Giornata della memoria, come spiegare la Shoah ai bambini

Piccoli testimoni crescono, raccontando la storia dei propri avi. Una staffetta che dal 2012 il Centro ebraico Il Pitigliani di Roma promuove ogni gennaio. Per tendere il filo rosso del ricordo tra le generazioni, dai nonni ai nipoti, dai figli ai pronipoti. E per non dimenticare l’orrore dell’Olocausto, la banalità del male, il peso dei pregiudizi, le pulsioni che alimentano l’odio e possono trasformare in carnefici anche persone apparentemente innocue.

Quest’anno l’iniziativa “Memorie di famiglia”, ideata da Giordana Menasci e Anna Orvieto e promossa con il patrocinio di Ucei, Meis, Cdec e Progetto Memoria e con il contributo della Fondazione Museo della Shoah e l’Associazione Figli della Shoah, è giunta alla dodicesima edizione, si è svolta domenica 22 gennaio (a questo link si può rivedere) ed è stata tutta al femminile: le vicende di diciotto donne ebree tra il 1943 e il 1945 sono state narrate da altrettanti lettori speciali. Un viaggio, con la consulenza storica di Anna Foa, attraverso quattro capitoli: leggi razziali, deportazione, fughe e nascondimenti, resistenza.

Le memorie scritte dalle nonne e dalle zie riecheggiano nelle voci dei nipoti (maschi e femmine) e riprendono vita: si alza una piccola grande marea carica di dolore, consapevolezza, denuncia. La bambina che di colpo a dieci anni viene cacciata da scuola senza alcuna spiegazione, la donna che vede le compagne incinte mandate nella camera a gas, le ragazze che si chiedono se mai rivedranno i morosi. Il gioco di specchi è potente: le giovani parole dicono le vecchie atrocità, e sembra ancora più impossibile che siano accadute, e ancora più importante che vengano ridette, trasformate da vicende familiari a collettive, da realtà del passato a moniti per il futuro. Ma soprattutto il passaggio le preserva dall’oblio, che è lo spettro di chi vede scomparire a poco a poco i protagonisti di quella tragica stagione.

In occasione della costituzione dell’Associazione Figli della Shoah, Elie Wiesel disse: “Ci chiediamo cosa succederà alla memoria della Shoah quando scomparirà anche l’ultimo sopravvissuto: i suoi figli saranno qui per continuare a testimoniare”.

Il progetto del Pitigliani è diventato anche un libro a cura di Foa, “Memorie di famiglia. Piccole storie all’interno della grande Storia” (ed. Giuntina). Va nella stessa direzione il volume “Mi racconti nonno? Mi racconti nonna? – I bambini del Talmud Torà di Venezia chiedono ai nonni come si sono salvati 1938 – 1945″, che racchiude un insieme di testimonianze raccolte nel 1995 da Maria Scarpa Campos, Liana Bastianello e Pietro Tonegato.

Educare alla memoria in classe

La memoria, come non si stanca di ripetere Liliana Segre, è l’unico vaccino contro l’indifferenza. Ecco perché va coltivata sin dalla scuola elementare. Nel suo libro “Tu sei memoria. Didattica della memoria: percorsi su ebraismo e Shoah alla scuola primaria” (Erickson), l’ebraista Matteo Corradini propone venti attività pratiche che possono essere svolte in classe. La prima tappa, indispensabile, per passare alle successive, è avvicinare i bambini e le bambine alla conoscenza degli ebrei, della loro cultura e delle loro tradizioni, perché non siano subito e soltanto descritti e percepiti come vittime. Come si può fare? Ad esempio creando un teatro delle ombre con una favola di Isaac Bashevis Singer oppure facendo realizzare una kippah con pennarelli e feltro colorato.

Il secondo passo è quello di far capire ai più piccoli cosa sono e come si formano  credenze e stereotipi, mezzi fondamentali per la distorsione del reale che ha alimentato l’Olocausto e che possono essere resi comprensibili ricorrendo a uno “zoo dei pregiudizi”. Poi ci sono le deportazioni e l’epoca dei ghetti, lo sterminio (qui nessuna attività è proposta, perché per l’autore sono le scuole medie il momento in cui accostarsi all’orrore dei campi) e il dopo: la fine della Shoah, il modo più giusto per incontrare un testimone, lo strumento più utilizzato nelle scuole, e per preparare la Giornata della memoria.

Le letture: un libro per ogni età

Di libri per l’infanzia che raccontano la Shoah sono ormai pieni gli scaffali. L’importante è prestare attenzione all’età di lettura consigliata. Un sempreverde adatto anche ai più piccoli è “L’amico ritrovato” dello scrittore tedesco Fred Uhlman: una magnifica storia di amicizia tra un ragazzo ebreo, costretto a fuggire dalla Germania negli Stati Uniti dopo l’ascesa di Hitler, e un compagno di scuola tedesco.

Il “Diario di Anna Frank”, la celebre raccolta degli scritti tra il 1929 e il 1945 di una ragazza ebrea nata a Francoforte e rifugiata con la famiglia ad Amsterdam, costretta nel 1942 a entrare nella clandestinità insieme alla famiglia per sfuggire alle persecuzioni e ai campi di sterminio, è diventata anche un graphic novel (edito in Italia da Einaudi), grazie allo sceneggiatore e regista Ari Folman e all’illustratore David Polonsky. Si intitola invece “Il rifugio segreto – Memorie dal nascondiglio di Anne Frank” il libro di Luca Azzolini per De Agostini, consigliato a partire dagli 11 anni, che racconta la vicenda di Anne dalla prospettiva della soffitta dove trovò riparo. Altro graphic novel – di Salva Rubio, con le illustrazioni di Loreto Aroca e la traduzione di Francesco Ferrucci – è “La biblotecaria di Auschwitz” (Il Castoro), basato sul romanzo di Antonio Iturbe e ispirato alla vita di Dita Kraus, deportata nel più crudele dei campi di sterminio, dove continua ad aggrapparsi ai libri come strumento di consolazione e ancora di salvezza.

“Il bambino del tram” di Isabella Labate (Orecchio Acerbo), che sarà presentato a Roma il 30 gennaio alle ore 10.30 alla Casa della Memoria e della Storia, narra la vicenda di Emanuele di Porto, che il 16 dicembre del 1943 a Roma (quando vennero deportati 1.023 ebrei, di cui 275 uomini, 458 donne e 290 bimbi sotto i 15 anni) venne buttato giù dal camion con un calcio salvifico della madre, che non rivide mai più. Per giorni il piccolo vagò in tram senza sosta per paura di tornare a casa e trovarvi ancora i nazifascisti. Su quel mezzo il bimbo incontrerà il calore umano di chi lo copre di notte con una coperta, di chi gli fa comparire del cibo del giorno: l’altruismo sotto la coltre di silenzio e indifferenza che sembra inghiottire la città.

Per i più piccini, dai 6 anni, “Il bambino stella” (Pisani), di Rachel Hausfater-Douïeb e Olivier Latyk, è una lettura molto delicata: mostra un bimbo inizialmente affascinato da quell’astro all’improvviso comparso sul suo petto, che a poco a poco ne scopre le insidie, per colpa dei cacciatori di stelle che di notte setacciano la città indossando grandi stivali neri. Lui sarà fortunato: riuscirà a nascondersi e non dovrà salire su uno di quei treni che vanno lontano lontano.

Dagli 8 anni, l’albo “Sassolino” (Caissa Italia), scritto dal medico scrittore Marius Marcinkevičius, illustrato da Inga Dagilé e tradotto in italiano da Elena Montemaggi, segue un bambino e una bambina nel 1943 a Vilnius, la capitale della Lituania, una città diventata improvvisamente ostile, piena di divieti, di uomini in divisa, di cancelli che non possono essere oltrepassati, di corvi aggressivi e persone con gli occhi spenti. La Shoah spegne ogni luce, compresa quella dell’amicizia tra Rivka ed Eitan. Sarà un sassolino, simbolo di memoria e conoscenza, a riportare speranza e a far riavvicinare i due bimbi, in maniera del tutto inattesa.

Coltivare la memoria a teatro

La storia del “Sassolino”, che restituisce l’eco della tragedia del bosco di Paneriai, vicino a Vilnius, dove furono sterminati migliaia di ebrei, insieme a lituani, polacchi e russi, è stata portata anche sul palcoscenico: l’omonimo spettacolo teatrale è in programma a Bologna al Teatro del Baraccano fino al 29 gennaio.

A Milano va invece in scena il 26 gennaio al Teatro “Bruno Munari” – Teatro del Buratto di via Bovio “Disegnami il tuo albero”, un concerto per ensemble da camera e disegni di fantasia promosso nell’anno in cui ricorre il ventennale del Giardino dei Giusti di tutto il mondo, lo spazio creato nel 2003 nell’area verde del Monte Stella. I bambini sono stati invitati a disegnare il loro Albero dei Giusti immaginario – allegro o dispettoso, avventuroso o timido – e a portarlo in sala. Dieci disegni saranno selezionati e i loro autori saranno presentati e intervistati sul palco. Obiettivo: far comprendere ai bambini della scuola primaria e della secondaria di primo grado il valore del bene compiuto da singoli individui nella tragedia della Shoah. 

Ancora diversa la via scelta dallo Stabile di Torino per dialogare con i giovani. Alle ore 10 del 27 gennaio al Teatro Carignano gli allievi della Scuola per Attori del teatro, diretta da Valerio Binasco, presenteranno a più di 500 studenti di scuole superiori di secondo grado un lavoro a partire da “L’istruttoria”, il testo che Peter Weiss scrisse dopo aver assistito allo storico processo contro un gruppo di SS e di funzionari del lager di Auschwitz, che si svolse a Francoforte dal 1963 al 1965 e che vide sfilare più di 400 testimoni, 248 dei quali scelti tra i 1.500 sopravvissuti. Gli allievi della Scuola, con il coordinamento del vicedirettore Leonardo Lidi e di Francesca Bracchino, attrice e insegnante di dizione, hanno estrapolato testimonianze dei prigionieri e degli accusati.

Film e documentari tengono vivo il ricordo

Speranza e giustizia sono messaggi essenziali da trasmettere a bambini e giovani nella Giornata della memoria, perché non si conservi soltanto il ricordo del male, ma si rintraccino i valori non negoziabili necessari a far fiorire il bene. Su Sky Documentaries il 27 gennaio alle ore 21.15 sarà trasmesso il documentario “Eredi della Shoah” (qui il trailer), il viaggio da Tel Aviv all’Italia con sei protagonisti che mettono in luce aspetti diversi dell’eredità della Shoah. Presente anche la storia della famiglia di Simone Santoro, Chief Policy Officer dell’Ugei (Unione Giovani Ebrei d’Italia). “Mi sento diverso dai miei coetanei perché io mi sento dentro questo fardello qui, l’ho vissuto in casa”, dice in un passaggio.

La memoria è un fardello, sempre. Ma è anche un antidoto al ripetersi della storia peggiore, come ci ha insegnato Primo Levi: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo”. Ed è fonte di scoperte sorprendenti: nel film “La signora dello zoo di Varsavia” di Niki Caro, con Jessica Chastain, è descritta la vicenda del parco zoologico della capitale polacca che nel 1939 venne chiuso dopo la conquista della città da parte dei nazisti. Gli animali furono deportati a Berlino, ma il direttore e sua moglie restarono e nel 1944 decisero di trasformare le gabbie in rifugi nei quali nascondere e salvare donne, uomini e bambini destinati alla deportazione nei campi e allo sterminio.

Accanto ai grandi capolavori come “Schindler’s List”, “La vita è bella” e “Train de vie”, altri lungometraggi affrontano l’Olocausto con la delicatezza indispensabile per parlare a un pubblico non adulto. Come “Il viaggio di Fanny”, diretto da Lola Doillon e basato sul libro autobiografico di Fanny Ben-Ami “Le journal de Fanny”. La protagonista è una tredicenne ebrea che per scappare dalla Francia nazista viene spedita con le sorelline in una colonia in montagna, finché la situazione non diventa talmente seria da dover fuggire per provare a mettersi in salvo. Il lieto fine aiuta. Come avviene in “Un sacchetto di biglie”, diretto da Christian Duguay, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Joseph Joffo: è la storia di due fratelli francesi la cui vita viene stravolta quando sono costretti a partire per scappare dalle persecuzioni naziste.  

La Shoah in cartoni animati

Anche l’animazione arriva in soccorso. “La stella di Andra e Tati”, di Rosalba Vitellaro e Alessandro Belli con i disegni di Annalisa Corsi, disponibile su Rai Play, è il primo cartone animato europeo sulla Shoah. Frutto della collaborazione tra Rai e Larcadarte, è stato ideato con il sostegno del ministero dell’Istruzione e racconta le vite delle gemelle Andra e Tatiana Bucci, deportate ad Auschwitz nel 1944, che riuscirono a salvarsi dagli esperimenti di Joseph Mengele, meglio noto come Dottor Morte.

Su Rai Play Learning fino al 29 gennaio è disponibile anche un’ampia selezione di film per tutte le età. Segnaliamo per i teen “Come foglie al vento”, le persecuzioni degli ebrei veneziani raccontate da un anziano signore a due adolescenti. Ispirato all’omonimo romanzo di Riccardo Calimani, il cartone è stato prodotto da Rai Ragazzi con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Anche “Anna Frank e il diario segreto” è un film d’animazione, per la regia di Ari Folman: la protagonista è Kitty, l’amica immaginaria cui Anna si rivolge. Sarà disponibile su Sky Cinema Collection il 27 gennaio alle ore 21.15 e il 28 gennaio alle ore 13.15.

La Rai – che venerdì sera trasmetterà sul primo canale alle ore 20.35 “Binario 21”, con Liliana Segre intervistata da Fabio Fazio – manda infine in onda (alle 16.05 su Rai 3 e alle 16.50 su Rai Gulp) lo speciale di produzione Rai Kids “L’ultima cartolina di Elena Colombo”, un corto diretto da Raffaele Androsiglio, scritto e prodotto da Simona Ercolani, che racconta la vera storia di Elena Colombo, una bambina ebrea torinese di dieci anni separata dai genitori e deportata da sola ad Auschwitz, nel 1944, dove morirà: l’unico drammatico caso documentato in tutta la Shoah italiana. È stato ricostruito soltanto negli anni più recenti, grazie all’aiuto di numerosi testimoni che hanno fornito notizie, ricordi e descrizioni. Questo è il potere della memoria: una miniera di lezioni da cui non si finisce mai di imparare.

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