Lavoro, l’inclusione della competenza è l’unica arma che abbiamo

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Da poco mi sono imbattuta in questa frase di Massimo Gramellini che dice: “Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo.” Ho pensato che tutti noi abbiamo perso l’equilibrio durante questa pandemia per un attimo che sembra eterno. Credevamo di essere riusciti ad appoggiare un piede a terra la scorsa estate e poi a settembre con la riapertura, anche se parziale, delle scuole e delle aule universitarie. Un’illusione spazzata via dalla seconda ondata del virus. Mi chiedo se e quando riusciremo a riacquistare una posizione stabile. Da un lato dobbiamo attendere che la scienza faccia il suo corso, con una larga copertura vaccinale, dall’altro dobbiamo puntare su una ripartenza, termine oramai abusato, che ci consenta di stare in equilibrio, sulle nostre gambe e su quelle dei nostri ragazzi, non per un anno o due, ma per qualche decennio.

Da docente universitaria penso a loro, agli studenti, e da donna penso alle tante ragazze sulle quali potremmo investire risorse mai avute prima per fare non un passo in avanti, ma ben due. Puntiamo sulle donne non solo per una questione di equità, di per sé corretta, ma di vantaggio competitivo. L’Europa ci suggerisce di imboccare la strada della digitalizzazione. Benissimo. Ma se a questa non abbiniamo una riflessione attenta sul talento e sul merito, non andremo molto lontano. È nostro dovere credere nella “next generation EU”, avere il coraggio di fare quel “debito buono” di cui tanto si parla in questi giorni. Non quello che porta consenso, ma quello che porta sviluppo.

Non sprechiamo questa occasione.

L’inclusione della competenza è l’unica arma che abbiamo per uscire dalle secche. Diversità nelle competenze e nelle persone sono l’arma da utilizzare per le sfide sociali, tecnologiche, ambientali che aspettano noi e le future generazioni. La diversità porta temporaneamente a un disequilibrio, ma dopo un transitorio si può passare a uno stato di equilibrio più stabile e migliore se siamo in grado di coglierne i vantaggi.

E allora pensiamo al concetto di equilibrio come a una possibilità straordinaria che ci ha dato il Covid-19 di bilanciare pesi e poteri, come a un’opportunità irripetibile per uno sviluppo inclusivo. Per questo invito a riflettere su una maggiore partecipazione delle donne all’università e su una loro maggiore adesione alle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), che sono la vera chiave di volta per il futuro. Mi permetto in questa sede di segnalare il video che abbiamo realizzato con alcune delle ragazze che hanno scelto di seguire un percorso di ingegneria.

Così la prossima volta che ci tremeranno le gambe, riusciremo a stare in piedi tutti insieme, contemporaneamente. Ricordo che in questa terribile crisi, le donne sono il 98% di chi ha perso il posto di lavoro. Dobbiamo fare in modo che l’insegnamento della pandemia sia quello dell’equità.