è infatti di ben dieci punti percentuali (76% in Italia e 86% in Europa), mentre per la classe d’età 55-74 anni la differenza è di soli tre punti percentuali.
Percentuale di individui con almeno le competenze digitali generali di base (2023)

Elaborazioni su dati Eurostat
La situazione di svantaggio del nostro Paese risulta anche peggiore se invece di considerare i titoli di studio generici (laurea o diploma) prendiamo in esame le qualifiche proprie del settore digitale. Tra gli occupati con formazione ICT infatti la distanza dalla media europea diventa ancora più marcata, e pesa soprattutto per la componente femminile.
2) In Italia pochi occupati con formazione ICT
Nei dati Eurostat 2024 la definizione di occupati con specifica formazione ICT si riferisce a coloro che hanno conseguito qualifiche formali almeno a livello di scuola secondaria superiore nei settori dell’uso del computer, dell’informatica, della progettazione e amministrazione di database e reti, o dello sviluppo e analisi di software e applicazioni (ISCED-F 2013). Le serie temporali comparabili sono disponibili dal 2016 in poi.
Questi dati evidenziano la scarsa presenza di occupati con formazione specifica in ambito ICT nel nostro Paese: siamo ultimi in Europa, con una quota sull’occupazione totale che è attualmente la metà della media europea: 0,8% contro 1,6%, e le differenze di genere sono particolarmente marcate.
Le competenze digitali delle donne non si traducono in qualifiche formali
Le competenze digitali di base sono ormai necessarie in quasi tutti i lavori e in molte attività della vita quotidiana, mentre la formazione specifica e le professioni nel settore ICT richiedono competenze tecniche avanzate. Ciò premesso, e assodato che il passaggio da utenti a progettisti di tecnologia è tutt’altro che automatico, resta comunque da spiegare perché le donne, pur avendo competenze di base molto simili a quelle maschili, non traducano (se non raramente) queste competenze digitali in qualifiche formali. I dati mostrano, infatti, che sono davvero poche le occupate che hanno completato percorsi formativi specifici nell’ambito ICT.
Occupati con formazione ICT in % del totale occupati per sesso

Elaborazioni su dati Eurostat
Calcolando per entrambi i generi la quota degli occupati con formazione ICT sul del totale degli occupati risulta evidente l’esigua consistenza della componente femminile nel nostro Paese: le donne con qualifiche formali in ambito ICT rappresentano infatti solo lo 0,2% del totale delle occupate. Questo valore, inoltre, è rimasto invariato nell’ultimo decennio invece di aumentare come negli altri Paesi, allargando così la distanza dell’Italia dalla media europea, dove la quota di donne è attualmente il triplo di quella italiana.
Il confronto con la componente maschile evidenzia un peggioramento della situazione: il tasso di femminilizzazione dell’occupazione con formazione ICT, che in Italia nel 2016 era maggiore della media europea (18% contro 16%), non solo non è aumentato nel tempo, ma è andato progressivamente calando e si attesta attualmente al 12% contro il 18% europeo.
3) Specialisti Ict: pochi e donne molto sottorappresentate
Non avendo una formazione specifica nel settore ICT le donne sono di conseguenza sottorappresentate anche tra gli specialisti del settore digitale. Gli specialisti ICT sono gli individui che hanno la capacità di sviluppare, gestire e mantenere sistemi ICT e per i quali queste attività costituiscono la parte principale del loro lavoro (Eurostat 2025).
Il programma strategico della Commissione Europea per il decennio digitale si pone come obiettivo non solo quello di portare all’80% la quota di popolazione con competenze digitali di base, ma anche quello di aumentare il numero di professionisti ICT da 10,3 milioni del 2024 a 20 milioni entro il 2030. Attualmente gli specialisti ICT sono il 5% degli occupati totali in Europa e il 4% in Italia, e la componente femminile raggiunge solo il 20% in Europa e il 17% in Italia.
Percentuale di donne sul totale degli specialisti ICT (2024)

Elaborazioni su dati Eurostat
Sebbene nel programma strategico Decennio Digitale 2030 non sia indicato un livello quantitativo specifico per la presenza femminile nell’ambito della ICT, sono però ribaditi tre obiettivi generali: a) raggiungere l’equilibrio di genere nelle competenze generali della popolazione, b) promuovere l’accesso delle donne al settore ICT, e c) aumentare il numero delle laureate in questo ambito disciplinare.
Attualmente in Italia le neolaureate del gruppo disciplinare ICT sono ancora in stretta minoranza rispetto alla componente maschile: 25% contro 75% (Almalaurea 2024). Questa esigua presenza del genere femminile tra i giovani laureati del gruppo ICT rappresenta comunque un sensibile miglioramento rispetto a quella dell’insieme degli occupati con formazione ICT (senza distinzione di età e titolo di studio) che raggiunge solo il 12%, e anche rispetto a quella degli specialisti ICT (senza distinzione di età e titolo di studio) che è pari al 17%.
Gli specialisti ICT in Italia non sono giovani, e non sono laureati
I problemi del settore digitale in Italia non sono solo quelli della scarsità di occupati con formazione specifica e della esigua presenza femminile: ci mancano i giovani, ci mancano i laureati, e soprattutto ci mancano le imprese che li assumano.
L’Italia è ultima nella graduatoria dei Paesi europei per quota di giovani con meno di 35 anni tra gli specialisti ICT: sono solo 29% nel nostro Paese contro il 37% della media europea.
La disaggregazione dei dati per livello di istruzione (Figura 4) evidenzia un primato dell’Italia anche peggiore: siamo l’unico Paese in cui la maggioranza degli specialisti ICT non è laureata (56%); in media europea, solo uno specialista su tre è senza laurea (32%); in Francia e in Spagna i non laureati sono meno del 20%.
Percentuale di specialisti ICT non laureati sul totale degli specialisti ICT nei Paesi europei al 2024

Elaborazioni su dati Eurostat
Le imprese italiane che assumono specialisti ICT sono la metà di quelle europee
Infine, una non trascurabile difficoltà che può rendere arduo per il nostro Paese recuperare il ritardo strutturale nell’occupazione del settore digitale rispetto alla media europea, quanto meno nel prossimo quinquennio, è data dalla scarsità di imprese che assumono specialisti ICT: anche in questo caso siamo ultimi in Europa (Eurostat 2024).
La percentuale delle imprese con più di 10 addetti che occupano specialisti ICT è infatti solo del 12% in Italia, mentre in media europea sono quasi il doppio (20%), e sono il triplo in Danimarca, Finlandia, Irlanda e Paesi Bassi. E l’aspetto più preoccupante di questa situazione è la dinamica dell’ultimo decennio: la nostra quota di imprese che occupano specialisti ICT non solo non è aumentata come negli altri Paesi, ma è addirittura diminuita, passando dal 15% del 2014 al 12% attuale, a fronte di una media europea che è cresciuta dal 19 al 20% (Eurostat 2024).
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