Cinema Lgbtq+, dall’18 al 21 settembre torna il festival internazionale MiX

«Il nostro cinema non chiede il permesso. Prende posizione». Anche quest’anno, senza chiedere permesso, dall’18 al 21 settembre torna “MiX – Festival internazionale di cinema Lgbtq+ e cultura queer”. L’appuntamento, alla sua 39ª edizione, ravviva gli spazi milanesi del Piccolo Teatro Strehler, della Casa di Quartiere Garibaldi e, per la prima volta, della Cineteca Milano Arlecchino: l’obiettivo è ridefinire, attraverso il cinema, lo spazio della cultura queer nella città. «Come sul set, anche nella realtà è arrivato il momento di iniziare la scena – sottolineano dalla direzione artistica, a cura di Lara Vespari e Federico Manzionna -. Passare dalla visione all’azione, rompere l’immobilità, scegliere di esserci».

“Action!”, ogni film diventa scintilla per il cambiamento

Il festival MiX sceglie di esserci con uno slogan preciso: “Action!”. Questa la parola chiave che, oltre a rappresentare il filo rosso degli eventi – una quattro giorni di grandi pellicole, esclusive anteprime provenienti da tutto il mondo, incontri, workshop e djset – vuole invitare le persone a rivendicare il diritto all’autodeterminazione, «a farsi corpi in movimento». Per questo motivo, conferma la direzione, «MiX39 sarà uno spazio dove ogni film, ogni parola, ogni gesto diventa una scintilla per un cambiamento reale, urgente e condiviso».

Dal 1986 a oggi, pur non perdendo le sue radici originarie di impegno politico e radicamento territoriale, il festival ha continuato a trasformarsi e a proporre un approccio trasversale e multidisciplinare che tocca tutti gli aspetti della cultura queer: dalla danza alla musica, dai libri al teatro. Così, nel tempo, è diventato il festival del cinema di riferimento della comunità gay, lesbica, trans e queer in Italia.

Lo sguardo e le voci Lgbt raccontano temi universali

Tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari: il cuore pulsante del festival quest’anno presenta una trentina di titoli, quasi tutti in anteprima italiana. Pur mettendo al centro lo sguardo e le voci Lgbt, le storie selezionate raccontano questioni universali.

L’anteprima italiana di “A natureza das coisas invisíveis” della brasiliana Rafaela Camelo – film d’apertura della Berlinale Generation Kplus e vincitore del premio per la miglior opera prima al Frameline49 Lgbtq+ Film Festival di San Francisco – porta sul grande schermo la storia dell’amicizia tra Gloria, bambina trapiantata di cuore, e Sofia, bambina transgender, che si incontrano tra le corsie di un ospedale: unite dal desiderio di fuga e dalla capacità di vedere l’invisibile, affrontano insieme morte, identità e famiglia.

L’esordio alla regia di Devin Shears con “Cherub”, invece, pur senza dialoghi, riesce a rappresentare il desiderio di rinascita di un uomo solo e invisibile che, con un corpo grasso, trova una nuova prospettiva di vita quando invia il suo autoritratto a una rivista gay.

L’importanza della comunità, anche rispetto alla propria identità, è un altro filo rosso che attraversa le opere: “3670”, con la regia di Park Joon-ho, è ambientato a Seoul e ha come protagonista un giovane disertore nord-coreano che scopre per la prima volta la libertà di amare e il calore di una comunità che lo accoglie.

Anche tra i documentari, il pluripremiato o tedesco “House With a Voice” firmato da Kristine Nrecaj e Birthe Templin, narra una storia di identità e comunità con il ritratto di sei Burrneshas: donne albanesi che, per motivi diversi, hanno scelto di vivere come gli uomini sfidando gli stereotipi. Gli stessi che, con uno sguardo particolarmente attento e documentato, il regista spagnolo Kani Lapuerta indaga con “Niñxs”: il viaggio, frutto di otto anni di riprese, nella vita della oggi quindicenne protagonista Karla che, insieme al suo percorso di crescita, ha affrontato quello per la sua transizione di genere.

Contraddizioni, riflessioni, nuove modalità relazionali: MiX festival vuole ampliare lo sguardo passando attraverso le rappresentazioni. Ed è quello che fa scegliendo “Fatherhood”, dei registi norvegesi Even G. Benestad e August B. Hanssen, che racconta un’esperienza pionieristica di genitorialità poliamorosa e trans in Norvegia.

Nel corso degli anni, con la sua selezione, il festival ha saputo riconoscere e valorizzare gli sguardi autoriali che avrebbero poi segnato profondamente il cinema queer internazionale. Non a caso quest’anno, direttamente da Venezia, arriva a Milano il fresco vincitore del Premio Miglior Cortometraggio alla SIC@SIC dell’82a Mostra del Cinema di Venezia: “Marina”, di Paoli De Luca, un racconto di formazione che mette al centro temi come l’amicizia, la crescita e la ricerca della propria identità. A dimostrazione che lo sguardo queer non è distinto dalle esperienze universali. Ma ne fa integralmente parte.

Anteprime esclusive aprono e chiudono il festival

Ad aprire ufficialmente il festival, insieme alla cantautrice Paola Iezzi che ha ricevuto il Premio More Love (riconoscimento che il MiX assegna a figure dello spettacolo, della cultura e della società civile distintesi per l’impegno nel dare voce e visibilità alle tematiche Lgbt), una grande anteprima italiana: quella di “Dreams in Nightmares”, rivelazione della Berlinale 2025. Il secondo film di Shatara Michelle Ford, rielaborando il road movie americano in una nuova forma più intima e politica, racconta la precarietà e la forza delle comunità marginalizzate black, trans e queer. Le tre giovani protagoniste, donne nere e queer, sono alla ricerca di un’amica che diventa un simbolo della ricerca del sé. Le prove che Z, Tasha e Lauren affrontano mettono in discussione le loro priorità, incrinando equilibri personali e convinzioni radicate anche in persone estremamente libere: un’ode commovente alla famiglia scelta e all’atto radicale di reclamare lo spazio per sognare.

Come per la sua apertura, MiX sceglie di chiudere con un’altra prestigiosa anteprima: domenica 21 settembre sarà “Une vie rêvée” (Somewhere in Love), fuori concorso, a chiudere il festival. Diretta da Morgan Simon, la commedia “agrodolce” ha come protagonista Valeria Bruni Tedeschi: è lei la 52enne Nicole, indebitata e senza lavoro, che vive col figlio adolescente Serge in un fatiscente appartamento a Parigi. Simon, che dedica il film alla madre, sceglie di raccontare con voce toccante e ironica la vita di una donna che, in tutte le sue difficoltà, indaga il desiderio di reinventarsi: ci riesce attraversando e scoprendo l’amore – che trova in Norah (Lubna Azabal), titolare di un baretto sotto casa – ma soprattutto comprendendo che il riscatto sociale passa anche attraverso la riscoperta del proprio diritto alla felicità, a qualsiasi età. L’amore tra donne e il bisogno di dignità si intrecciano in un percorso di liberazione.

Cinema e attivismo, dai workshop sull’Hiv a quelli sulla genitorialità

All’interno del Festival MiX il cinema si fa azione e, con diversi workshop e panel, trovano spazio temi concreti e troppo spesso oggetto di tabù. Ad esempio, con il workshop “Prevent(ac)tion: Hiv con e senza i confini di un corpo” si parte dall’arte per aprire un discorso più ampio su salute, stigma e nuove prospettive. La proiezione di “Letters to Myself”, cortometraggio della regista Marina Vergueiro, ambientato a Cuba, mette in scena la durezza dell’isolamento e delle discriminazioni che ancora oggi accompagnano chi vive con il virus. Ma il film introduce anche un ribaltamento sorprendente: proprio l’Hiv, da sempre associato alla paura e alla marginalità, diventa occasione di consapevolezza, di riscatto e di desiderio di vita. Un rovesciamento narrativo che costringe a guardare all’Hiv con occhi diversi, non più soltanto come minaccia, ma come parte di una realtà complessa che chiede ascolto e nuove chiavi di lettura.

Il dibattito a seguito della proiezione è pensato come uno spazio di confronto tra attivisti, giornalisti ed esperti della salute per mettere in luce come l’Hiv riguardi oggi tutti i corpi, senza distinzione: l’occasione per discutere delle strategie di prevenzione, della necessità di aggiornare il linguaggio e del ruolo della narrazione nella costruzione o nella decostruzione dello stigma. In questo senso, il festival propone anche un panel specifico, “Hiv, PrEP e nuove frontiere”, dedicato all’evoluzione delle terapie e alla diffusione della profilassi pre-esposizione, strumento che rappresenta una delle più importanti innovazioni nella prevenzione, ma che ancora fatica a essere compreso e accessibile.

Accanto a questi momenti, il festival intreccia riflessioni su temi solo apparentemente lontani: “Genitori oltre gli schemi” racconta esperienze di famiglie nate fuori dai percorsi tradizionali, tra viaggi, scelte consapevoli e battaglie legali per il riconoscimento dei diritti. Un appuntamento che dialoga idealmente con i workshop sull’Hiv e sulla PrEP, perché mette in discussione un altro grande stigma sociale: quello che pesa sulle forme di genitorialità non conformi.

Il filo che unisce questi incontri è la volontà di offrire uno spazio in cui cultura, attivismo e impegno civile possano dialogare senza barriere. Che si tratti di corpi, di salute o di famiglie, il festival MiX continua a mostrarsi come un laboratorio capace di generare nuove narrazioni e di aprire strade per immaginare un futuro più inclusivo, dove le differenze non siano motivo di esclusione ma risorsa per la collettività.

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