Per la prima volta negli Stati Uniti, viene raccomandato lo screening di ansia e stress per tutti i pazienti sotto i 65 anni. A richiederlo è stata la US Preventive Services Task Force, sottolineando la necessità di intervenire per evitare che queste sintomatologie diano luogo a veri e propri disturbi mentali. Il gruppo di medici ha infatti reso noto che i sintomi di ansia e depressione sono passati dal 36% nel 2020 al 41% nel 2021. Ciononostante, spesso non vengono rilevati, a volte addirittura per anni.
Sebbene le raccomandazioni della Task Force non siano obbligatorie, tracciano una direzione chiara, che andrà a influenzare direttamente la pratica medica. È facile infatti immaginare che l’attenzione alla salute mentale delle persone entri finalmente a pieno titolo nelle consultazioni periodiche e nelle visite ambulatoriali.
Come sottolineato dal New York Times, l’aumento dei problemi di salute mentale non riguarda però solo gli Stati Uniti. Secondo le stime dell’OMS, l’ansia e la depressione sono infatti aumentate complessivamente del 25%. Mentre in Italia sono addirittura triplicate rispetto alle stime pre pandemia.
Se poi si considera la fascia adolescenziale della popolazione, il quadro si aggrava: l’ultimo rapporto Istat del 2021 mette in luce scarse condizioni di benessere psicologico nella fascia di età tra i 14 e 19 anni. Sono 220mila i ragazzi e le ragazze che hanno dichiarato insoddisfazione nei confronti della loro vita e della loro salute. Numero raddoppiato rispetto alle ultime rilevazioni nel 2019.
Eppure, cosa si sta facendo nel nostro Paese per l’emergenza salute mentale?
Il bonus psicologo è stato senz’altro un primo passo essenziale, ma non è sufficiente.
La legge per introdurre lo psicologo di base è passata più volte sotto i riflettori e potrebbe essere uno strumento adeguato, introdurrebbe infatti una figura più che qualificata per portare avanti uno screening periodico dei sintomi di ansia e depressione. Le sperimentazioni stanno interessando regioni come la Lombardia e il Lazio, ma ancora manca una direttiva nazionale.
In questo scenario, un ruolo chiave lo l’ha senz’altro la politica. Le elezioni si sono appena concluse e nei programmi dei partiti il tema della salute mentale è stato assente o residuale. Viene allora naturale chiedersi quali altri soggetti possano farsi carico del benessere psicologico della popolazione. Ecco allora che tutte quelle aziende che stanno promuovendo iniziative rivolte alla salute mentale delle loro persone, finiscono per essere i pochi baluardi presenti. Dimostrando un’attenzione che spesso manca a livello sociale.
Il futuro dei singoli Paesi è necessariamente intrecciato alle condizioni di benessere della propria popolazione. In un periodo storico come questo, dettato da incertezza, pandemie, guerre, inflazione, prendersi cura della dimensione mentale dei cittadini e delle cittadine dovrebbe essere la priorità.
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