E’ passato un anno dalla morte di Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023, a pochi giorni dalla laurea, dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. Quest’ultimo, in aula davanti al giudice, ha dichiarato di averla uccisa «perché non voleva tornare con lui». L’uomo, dunque, che non accetta la fine della relazione ed esercita prevaricazione, controllo, possesso. Accade anche nei confronti di ragazze giovani e giovanissime. Come dimostra la morte di Aurora Tila, 13 anni, uccisa dall’ex ragazzo 15enne. Così le associazioni scendono in piazza.
«Parlare di violenza contro le donne significa riconoscere che ci sono diritti violati, soprusi quotidiani, comportamenti che escludono la donna dalla vita pubblica. Giovanissimi uomini che tolgono la vita a giovanissime donne. E lo stato cosa sta facendo? La punizione non funziona, serve un’attività capillare di prevenzione», sottolinea Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, la rete dei centri anti violenza in Italia.
Prima e dopo Giulia
La morte di Giulia ha creato un prima e dopo nella percezione della violenza contro le donne: la violenza che capita solo agli altri e la violenza che può capitare a chiunque. «Giulia era una persona buona. Anche per questo, probabilmente, quello che le è successo ha avuto una presa così forte sull’opinione pubblica», ci ha raccontato in un’intervista il padre, Gino Cecchettin, che dalla morte della figlia ha incontrato centinaia di studenti. Da un anno riceve lettere, testimonianze, messaggi di donne, che dopo aver vissuto un passato di violenza vogliono dare il proprio contributo. Lunedì 18 novembre verrà presentata a Montecitorio Fondazione Giulia, che, tra gli altri punti, avrà l’obiettivo di fare formazione nelle scuole, sostenere le associazioni, mantenere viva la memoria di Giulia e diffondere il suo messaggio di amore, gioia e speranza.
Le chiamate al 1522
Da novembre 2023 le chiamate valide al numero antiviolenza 1522 sono in continuo aumento. Nel primo trimestre le chiamate valide sono state oltre 17.800, in crescita dell’82,5% rispetto allo stesso periodo del 2023, nel secondo trimestre si sono attestate a circa 15mila (+57%) e nel terzo trimestre i dati sono in linea ai due trimestri precedenti, precisa Differenza Donna. Ma, nonostante la presa di coscienza, i numeri parlano chiaro: le violenze sessuali, anche tra minorenni, sono in aumento e i femminicidi si ripetono, uno ogni tre giorni. Secondo i dati del ministero dell’interno aggiornati al 3 novembre, da inizio anno sono 96 gli omicidi di donne (erano 105 nel periodo gennaio novembre 2023), di cui 82 in ambito familiare e affettivo (87 ), 51 uccise da partner o ex (57).
I reati sul web
Nei nove mesi del 2024 sono in aumento anche i reati sul web contro la persona, come sextortion – l’estorsione sessuale – (circa 1200 casi) e il revenge porn (200), entrambi in crescita del 9% rispetto allo stesso periodo del 2023 e lo stalking (intorno a 140 casi) . Ma ovviamente tante persone non denunciano, il sommerso è molto elevato e le vittime sono prevalentemente donne. «Mai scambiarsi video intimi sul web, mai condividere le password e gli account», avverte la polizia postale. «I giovani devono stare molto attenti al materiale che si scambiano, bisogna ripetere loro di non inviare mai materiale intimo e di essere gelosi delle proprie password e credenziali di accesso, che non devono essere condivise con nessuno. I ragazzi e le ragazze ci raccontano, invece, di usare spesso questa modalità di condivisione. E facciamo passare il messaggio anche ai più giovani: ormai gli smartphone sono diffusi anche tra i bambini di 8 o 9 anni», ci spiega Barbara Strappato, dirigente della polizia postale.
Per scardinare la violenza, per eliminare modelli sessisti e stereotipi, bisogna, infatti, partire dai più giovani, dai bambini, dalla scuola dell’infanzia, dal linguaggio. Perché nel modo di parlare di tutti e tutte c’è un proverbio, un modo di dire, una frase ripetuta che squalifica la donna. E anche da qui nascono la prevaricazione, il controllo, il possesso.
Qui il link per ascoltare il reportage su Radio 24, con l’intervista a Gino Cecchettin.
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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.
Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.
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