Bene i 40 milioni anti violenza, ma timori su riparto

Aumentano le risorse per la lotta alla violenza. Aumentano con l’ultimo riparto firmato da 55 milioni per il 2023 (dai 40 milioni del 2022). Aumentano grazie alla votazione dell’emendamento presentato dai partiti di opposizione che, compatti, hanno deciso di dedicare le risorse per le modifiche parlamentari loro destinate alla prevenzione della violenza, alla formazione degli operatori, alla protezione delle donne e all’empowerment. Si tratta di 40 milioni in più, un fatto storico, finora mai successo prima.

Fin qui tutto bene. Il dopo Giulia Cecchettin – non che ci siano femminicidi più gravi di altri, sono tutti egualmente fatti gravissimi, ma dopo quello di Giulia, a cui purtroppo ne sono seguiti già altri, c’è stato un risveglio delle coscienze che prima non si era mai verificato – comincia a dare i suoi frutti anche a livello politico.  “Al di là delle difficoltà e delle tempistiche per poi vedere arrivare effettivamente i soldi, si tratta – afferma Lella Palladino, presidente della cooperativa campana E.v.a. – di una bella presa di responsabilità collettiva, il fatto che venga dal mondo della politica mi sembra significativo, è un gesto che ha una valenza simbolica da non trascurare, è importante che al di là delle chiacchiere ognuno di noi faccia il proprio pezzo“.

Il timore è che, di fronte a un evento innegabilmente positivo, ovvero l’aumento deciso delle risorse, si inceppi, come successo già in passato, il meccanismo di distribuzione dei fondi, anche per il suo diverso funzionamento nelle varie Regioni, più o meno virtuose.  “Ora Il mio appello – dice Elena Bonetti, già ministra per le Pari opportunità e oggi vicecapogruppo di Azione-Per alla Camera– è quello di  velocizzare i processi per il riparto dei fondi”.

Il passaggio dei fondi attraverso le Regioni è criticato anche da Di.re- Donne in rete contro la violenza che raggruppa circa un centinaio di strutture in Italia: “è nota la frammentarietà delle modalità e dei criteri per la distribuzione dei fondi, così come le tempistiche non uniformi”, lamenta una nota.

Bonetti: 40 milioni per le 4P della Convenzione di Istanbul

Si prevede di distribuire i 40 milioni, privilegiando la costruzione di nuove case- rifugio ( 20 milioni); altri 10 milioni sono attesi per il microcredito o reddito di libertà; 5 milioni per i centri antiviolenza; 4 milioni per i centri che si occupano del recupero degli uomini violenti;  3 milioni per le iniziative di formazione degli operatori della giustizia.

La ratio dei 40 milioni, prosegue Bonetti, “è quella di dare piena attuazione al piano anti violenza. Ci sono fondi dedicati al sostegno economico alle donne vittime, con il potenziamento del reddito di libertà e la decontribuzione in caso di assunzione delle stesse, e al rafforzamento  della rete anti violenza con le risorse sia per i centri anti violenza sia per i centri di  recupero dei maltrattanti, come previsto dalla Convenzione di Istanbul.  Il finanziamento è più ingente per le case rifugio rispetto ai centri anti violenza poiché in Italia le prime sono insufficienti. Un capitolo fondamentale è poi quello della formazione degli operatori, punto su cui abbiamo insistito molto con l’obiettivo di evitare che ci siano ancora sentenze scritte male o domande a una presunta vittima di stupro come quelle fatte recentemente da un’avvocata. Si tratta in sostanza del finanziamento delle 4 P previste dalla Convenzione di Istanbul (Prevenzione, protezione delle vittime, punizione dei colpevoli e politiche integrate, ndr).  E quindi i 40 milioni sono una buona notizia sia nel metodo sia nel merito”.

Di.re: bene i 40 milioni ma intervento è una tantun

Pur condividendo la bontà del provvedimento, i  centri anti violenza criticano la mancanza di strutturalità dell’intervento. “Osserviamo –  spiega Antonella Veltri, presidente di Di.re- Donne in rete contro la violenza – che il clima di urgenza che si è creato nel Paese rispetto alla violenza contro le donne ha portato alla votazione di un emendamento che consentirà di distribuire una tantum i fondi destinati alle opposizioni per le modifiche parlamentari. Pur apprezzando l’impegno delle opposizioni non possiamo dirci soddisfatte. Mancano i presupposti per considerare questo emendamento come risolutivo.

  “Lo stanziamento dei 40 milioni – prosegue Mariangela Zanni, consigliera di Di.re – è un segnale positivo, bisogna capire però, prima di esprimere un giudizio definitivo, come verranno erogati i fondi. Se andassero direttamente ai centri sarebbe un segnale ancora più positivo perché se ne potrebbe usufruire in modo diretto”.

Alcuni centri, continua Zanni, rischiano ancora la chiusura. Inoltre,stiamo chiedendo una modifica rispetto alla previsione dell’intesa Stato-Regioni che prevede l’apertura delle strutture h24 che noi, senza fondi adeguati e senza poter garantire l’attività ordinaria in maniera sufficiente, non possiamo sostenere. E’ anche da notare come, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, ci sia stata un’ impennata esponenziale delle richieste d’aiuto. Alcuni centri sono ancora più a rischio di altri, e in generale non c’è un adeguato stanziamento di fondi per l’attività ordinaria dei centri. C’è bisogno di molto di più per far sì che le strutture lavorino in serenità e forniscano alle donne il supporto necessario. E’ positivo che si stanzino più fondi, ma bisogna tener conto di quello di cui hanno davvero bisogno i centri per il loro funzionamento”.

Sono ancora in distribuzione i fondi del 2022

Al momento le Regioni stanno ancora distribuendo ai centri le risorse del 2022. I tempi si dovrebbero ora velocizzare visto che le Regioni hanno ormai 60 giorni al massimo per mandare al Dipartimento per le pari opportunità un programma nel quale descrivono come usare le risorse e quindi poter avere i finanziamenti.

I 40 milioni previsti dall’emendamento delle opposizioni si sommano all’intervento strutturale annuale previsto per la lotta alla violenza che nel 2023 è arrivato a 55 milioni di euro, in aumento di 15 milioni dai 40 milioni del 2022. “Il 16 novembre – ricorda Laura Menicucci, Capo del Dipartimento per le pari opportunità – è stato firmato il riparto, già registrato dalla Corte dei Conti, per il 2023. Abbiamo cercato di massimizzare le risorse cercando di reperirne di nuove nelle pieghe del bilancio. Dei 55 milioni complessivi, 40 milioni sono destinati a centri anti violenza e case rifugio, che nel 2022 hanno avuto 30 milioni, e ora ne avranno 10 in più; 15 milioni alle altre iniziative a titolarità regionale, a cui in precedenza erano dedicati 10 milioni, di cui 9, per la prima volta, specificamente rivolti alle attività di prevenzione”.

Menicucci (Dpo): “Stiamo potenziando il monitoraggio”

Il passo successivo è amalgamare e coordinare gli interventi legati ai 55 milioni strutturali con i 40 milioni che sono una novità e in parte strutturali non sono. “Due i passaggi importanti: le risorse devono essere usate in coerenza con le finalità per cui sono stanziate e da parte nostra stiamo ulteriormente potenziando il monitoraggio”, dice Menicucci.

Intanto volge al termine la strategia anti violenza 2021-2023: “A gennaio – conclude – saranno riavviati i lavori per arrivare presto al nuovo piano”. La strategia per il 2021-23 è rimasta priva di piano operativo, un’altra delle criticità sollevate dai centri anti violenza, poiché, spiega Menicucci, “all’insediamento del nuovo governo, visto che mancava poco alla scadenza del piano si è scelto di andare avanti con un approccio pragmatico che ha portato in pochi mesi a una legge importante e all’avvio di nuove linee di lavoro su alcune priorità ritenute più urgenti, come le linee guida sulla formazione e un sistema integrato di dati su cui si sta lavorando”.

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