Digital divide e transizione digitale: la lotta di Borgo Pace (PU) allo spopolamento

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L’Italia è il Paese dei borghi. Lo sentiamo ripetere ovunque e da chiunque, specie negli ultimi anni. Ma non è un’affermazione con cui riempirsi la bocca. Parlano i dati. Numeri Istat alla mano (aggiornamento 1 gennaio 2021), sono 5532 i comuni al di sotto dei 5000 abitanti. Tradotto su scala nazionale, parliamo del 70% del numero totale dei comuni italiani. La stessa percentuale occupata dall’acqua nel corpo umano. Volendo fare una similitudine, se l’acqua è vita possiamo certamente affermare – senza timore di essere smentiti – che i borghi rappresentano l’essenza vitale del nostro Paese.

Per costruire un futuro degno di tale nome, considerando anche l’attuale e delicata fase storica, preservare il territorio con azioni mirate e politiche di sostegno diventa ancora più importante. Forse la missione principale del mandato di ogni primo cittadino. A Borgo Pace – piccolo paesino di impronta rurale nell’entroterra di Pesaro-Urbino – c’è una sindaca e consigliera di Parità (persona a supporto della pari opportunità nei luoghi di lavoro), Romina Pierantoni, che da 12 anni lotta contro lo spopolamento del suo territorio. Una vasta area geografica che si estende per circa 56 kmq, totalmente montana e immersa nella natura, incastonata tra Marche, Umbria e Toscana. Ai primi posti, nella provincia, per consistenza di movimento turistico.

borgo_pace_2Ci troviamo nella porzione di Appennino dove nasce il fiume Metauro, descritto da Torquato Tasso nella sua Canzone al Metauro come fiume “ricco di storia più di acque”. Perché lungo il corso di quello che è il principale corso d’acqua delle Marche (110 km fino all’Adriatico) è davvero passata la Storia: dalla famosa battaglia del Metauro in cui perse la vita Asdrubale, fino alle tristi vicende dell’ultima guerra mondiale, passando per il glorioso periodo del Ducato di Urbino.

Transizione digitale e divario digitale: due fenomeni diversi con un obiettivo inclusivo comune

L’evento pandemico che viviamo da due anni ha rivoluzionato tutto: certezze, abitudini, modi di fare e di pensare. L’Italia, poi, si è resa ancora più conto di essere un Paese attualmente diviso anche sul piano digitale. Basterebbe pensare alla scuola in modalità DAD, solo per fare un esempio, che ha fatto emergere “a cascata” criticità importanti ma che al tempo stesso ha evidenziato – da parte del 79% dei docenti delle scuole di primo e secondo grado – come il digitale è diventato uno strumento indispensabile per la didattica.

In questi mesi, poi, abbiamo sentito parlare nei telegiornali, talk show, dibattiti politici, di transizione digitale e divario digitale. Ma cosa sono in realtà? La transizione digitale è l’insieme di abitudini e cambiamenti associato alle applicazioni di tecnologia digitale in tutti gli aspetti della società umana. Il divario digitale o digital divide, è un’espressione nata durante l’amministrazione statunitense della presidenza Clinton per indicare la disparità nelle possibilità di accesso ai servizi telematici tra la popolazione americana. Oggi è un termine utilizzato a livello mondiale per indicare il divario tra chi ha un accesso adeguato alla rete e chi non ce l’ha, per scelta o no. Con tutti gli svantaggi sociali, economici e culturali che ne derivano. Capiamo bene, dunque, come transizione digitale e divario digitale siano due fenomeni diversi ma interconnessi tra loro, che condividono un obiettivo comune: portare tutti sullo stesso livello di inclusione.

borgo_pace_6Qual è la situazione attuale? A soffrire di più del divario digitale sono proprio i piccoli comuni italiani con meno di 5000 abitanti come. Privi di un accesso alla rete a banda larga e a rischio reale di scomparsa causa spopolamento: “I servizi e in particolare la scuolaracconta la Sindaca di Borgo Pace Romina Pierantoni – rappresentano il lume che tiene accesa la vita nei piccoli comuni. E non mi riferisco solo al mio ma anche a tutti gli altri. Come primo cittadino, la mia non è una semplice un’esperienza amministrativa ma una missione: riportare la gente al centro della vita politica e attuare politiche a sostegno della comunità.”.

Romina Pierantoni è tenace, preparata e piena di entusiasmo. Anche se consapevole di appartenere a quel “quasi” 15% di donne che ricopre, ad oggi, la carica di sindaca (fonte openpolis, settembre 2021). Un dato che evidenzia come, nonostante il leggero trend positivo negli ultimi 10 anni, il ruolo delle donne in politica sia ancora lontano dall’essere paritario: “Ci si sforza di voler apparire evoluti – dice la Sindaca di Borgo Pace – ma la presenza femminile nelle amministrazioni è bassissima. I dati ci fanno capire che essere donna o essere uomo è ancora un differenziale”.

Una politica al servizio del territorio e del bene comune

A Borgo Pace, come in tutti i piccoli comuni italiani, si respira un senso di appartenenza pieno verso il proprio territorio. Con una visione culturale di vivere le proprie radici che viene tramandata di generazione in generazione. Il percorso umano e professionale della sindaca Pierantoni ha il suo centro vitale proprio in quel senso di appartenenza; ai luoghi, alle tradizioni e alla comunità: “In questi anni di mandato mi sono sentita spesso attribuire, da diversi colleghi uomini, l’appellativo di pasionaria. Con un’accezione negativa. Come se avere a cuore i problemi della propria gente, e impegnarsi per risolverli, fosse pura utopia. Per me – continua la sindaca – è invece motivo di orgoglio, perché ne ho fatto il fulcro del mio servizio fin dal primo giorno di insediamento. Scegliendo volontariamente di non far parte di partiti politici”.

borgo_pace_5Quali sono stati i risultati raggiunti fino ad ora dalla sua amministrazione? E come ha inciso la sua gente nel diventare ancora più comunità?

Le persone sono sempre determinanti nel raggiungimento degli obiettivi di una amministrazione. Il primo risultato che abbiamo raggiunto è stato quello di resistere e far crescere la nostra comunità. Abbiamo evitato la chiusura della scuola dell’infanzia e quella primaria. Abbiamo reso ancora più accoglienti i nostri luoghi con delle strutture che aumentassero il senso di comunità. Ne è un esempio lo Spazio Metauro, una sala polifunzionale che ospita diverse attività, da corsi per gli anziani al cinema per ragazzi, da convegni e seminari alle mostre. Inoltre, abbiamo realizzato la prima biblioteca e la “casa della scrittura’, ma tanti sono i progetti in cantiere che stanno ripartendo dopo l’arresto dovuto alla pandemia.

Come si viene confermati per tre mandati consecutivi?

Non c’è una ricetta, bisogna lavorare per la comunità. La mia, poi, è una storia un po’ particolare. E come tutte le cose non programmate nella vita, diventare Sindaca è sicuramente tra quelle che è arrivata per caso. Mi sono laureata in Scienze Politiche con una tesi sui processi di democratizzazione dell’Africa Francese, e nello stesso periodo ho approfondito gli studi universitari presso il Science Po di Bordeaux, uno dei più prestigiosi Istituti di Studi Politici della Francia. Poi ho proseguito la mia formazione, prima come progettista e coordinatrice nel campo dei finanziamenti europei per azioni formative, e poi sui processi di orientamento, consulenza nel lavoro e qualità dell’occupazione. Ho lavorato molto per l’inserimento lavorativo dei giovani vedendo da vicino quanto siano desiderosi di valori come l’etica e il bene comune. E mi sono occupata anche del reinserimento di donne nel lavoro e di creazione di impresa. Fino al giugno 2009, quando sono stato eletta Sindaca di Borgo Pace con una lista civica. Da allora il mio mandato è stato rinnovato dalla fiducia degli elettori.

Cosa vuol dire per lei fare buona politica a sostegno dei piccoli territori?

Fin da quando ero bambina, i miei genitori, entrambi macellai, mi hanno sempre insegnato due cose fondamentali: lo spirito di servizio e la gratitudine. ‘Noi mangiamo col paese e al paese dobbiamo ridare‘, mi dicevano. Grazie alla mia famiglia ho fatto di questo principio la base della mia azione amministrativa. Portando la gente al centro della scena e a un contatto più stretto con il loro territorio. Fare buona politica, per me, comincia proprio da qui.

Quanto è importante per lei il ruolo delle donne nella scena politica?

La politica di oggi si riempie la bocca troppo spesso di concetti come pari opportunità, disparità di genere e quote rosa, ma i dati, ahimè, dicono altro. Eppure la legge Golfo-Mosca ha dimostrato, in questi primi dieci anni, l’importanza delle donne e del loro contributo alla vita politica. Non dimentichiamo mai che la donna è, storicamente, il capo del focolare della famiglia. Quella che sa gestire, decidere e dare sempre un valore aggiunto ad ogni sua azione. Da parte sua deve avere un contenuto. E più in generale è importante che si impari l’arte della valutazione secondo le qualità delle persone e non secondo il genere.

Borgo Pace tra i comuni vincenti del progetto EOLO Missione Comune

borgo_pace_7Il piccolo paesino marchigiano di Borgo Pace conta circa 600 persone e la sindaca Pierantoni, numeri alla mano, non manca di sottolineare come sia importante non dimenticarsi del territorio a favore dei numeri: “Perchè si dovrebbero dare servizi ai piccoli comuni? Semplice – risponde – perché i territori come il nostro sostengono 2/3 del Paese”.

Ed è proprio grazie a questo desiderio di cultura e innovazione, unito a lungimiranza e vitalità, che Borgo Pace è risultata tra i comuni vincitori del progetto EOLO Missione Comune, iniziativa dell’azienda italiana leader nel campo della banda ultra-larga per il mercato residenziale e delle imprese, che ha regalato 3 milioni di euro in premi tecnologici a 300 piccoli comuni aderenti al progetto cominciato tre anni fa con l’obiettivo di dare spinta ai piccoli comuni verso una digitalizzazione inclusiva: “Da 16 anni siamo in prima linea nella lotta al digital divide con un’attenzione particolare verso i piccoli comuni  – sottolinea Marzia Farè, communication director di EOLO – tema oggi centrale nel dibattito pubblico e a cui il PNRR ha destinato fondi consistenti”.

“Con il progetto Eolo abbiamo avuto dimostrazione di come la comunità sia stata unita e protesa verso un’inclusività digitale – ha detto al sindaca di Borgo Pace – riuscendo non solo a capitalizzare la candidatura ma anche a vincere premi importanti come 2 connessioni Wi-Fi, 5 PC e 2 tablet che renderemo fruibili all’interno della casa della scrittura. Uno spazio multifunzionale che accoglie l’operato di diverse competenze del settore culturale – dai progetti editoriali a quelli artistici, teatrali e socioculturali – nato in seguito al premio ricevuto dal MIBACT come Città che legge2020-2021. La Casa della Scritturacontinua Romina Pierantoni – può essere considerata, in un certo senso, un modello di co-working 4.0, dove la contaminazione di esperienze artistiche diverse trova la sua espressione naturale”.

borgo_pace_8Il progetto EOLO Missione Comune non è il solo successo digitale raggiunto dalla Sindaca Pierantoni e la sua amministrazione. Si aggiunge anche la vittoria, nel 2020, del bando WiFi4EU, rivolto ai Comuni degli Stati membri, Norvegia e Islanda per offrire servizi pubblici digitali come, ad esempio, eGovernment, eHealth ed eTourism. Il risultato? Tredici connessioni Wi-Fi per il comune, divise tra 6 interne e 7 esterne.

Fino ad ora è riuscita a realizzare tutti i punti del suo programma?

Non ancora. Quello che mi preme maggiormente è garantire un futuro al mio territorio. Voglio invertire lo spopolamento cercando di riportare su i numeri, perché siamo lontanissimi dal farlo. E voglio continuare a lavorare per migliorare la coesione tra gli abitanti e i servizi di volontariato. Senza quest’ultimo è più difficile andare andare avanti. Il nostro territorio, per esempio, comprende 6 frazioni e 2 pro loco, Borgo Pace e Lamoli. Ma c’è un solo dipendente, il resto solo volontari.

Come sta ripartendo Borgo Pace dopo i due anni di pandemia?

borgo_pace_9Come amministrazione ci stiamo muovendo con azioni condivise per riportare la gente al centro della scena. Siamo un territorio che può accogliere tanti eventi: dalla musica all’arte in tutte le sue forme, fino agli sport di outdoor. E stiamo lavorando proprio in questo senso. Poi vogliamo mantenere e rinnovare gli eventi di ‘casa nostra’ come il festival Happennino e Borgo Pace piccole stelle. Entrambi raccontano molto della nostra storia: il primo è fatto di luoghi, musica, incontri e itinerari per raccontare la bellezza e la biodiversità dell’Appennino, il secondo è un concorso canoro per bambini che si svolge da trent’anni.

Se è vero, come ha detto l’architetto e urbanista Stefano Boeri che “il rilancio dei borghi italiani parte dalla necessità di vivere nella natura e di conciliare sempre più famiglia e tempo libero con l’attività lavorativa di sempre”, allora il futuro è qui e non può attendere. E nemmeno la politica.

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