Occasioni di crescita nell’ingegneria robotica fra estero e Italia

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Quando si raccontano storie di donne con una carriera nelle Stem, c’è sempre un momento in cui si parla delle criticità dovute al genere. Ambienti sia di studio che di lavoro prevalentemente maschili, impermeabilità dei ruoli direttivi alle donne, impedimenti vari dovuti alla conciliazione e alla credibilità che si riscontrano invero anche in altri campi. Fortunatamente, ci sono storie però che sembrano essere rimaste immuni agli stereotipi. Storie che ci fanno immaginare come potrebbe essere un mondo in cui la scelta dell’ingegneria per una ragazza avviene in modo spontaneo e genuino, come un semplice punto nello spettro delle possibilità. “In casa avevo due ingegneri, mio padre e poi mia sorella, quindi per me è stata anche una scelta naturale” racconta Gloria Farinella, ingegnera 27enne che lavora come progettista nella divisione Robotics di ABB Italia.

Quando da piccola mi svegliavo la notte, da bebè, mio padre mi faceva vedere dei documentari sulla fisica. Non so se questo in qualche modo abbia influito, probabilmente avevo delle attitudini che dal contesto non sono state ostacolate, anzi, sono state incoraggiate. Sono sempre stata curiosa e attratta dal capire come funzionano le cose, da piccola mi piaceva montare e smontare, facevo domande su come funzionavano gli elettrodomestici. Ho scelto Ingegneria meccanica e con un esame in particolare ho avuto chiaro cosa volevo fare, indirizzandomi verso la specialistica in Meccatronica e Robotica. Grazie a una collaborazione tra il Politecnico di Milano e ABB ho conosciuto poi dall’interno l’azienda in cui ho capito di voler lavorare” racconta ad Alley Oop.

Gloria Farinella è laureata al Politecnico di Milano con una specializzazione in robotica collaborativa e ha iniziato la carriera in ABB due anni fa circa, dopo avere completato la laurea magistrale presso la divisione Robotics. La sua tesi è stata una delle sette premiate nel 2021 da Fondazione UCIMU nell’ambito della 45esima edizione dei Premi UCIMU per l’impatto che il suo lavoro ha avuto in azienda. Ha inoltre seguito un Master in ingegneria meccanica presso la LUT University in Finlandia e un corso di meccatronica e robotica presso la ITMO University di S. Pietroburgo.

Da subito inserita in un contesto di collaborazione internazionale, Gloria ha fatto parte del team Cobot Incubator in Germania, collaborando con colleghe e colleghi allo sviluppo di applicazioni di robotica. “All’interno del progetto Global Trainee Program, abbiamo la possibilità di trascorrere dei periodi di lavoro nel nostro Paese e dei periodi all’estero. Questo amplia tantissimo la visione sul mondo della robotica, è una ricchezza, sia professionale che personale. Più ambienti diversi conosci ed esplori, più capisci te stesso e cosa vuoi e puoi diventare”.

_dsc6344Oltre al lavoro di progettista che svolge in ABB Robotics, Gloria è attiva nel sostenere e promuovere le attività di diversità e inclusione dell’azienda, con l’obiettivo di incoraggiare le ragazze e le giovani donne che si affacciano al mondo accademico e del lavoro, ad abbracciare percorsi STEM. In questo, la sua esperienza personale ha un suono decisamente incoraggiante: “All’università eravamo pochissime ragazze, soprattutto alla magistrale. Ma non ci facevo molto caso, come neanche dopo sul lavoro. Non ho percepito discriminazioni, né per quanto riguarda l’età né per il genere. La domanda che mi fanno più spesso è se mi sono sentita mai a disagio o fuoriluogo, perché numericamente noi ragazze siamo una minoranza. Ma questo è un preconcetto, il mondo Stem è prevalentemente maschile, ma non è detto sia maschilista. Anzi, devo dire che mi sono sentita sempre incoraggiata ad andare a imparare. Per questo è importante che nelle scuole si cominci subito a spronare le ragazze a pensare che l’ingegneria è un mondo per tutti, non è un contesto inadatto a qualcuno. Credo che adesso in Italia le cose si stiano davvero muovendo, ma anche se le aziende stanno lavorando per includere di più le ragazze, il viaggio deve partire prima, le scuole devono lavorare davvero sull’inclusione. Io posso mostrare la mia esperienza alle ragazze, posso offrire un’idea di cosa possono diventare, ma la scuola e le famiglie, devono aiutare, guidare, spronare le ragazze alle materie Stem”.

Uno dei modi in cui questo incoraggiamento può avvenire, sta anche nel mostrare che lavorare nelle Stem non vuol dire necessariamente avere un profilo tecnico specialistico. Viviamo in un mondo permeato dalla tecnologia, dove per conquistarsi una piena cittadinanza occorre disporre dei mezzi, anche culturali, per muoversi con cognizione tra gli strumenti e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Spiega Farinella: “Quello della robotica è un mondo vasto, non è necessario essere tecnici. Ci sono figure importanti che si occupano di comunicazione, vendite, risorse umane. Qualunque sia il tuo percorso, la robotica può accoglierti, e la scuola deve aiutare a mostrare che tipi di ruoli si possono avere nelle professioni Stem”.

Recentemente Gloria è stata tra le protagoniste dell’incontro Women@ABB organizzato dal team Diversity&Inclusion della divisione Robotics Italia con la collaborazione di Assolombarda nell’ambito del progetto Steamiamoci e del progetto RoboLab. L’importanza di un team variegato e inclusivo nella programmazione robotica, è facilmente intuibile: i linguaggi e gli algoritmi sono programmati da esseri umani, e pertanto subiscono l’impatto delle strutture culturali che ciascuno mette in campo. Per questo Farinella afferma: “La diversità nel complesso, non solo quella di genere, arricchisce la visione, e nella robotica ancora di più. Scrivere codici è una questione molto personale, avere dunque un team ricco di diversità può aiutare a raggiungere il prima possibile una soluzione ottimale”.

Ma non è solo una questione di programmazione: c’è una ricchezza umana e personale che tocca ciascun membro del team, a patto che ognuno sia libero di esprimere e condividere le proprie peculiarità.  “È fondamentale una comunicazione aperta, e in questo il manager è fondamentale. Tutti devono essere messi nella condizione di esprimere se stessi, di condividere idee, offrire e ricevere supporto. Anche l’ultimo arrivato”.

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