L’Italia ha un primato: quello della differenza salariale uomo-donna più ampia tra i laureati. Nel nostro Paese, infatti, le giovani laureate, che lavorano a tempo pieno e per tutto l’anno, guadagnano in media il 58% dello stipendio dei loro colleghi di genere maschile. Si tratta del più grande divario retributivo di genere tra 35 Paesi dell’area Ocse, come si evince dalla figura sottostante.
Le motivazioni di questa enorme differenza vanno ricercate anche nella mancanza di opportunità di carriera per le donne. Il difficile accesso alle posizioni apicali, quindi, contribuisce a spiegare questo risultato. Nel nostro Paese infatti, nonostante la crescita nel numero di donne che hanno accesso all’istruzione universitaria, le neolaureate continuano a essere sottorappresentate nelle occupazioni meglio retribuite, e in particolare nelle posizioni professionali di vertice del nostro sistema economico.
I dati Almalaurea più recenti mostrano che il percorso verso ruoli dirigenziali risulta ancora difficile per le giovani donne, soprattutto nel confronto con il resto d’Europa, dove i progressi sono più incoraggianti. In particolare, le occupate nel nostro Paese sono maggiormente sottorappresentate proprio nel primo livello della classificazione professionale (ISCO-08)[1]: la quota delle dirigenti è del 38% in meno, quella delle professioni intellettuali è del 24% in meno, e quella delle professioni tecniche è del 5% in meno rispetto alla media europea.
E la situazione migliora di poco considerando le sole neolaureate. Infatti, mentre in Europa il titolo di studio fa aumentare notevolmente la quota delle occupate nelle professioni di questo livello, l’incremento osservato nel nostro Paese è davvero esiguo: la loro quota passa solo da 2,4% a 2,7%, contro un incremento da 3,9% a 6,1% nella media europea.
Per valutare più in dettaglio i progressi delle giovani donne nelle posizioni apicali possiamo confrontare i dati Istat sulle occupate di ogni età e titolo di studio (media 2018-2020) con i dati riferiti alle neolaureate per ciascuna delle 32 professioni del primo gruppo ISCO-08, quello dei legislatori, imprenditori e alta dirigenza [2].
Donne sopra la media solo in tre professioni
In Italia la componente femminile rappresenta il 42% dell’occupazione complessiva, ma tra le professioni del primo gruppo la quota di donne è superiore al valore medio solo in tre casi: tra i dirigenti delle amministrazioni dello Stato, enti locali, università e sanità (44%); tra gli imprenditori e responsabili di piccole aziende nei servizi di istruzione, formazione, ricerca, sanità, assistenza sociale e attività artistiche, sportive, di divertimento (45%); e, al primo posto, tra i dirigenti scolastici (67%), secondo i dati Istat.
La quota di donne in queste professioni si alza ancora di più per le neolaureate, raggiungendo rispettivamente il 51%, 72% e 77%. A queste tre professioni in cui la componente femminile è ben rappresentata bisogna aggiungerne una quarta: quella degli imprenditori e responsabili di piccole aziende nei servizi di alloggio e ristorazione; in questa attività infatti le donne complessivamente occupate sono solo il 37%, ma arrivano al 55% tra le neolaureate.
Donne sotto il 10% in quattro professioni
La componente femminile scende invece sotto il 10% dell’occupazione complessiva in quattro professioni: direttori e dirigenti nelle costruzioni (6%); direttori e dirigenti nella ricerca e sviluppo (6%); direttori e dirigenti nell’estrazione dei minerali, manifattura, energia elettrica, gas, acqua e gestione dei rifiuti (9%); imprenditori e amministratori di grandi aziende di costruzioni (10%).
Anche in queste professioni le neolaureate fanno registrare progressi notevoli, pur restando sempre sotto la media; infatti la loro quota tra direttori e dirigenti nelle costruzioni sale al 25%; tra i direttori e dirigenti nell’estrazione dei minerali, manifattura, energia elettrica, gas, acqua e gestione dei rifiuti sale al 32%; raddoppia quasi tra gli imprenditori e amministratori di grandi aziende di costruzioni (18%), ma soprattutto fa ben sperare l’aumento davvero rilevante della componente femminile tra i neoassunti direttori e dirigenti del dipartimento ricerca e sviluppo, dove attualmente supera il 41%[3].
La componente femminile tra i neolaureati scende sotto la quota dell’occupazione complessiva in una soltanto delle 32 professioni: quella degli imprenditori e responsabili di piccole aziende nei trasporti, magazzinaggio, informazione e comunicazione, dove le donne calano dal 22% al 17%; un vero peccato, perché la retribuzione media mensile netta per i neolaureati in questa professione è tra le più elevate: 2.306 euro.
Quanto guadagnano i neolaureati?
Al primo posto nella graduatoria delle retribuzioni dei neolaureati, tra le professioni del primo gruppo, ci sono gli imprenditori e amministratori di grandi aziende di costruzioni: 2.370 euro, ma purtroppo in questa professione la quota di donne raggiunge appena il 18%; all’ultimo posto si trovano invece i dirigenti di partiti e movimenti politici, sindacati delle imprese e dei lavoratori, associazioni per la tutela dell’ambiente e dei consumatori: 1.660 euro, e qui la componente femminile è pari al 50%.
Tra le ultime posizioni in graduatoria c’è anche la professione di dirigente scolastico: 1.890 euro, e questa è proprio l’occupazione in cui la presenza femminile raggiunge il suo livello massimo (77%)[4]. Una buona notizia per le neolaureate arriva dalle professioni nella sanità, perché in questo ambito le retribuzioni sono elevate (2.383 euro) e la componente femminile rappresenta attualmente il 55% del totale.
Pochi progressi nelle professioni finanziarie
I progressi delle giovani donne nelle posizioni apicali delle professioni finanziarie sembrano ancora piuttosto scarsi. Tra i direttori e dirigenti generali di banche, assicurazioni, agenzie immobiliari e di intermediazione finanziaria, infatti, i dati Istat sugli occupati di ogni età e titolo di studio ci dicono che la componente femminile si attesta al 26%, e anche tra i neolaureati in queste professioni la quota di donne si alza di soli quattro punti, attestandosi al 30%[5]; è davvero poco, se si considera che la componente femminile è attualmente pari al 60% di tutti i laureati di secondo livello. Anche per gli imprenditori e responsabili di piccoli istituti di credito e di intermediazione finanziaria, assicurativa e immobiliare la situazione è la stessa: le donne sono il 22% degli occupati e salgono solo al 30% tra i neolaureati nella professione.
Ci sono dunque ampi spazi di miglioramento auspicabili in queste attività per le giovani donne, anche perché le retribuzioni in questi ambiti sono tra le più elevate della graduatoria: rispettivamente 2.227 euro per i direttori e dirigenti generali e 2.138 euro per gli imprenditori e responsabili di piccoli istituti di credito e di intermediazione finanziaria, assicurativa e immobiliare.
In complesso, i dati sulle posizioni apicali mostrano che i progressi delle neolaureate nel settore scolastico, dove la presenza femminile è tradizionale, non rappresentano un segnale forte di cambiamento e non bastano a colmare il divario di genere nei settori più remunerativi come quello finanziario, contribuendo in tal modo alla spiegazione della differenza retributiva evidenziata nel rapporto dell’Ocse.
***
[1] La classificazione internazionale delle professioni ISCO08 è strutturata in nove grandi gruppi (primo digit), ulteriormente suddivisi in aggregati più piccoli (fino a 5 digit), e la banca dati Almalaurea professioni adotta la stessa classificazione per i dati sulle professioni dei neolaureati.
[2] Le informazioni sono relative a tre sottogruppi: 1.1 dirigenti ed equiparati dell’amministrazione pubblica, 1.2 imprenditori, amministratori e direttori di grandi aziende e 1.3 imprenditori e responsabili di piccole aziende; i dati non sono però disponibili per tutte le professioni: ad esempio, mancano i dati sui dirigenti della magistratura, sui membri di organismi di governo, ambasciatori e diplomatici.
[3] Nella banca dati Almalaurea il numero di neolaureati occupati nella posizione di direttori e dirigenti del dipartimento ricerca e sviluppo è di 127 unità; il totale degli occupati Istat nella stessa professione è di 5.000 unità.
[4] Nella banca dati Almalaurea il numero di neolaureati occupati come dirigente scolastico è di 111 unità; il totale degli occupati Istat nella stessa professione è di 12.000 unità.
[5] Nella banca dati Almalaurea il numero di direttori e dirigenti generali di banche, assicurazioni, agenzie immobiliari e di intermediazione finanziaria è di 65 unità; il totale degli occupati Istat nella stessa professione è di 10.000 unità.
***
La newsletter di Alley Oop
Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.
Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com