Raccontare l’intera storia del movimento Lgbtq+ di tutto il mondo. Un progetto sicuramente ambizioso, ma che si è concretizzato con l’uscita di PRIDE, il libro edito da Scripta Maneant, in libreria da giugno per celebrare l’orgoglio rainbow. Un racconto fatto di parole (attraverso gli interventi di quattro voci autorevoli del movimento), ma soprattutto di immagini provenienti da ogni angolo del pianeta.
La storia del Pride
La scelta del linguaggio artistico-visivo, oltre ad essere in linea con il catalogo dell’editore, è probabilmente la migliore per documentare più di cinquant’anni di rivendicazione, che dal 1969 ad oggi, sfila ovunque con i colori dell’arcobaleno. L’unica anche in grado di restituire quel senso dell’ironia, dell’allegria e vitalità, ma anche del tragico, del dolore che sfila per essere rispettato e mai compatito, che si respira in ogni Pride. Un’alternanza simbolica ed emotiva, che ha fatto di una lotta sofferta di rivendicazione, anche una festa colorata e identitaria. Proprio come tutto è in effetti cominciato, quel 28 giugno del 1969, durante i moti di Stonewall.
Sfogliando il volume, si ripercorre cronologicamente il percorso del movimento Lgbtq+. La prima parte, più storica, attraverso immagini in bianco e nero racconta come sono nate le prime parate dal ’68 agli anni ’90. Il Word Pride del 2000 a Roma, invece, apre la seconda parte, a colori, dedicata all’onda Pride che partendo dall’Europa, ha continuato a crescere e espandersi ovunque, fino ad oggi. Immagini che divertono, commuovono, e sorprendono anche, mostrando come il concept del Pride, sia stato ogni volta reinterpretato dalle culture che lo hanno ricevuto, senza mai stravolgerlo. Creando così un sovracontinente arcobaleno, interraziale e interculturale, di esseri umani che rivendicano insieme un futuro di integrazione e rispetto delle diversità.
Universalizzare l’autodeterminazione
Questa capacità di universalizzare l’autodeterminazione e la conquista della libertà, personale e collettiva, potrebbe essere una delle ragioni che hanno spinto molti governi nazionalisti, anche in Europa, a varare leggi anti lgbtq+. Norme che, se non sanzionano direttamente l’omosessualità, impediscono concretamente la diffusione di valori inclusivi. Gli unici in grado di mettere in discussione un potere illiberale, che proprio sulla paura e discriminazione machista, ha fondato le proprie radici oppressive.
Tra le immagini contenute nel volume, non può non colpire quella di un ragazzo che sfila al primo Pride in Uganda del 2014. Appena due anni dopo l’approvazione della legge che all’inizio prevedeva addirittura la pena di morte, (e oggi l’ergastolo), per le persone omosessuali di quel Paese. “Some ugandas are gay. Get over it!”, c’è scritto questo sull’adesivo che porta appiccicato alla sua guancia. Un’immagine iconica di coraggio, che ne richiama un’altra, non contenuta nel libro. Quella dello sconosciuto che con due borse della spesa, il 5 giugno 1989, ha fermato da solo la fila di carri armati che avanzavano in Piazza Tiennammen. A testimonianza di come la libertà dei singoli, sia la più potente. E per questo, forse, anche la più repressa e temuta.
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