Lavoro, nuova corsa all’impiego pubblico in Italia. Ecco perchè

Non lavoreremo per sempre. E, certamente, non lo faremo sempre per la stessa azienda. È la regola non scritta del nuovo mondo del lavoro. Siamo diventati dei job hoppers, dei saltatori professionali delle occupazioni. La conferma è nei dati: il 48% dei contratti a tempo indeterminato è destinato a cessare entro tre anni dall’attivazione, percentuale che per gli under 34 sale al 55%, mentre i contratti a tempo determinato si chiudono al 90% entro due anni.

A confermarlo è la ricerca di Randstad Research e Fondazione per la Sussidiarietà (FpS), “Nuovi modelli per il lavoro: cresce la domanda di significato e di sviluppo professionale” che sottolinea come il capitale umano non sia mai stato così desideroso di navigare il mondo del lavoro alla ricerca di condizioni migliori. Del resto: le dimissioni volontarie sono cresciute da 1,074 milioni nel 2021 e 1,184 milioni nel 2022, rispettivamente +14% e +26% rispetto al 2019 (Rapporto Inps 2023). Allo stesso tempo sono aumentate le ricollocazioni, con un tasso annuale passato dal 63,2% nel 2019, al 65,5% nel 2021 e al 66,9% nel 2022.

Cosa cerchiamo nel lavoro?

Ma cosa cercano i lavoratori e le lavoratrici italiane? Secondo l’indagine, i fattori più importanti per scegliere un lavoro sono: equilibrio con la vita privata, atmosfera piacevole, retribuzioni e benefits soddisfacenti. Di conseguenza, molte aziende stanno ridefinendo le loro politiche di employer branding: il 30% degli annunci di lavoro esplicita il percorso di carriera, il 31% descrive le politiche retributive (inclusi welfare aziendale, premio di produzione e assicurazione sanitaria), il 22% spiega quali iniziative vengono adottate per favorire l’equilibrio vita-lavoro (era appena l’11% del 2019).

La propensione a cambiare lavoro riguarda, in particolare, i più giovani, come conferma anche l’ultima indagine di Valore D e IWG, basata su un campione di 1300 intervistati. Secondo lo studio, le nuove generazioni cercano un lavoro che non azzeri il loro tempo libero. Il 28% degli under 35, infatti, non vorrebbe rinunciare ad avere momenti per sé dimostrando come il tempo sia diventato, di fatto, la vera moneta di scambio. Cresce, inoltre, l’importanza attribuita all’inclusività, soprattutto per le donne che sono generalmente più attratte da un’azienda inclusiva.

La fuga dalle professioni e la nuova corsa al pubblico impiego

Oltre ad allontanarsi dal lavoro dipendente ancorato a modelli tradizionali (dunque, privo di orari flessibili e senza smart working), molti giovani stanno fuggendo anche dalle libere professioni. Come conferma Confprofessioni, nonostante in Italia i redditi degli iscritti alle casse private siano cresciuti del 14,2% dal 2020 al 2022, continua a calare il numero di under 30 interessati alla libera professione. Se nel 2014, ad esempio, il 66% di chi si laureava in giurisprudenza intraprendeva una carriera nel settore giuridico, nel 2022 la quota scende al 36,1%. Lo stesso vale per architettura e ingegneria civile, con le iscrizioni alle casse che sono passate dal 61,1% al 38,5%.

Anche il settore pubblico è alla ricerca di nuovo capitale umano, con 170 mila nuova assunzioni previste entro la fine dell’anno: dall’Ispettorato del lavoro (alla ricerca di 750 ispettori) all’Agenzia delle Entrate (che si prepara ad assumere a tempo indeterminato 470 persone), passando per Consob, Banca d’Italia, Inps, Ministero della Giustizia e, ovviamente, la scuola. L’insegnante, in particolare, sarà il lavoro più richiesto nei prossimi anni, subito dopo il manager, come conferma il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale Cedefop, nel report Skills Forecast Italy 2023.

Così il Portale Nazionale del reclutamento, nato con l’obiettivo di accelerare il percorso per i concorsi e il reclutamento del Dipartimento della Funzione Pubblica nella realizzazione del nuovo sistema di reclutamento pubblico, viene consultato sempre più spesso alla ricerca di occasioni non solo a livello nazionale, ma anche locale dal momento che offre lo spaccato provincia per provincia dei bandi in essere.

La scuola poi è diventata la vera musa per chi vuole trovare un’alternativa al proprio lavoro. Si prevedono quasi 140mila assunzioni di insegnanti entro i prossimi 11 anni. Ma il punto è: si tratta di una professione effettivamente attrattiva nel nostro Paese? Secondo il rapporto Education at a Glance 2023, gli stipendi non sono competitivi: un professore delle scuole superiori con 15 anni di esperienza guadagna circa 53mila dollari (la moneta utilizzati per il calcolo nel report Ocse), equivalente a 47mila euro, ma in Italia l’importo cala a 32mila euro. Inoltre, se rapportato ad altri lavori che prevedono la stessa qualificazione, lo stipendio dei docenti è considerato inferiore almeno del 10%.

D’altro canto la professione di insegnante dà una scansione alla vita che è più consona allo sviluppo di spazi e tempi personali, che siano dedicati alla famiglia o a se stessi. Questa caratteristica sta sovrastando tutte le altre e fa passare in secondo piano anche guadagni non all’altezza della professione.

Le competenze che ci rendono umani

Una cosa è certa: a prescindere da quale sia il campo in cui si sceglie di giocare, le competenze ritenute indispensabili sono di tipo relazionale. Non solo hard skills, quindi, legate alla conoscenza specifica di strumenti e processi innovativi, ma anche soft skills. Ovvero: capacità di sviluppare idee creative, di pensare analiticamente e in modo proattivo, di adattarsi ai cambiamenti, di costruire relazioni e lavorare in team.

Queste capacità sono, come indica la ricerca di Randstad, tra il 34 e il 50% delle skill richieste nelle offerte di lavoro per le professioni di alto e medio livello; tra il 24 e il 26% per artigiani e operai specializzati; il 58% per le professioni non qualificate. E non è un caso che questa richiesta di competenze trasversali, estremamente umane, emerga proprio in una fase storica in cui l’avanzamento tecnologico la fa da padrona.

Più l’innovazione si farà strada nel mondo del lavoro, più avremo bisogno di sentirci umani. E la nuova ricerca di senso associata al lavoro dimostra proprio questo: il desiderio delle persone di tornare a essere al centro. Forse, la più grande sfida dei nostri tempi.

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  • gino |

    che tristezza…. lavorare per una società privata con sede a londra e che è tecnicamente fallita

  Post Precedente
Post Successivo