Musica, Ginevra di Marco si racconta tra Csi, Mercedes Sosa e Luigi Tenco

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Canta le donne. Operaie, rivoluzionarie, guerriere. Di ieri e di oggi, quelle costrette a resistere nella quotidianità. E canta con le donne giacché al protagonismo ha sempre preferito la squadra. Viaggiando lungo un sentiero in cui la vita artistica si intreccia con quella familiare. Ginevra di Marco, 50 anni,  “voce d’angelo” accanto a Giovanni Lindo Ferretti nei Csi prima e nei Pgr poi, e dal 2004 solista accompagnata dal maestro Francesco Magnelli (che oltre a essere musicista con cui condivide palco e spettacoli è suo marito) e Andrea Salvadori,  ha l’energia di un vulcano.

ginevra3E la capacità di passare dalle canzoni di un “gruppo e importante” come i Csi (gli eredi dei Cccp fedeli alla linea interpreti del punk filosovietico) a quelle argentine di Mercedes Sosa. E, allo stesso tempo, accompagnare la recita delle poesie di Sepulveda o le conversazioni di Margherita Hack. Eppoi l’energia di chi riesce a trasformare anche il buio del lockdown in occasione per creare qualcosa. Che nel suo caso è l’album “Quello che conta” con le canzoni di Luigi Tenco, riarrangiate e ripresentate e “portate a Ginevra”.

Nei trentacinque concerti di questa estate, da Alba a Pordenone, da Villamassargia a Firenze, Ginevra racconta il suo percorso artistico. Una scaletta che mette assieme trent’anni di musica (e quattro figli) e tratti di vita allineati e cuciti. Un’esistenza solare in cui famiglia e professione non si sono limitate a vicenda. “Ho voluto molti figli per crescerli e abbiamo sempre cercato di organizzare le tappe per essere comunque sempre presenti e stare con loro“. E il compagno sul palco e nella vita, Francesco Magnelli: “Ci accorgiamo che stiamo da tanto tempo assieme vedendo le canzoni, perché per il resto è come se il tempo non fosse mai passato“. A scandire i trent’anni di attività gli album da solista, quelli con i Csi e Pgr e le numerose partecipazioni e collaborazioni.

In questo panorama ricco di umanità e passione, l’esordio e il cammino con il Csi e quella musica che si trasforma in “occhio critico rispetto alle cose” diventa valore aggiunto.

ginevra-di-marco-foto_angelo_maggio-e15060019336281Sono cresciuta con questo humus – racconta la cantante -. Ferretti mi diceva di non cantare mai qualcosa di cui ti mi sarei potuta pentire in futuro. Mi sono resa conto quanto quella frase mi abbia insegnato e convinto e determinato il percorso che ho seguito dopo”. Poi lo studio della musica popolare, con la fine dell’esperienza Pgr, e la scoperta di nuovi suoni che, come i tasselli di un grande mosaico, vanno a incastrarsi passo dopo passo con la musica che non è solo svago e divertimento “ma anche cultura”. Impegno che riesce a trasformare in energia contaminante capace di elevare anche canzoni non sempre allegre. “L’effetto Ginevra“, come rimarca chi ci lavora e il pubblico che la segue in questo percorso variegato, ricco e interessante.

Nel viaggio ci sono gli spettacoli, come “Donne guerriere”. E “L’anima della terra vista dalle stelle” messo in piedi con l’astrofisica Margherita Hack, “una persona straordinaria che aveva una parola per tutti” e che “abbatteva le sovrastrutture mentali che mettiamo sulle cose”.  E il reading poetico-musicale “Poesie senza patria” dove Luis Sepulveda e la moglie, la poetessa Carmen Yanez, leggono molte delle loro poesie accompagnate dalla musica del trio di Ginevra. 

Poi la dedica, con il disco La Rubia e la Negra a Mercedes Sosa, la più grande cantora dell’America per cui vince il Premio Tenco 2017 come miglior interprete. E il canto con le donne. Nel 2018 un nuovo viaggio in compagnia di Cristina Donà. Quindi un cammino con concerti in cui le due artiste mescolano e intrecciano voci e canzoni e poi un album. “Due donne, insieme. Un messaggio forte, importante, che sa imporsi all’attenzione del pubblico e lo contagia”.

Nascendo con i Csi ho imparato a condividere il palco, mi piace moltissimo fare squadra, anche Stazioni lunari, nasceva per condividere il palco con artisti diversi tra loro – argomenta di Marco  -. Non ho una smania di protagonismo, forse per certi versi può essere un difetto perché mi porta a non approfittare delle situazioni e magari fare un passo indietro riflettendo”.  Cita Mercedes Sosa per dire che tutto cambia ma non si rinnega niente. Perché “il patrimonio del passato è vita e ricchezza“. E slancio e forza per andare avanti. Con l’energia di un vulcano. 

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