Storia di un no: uno spettacolo per far capire agli adolescenti “l’amore tossico”

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A volte le emozioni arrivano prima delle parole per spiegarle”.  Con questa frase parte lo spettacolo “Storia di un no” della Compagnia Arione De Falco. Insignito nel 2022 con l’ Eolo  Award, il premio d’eccellenza dedicato al teatro ragazzi italiano, dopo due anni di assenza dal vivo a causa della pandemia. Questa frase rappresenta il fil rouge di ‘Storia di un no’.

Annalisa Arione e Dario de Falco costruiscono una storia stando sul palco da soli, senza scenografia e senza cambi di abito. Tutto nasce dall’esigenza in pandemia di non potersi toccare e di non poter usare oggetti. La semplicità ed essenzialità dello spettacolo non sono percepite  negativamente dallo spettatore, che grazie alla recitazione degli attori riesce a immaginare i personaggi con vestiti, accessori e oggetti pur non vedendo nulla. Gli attori rappresentano infatti ogni cosa  con gesti e parole, anche le emozioni: “Alessandro tira un calcio al cassone della spazzatura, perché è pieno di rabbia”!

Alle emozioni va sempre dato un nome
Le emozioni vanno spiegate sempre, tanto più in adolescenza dove la confusione tocca il suo massimo. Senza spiegazioni si riducono a sensazioni piacevoli o spiacevoli ma non sempre chiare. La parola è quell’ingrediente che manca perché abbiano un nome e perché possano essere classificate come buone o cattive.

L’incertezza è tanta, Martina  è un’adolescente quattordicenne con una vita normale, un pò femminista e un pò ecologista e una pianta  di nome Yvonne con cui parla. Senza mamma ma con un padre che la riempie di affetto e attenzione e che cucina le lasagne ogni volta che c’è da festeggiare qualcosa insieme. Boomer quanto basta per  mandarle messaggi di WhatsApp con la punteggiatura.

In classe è circondata da  tante amiche e tanti anonimi adolescenti con cui ha poco da spartire. Poi c’è il più bello della scuola, bellissimo e irraggiungibile. Lei vuole provare il suo primo bacio e finalmente casualmente incontra Alessandro. All’inizio della relazione è tutto bello, ma, incontro dopo incontro, Martina si rende conto che dice e fa cose che non vorrebbe dire o fare e nella sua pancia cresce un no, che diventa sempre più grande.

Quando quel no sale ed esce dalla bocca è la fine di quel suo primo amore. La fine di una relazione fatta di possesso. Alessandro, che vive un contesto di disagio e violenza domestica, pensa infatti di amarla  ma di fatto vuole possederla come un oggetto, così come il padre fa con la madre.

Quando l’amore sembra normale ma è non è amore
L’amore tossico anche tra adolescenti è soffocante. In questo spettacolo dal ritmo serrato ed effervescente lo spettatore è trascinato in un amore che sembra normale, forse un po’ troppo geloso. Tanti possono identificarsi nella gelosia di Alessandro ma non possono nel suo controllo ossessivo, nella soffocante pretesa che lei sia sempre disponibile e  nella sfinente accusa che lei sia il motivo del suo malessere. Perché anche lui prova delle emozioni che non hanno nome ma che piano piano si chiamano rabbia, ira e vendetta. Chi subisce violenza che sia verbale o fisica non è mai sbagliato. Il circolo della violenza lo rompe prima Martina che vomita quel no grande come una casa e la mamma di Alessandro che denuncia il marito violento.

La voce degli adolescenti
Lo spettacolo è pensato per gli adolescenti ed è con loro che lo abbiamo visto, ascoltando le loro reazioni. Sharon frequenta la terza linguistico del liceo linguistico Orsoline di San Carlo di Saronno, guarda attentamente il palco con i suoi compagni. “Storia di un no è uno spettacolo che affronta il tema della violenza sulle donne – racconta alla fine dello spettacolo – collegato al tema delle emozioni, che arrivano sempre prima delle parole con cui esprimerle. Gli attori sono riusciti a parlare di tutto questo in un modo  semplice ma concreto che mantiene viva l’attenzione degli spettatori. sono riusciti ad esprimere quanto spesso sia difficile dire “no’.

Federico invece frequenta la terza liceo scientifico, è entusiasta: ‘Storia di un no” è stato un po’ il suo battesimo. È stato un viaggio emozionante – spiega dopo i dibattito – gli attori sono stati capaci di catturarmi dall’inizio alla fine, in un giro vorticoso che trascina e diventa sempre più avvolgente’. 

La compagnia Arione ha messo in scena il migliore dei mondi della violenza anche se non sempre nella realtà finisce così, come si può evincere dai dati pubblicati dall’’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e OneDay Group in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: numeri  inequivocabili; nel 2021, i reati a danno dei minori in Italia sono cresciuti dell’8%, per un totale di 6.248 casi, il più alto mai registrato. Di questi, il 64% ha avuto per vittima una bambina o una ragazza. Le violenze a sfondo sessuale sono state 1.332, con l’88% delle vittime di sesso femminile. Infine, sono aumentati anche i reati familiari, +5% (dopo un 2020 che già si era classificato come anno da record negativo), con il 54% di prevalenza di casi a danno delle più giovani. E questi, sono solo i casi noti. I non denunciati sono molti, molti, di più.

La catena reattiva dei no
Martina ha una storia di amore possessivo con Alessandro, Alessandro vive una storia di amore violento tra i genitori che finisce quando la madre lo denuncia e il padre decide di farsi aiutare. Come intuisce perfettamente Federico: ‘Il “no” di Martina all’amore sbagliato di Alessandro porta quest’ultimo a un “no” all’amore possessivo verso Martina e soprattutto a un “no” alla violenza del padre verso la madre. Un padre che a sua volta dice “no” a quel suo amore distruttivo verso la moglie, accettando così di essere aiutato’Perché la violenza è così: si nutre di silenzi assordanti e di omertà e come nel domino con i ‘NO’ comincia a sgretolarsi pezzo per pezzo.

Questo spettacolo aiuta a riflettere, gli adolescenti sono invitati a mettersi nei panni di Martina e di Alessandro per capire quanto l’amore possa essere bello ma anche complesso e come alle emozioni sia sempre necessario attribuire dei significati  perché non prendano il sopravvento. Nell’adolescente  Federico si intravvede  già un grande uomo: esce da teatro dicendo queste parole: “Al termine dello spettacolo ognuno di noi è diventato sicuramente maggiormente consapevole e lucido su quanto l’amore sbagliato e violento sia distruttivo e di quanto un semplice “no” possa portare alla propria salvezza e dignità, quanto a quella di altre persone. Un gesto di forza e coraggio’!”. 

 
Informazioni:
di e con Annalisa Arione e Dario de Falco
musiche di Enrico Messina
in collaborazione con: Annalisa Cima – movimento scenico
con la consulenza di:
Dott.ssa Savina Dipasquale – psichiatra
Dott.ssa Luisa Ortuso – psicologa e psicoterapeuta
una produzione ARIONE DE FALCO

Età consigliata: dai 12 anni

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  • Lorena Telesca |

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