Imprese, WomenUp un percorso per tradurre le competenze in opportunità

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19 Gerd Altmann, Pixabay

Immaginate la situazione, ultimamente più frequente che in passato, in cui una donna decida di aprire un’impresa. Che si tratti di scelte dettate da una percorso professionale che porta lavoratrici dipendenti a voler tentare la via dell’autonomia; di una svolta personale, dettata dal desiderio di lasciare un lavoro poco appagante per seguire un sogno; di una necessità dopo la perdita del lavoro da dipendente, la domanda da porsi è sempre una: da dove si inizia a fare impresa?

Le informazioni sono spesso disgregate e difficili da reperire. Sul fronte finanziario, poi, gli strumenti per accedere al credito non sono di così facile accesso. Ancor più importante, infine, riuscire a costruire una mentalità da imprenditrice.

Anche se il Covid potrebbe, suo malgrado, dare una mano alla crescita dell’imprenditoria femminile, le condizioni non appaiono certo delle più semplici da affrontare. Eppure i dati di Unioncamere, aggiornati a giugno 2020, fotografano una situazione in cui un’impresa su 5 in Italia è guidata da donne, con una crescita che è addirittura triplicata negli ultimi 5 anni e un incremento del 2,9% contro lo 0,3% di quelle maschili, ma con una brusca frenata nei mesi del lockdown di primavera. Si scopre, inoltre, che le imprese femminili sono meno digitalizzate (il 19% ha adottato o sta adottando misure di impresa 4.0 rispetto al 25% delle imprese non femminili), anche per una minore conoscenza delle attuali misure sulla transizione digitale, ma sono più attente alla responsabilità sociale di impresa.

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Alessia D’Epiro

«Occorre fare disseminazione culturale – spiega Alessia D’Epiro, coach e formatrice, founder di Womanboss, che si occupa dal 2015 di promuovere la cultura imprenditoriale femminile – perché, a fronte di tante idee, ciò che manca è spesso la conoscenza degli strumenti per poter tradurre in pratica il proprio progetto. Microcredito? Sconosciuto. Crowdfunding? Non si sa da dove iniziare, a chi chiedere e a chi rivolgersi. Ma non certo per mancanza di buona volontà, quanto piuttosto perché, il più delle volte, non te lo spiega nessuno. Se da un lato riscontro, nelle persone che facilito e accompagno nel loro percorso, sempre un’elevata spinta valoriale, dall’altro, però, manca ciò che chiamo “l’idea del pensiero magico”, ovvero la necessità di pensare in grande, di avere una visione».

L’intraprendenza a volte deve fare i conti con una realtà che conosciamo tutti e che non si può esattamente definire “incentivante”. Sebbene tanta strada sia stata fatta, resistono ancora modelli culturali non proprio favorevoli, perpetrati da anni. L’assenza del welfare per aiutare le famiglie nel lavoro di cura, poi, fa il resto. «Pesano la poca conoscenza degli strumenti finanziari e dei modelli di business, tanto per cominciare – prosegue D’Epiro, che ha un passato di brand manager per progetti di kids marketing per bambini dai 3 ai 12 anni, promuovendo le campagne di cartoni animati come Hugo Cabret e Peppa Pig – perché per molto tempo è stato così. C’è, però, una differenza tra le millennials e le donne con qualche anno in più: le prime sono in grado di semplificare, hanno un approccio globale e destrutturato, partono da un servizio per arrivare ad un prodotto. Le seconde, molto spesso, scontano un gap dovuto anche a un ridotto approccio con la tecnologia, per cui ragionano come se dovessero mettere in piedi un negozio fisico, per intenderci. Pensano a costruire qualcosa solo in base al budget a disposizione. Oppure, se non hanno risorse, non partono proprio. Ma non è così. Occorre lavorare ancora molto per mettere tutte le informazioni necessarie a sistema, come dico sempre “unire i puntini” e poi per decostruire alcuni stereotipi», aggiunge D’Epiro.

E’ necessario non sottovalutare l’approccio mentale con cui ci si avvicina all’idea di fare impresa. «Alle donne che formo – dice D’Epiro – dico sempre “Datti il permesso di pensare in grande! Non devi chiederlo a nessuno”. Il vento, per fortuna, sta cambiando. Il cambiamento culturale, alcuni movimenti globali, hanno contribuito sensibilmente ad una nuova cornice e a un nuovo linguaggio».

Da qui l’idea di sostenere le donne che hanno intenzione di voltare pagina con un percorso denominato WomenUp, un evento digitale che si terrà dal 22 gennaio al 1° marzo, un’agorà in cui esperte di economia, finanza del crowdfunding e B-corporation discuteranno di idee, modelli e buone pratiche per promuovere lo sviluppo di una cultura di impresa al femminile e supportare le donne a trasformare le difficoltà di fare impresa in opportunità di crescita.

«Questo tempo fatto di attesa, di incertezza e cambiamenti, ha avuto un ulteriore impatto negativo sulla vita di alcune donne ed è stato un forte sprone per altre», dice Alessia D’Epiro che terrà con  Alessia Centioni, political advisor al Parlamento europeo e presidente EWA (European Women Alliance) l’incontro introduttivo del 22 gennaio dal titolo Che nessun talento sia lasciato indietro”. 

«Dopo il periodo di permanenza forzata in casa – sottolinea D’Epiro – in molte è rinato prepotentemente il desiderio di riprendere in mano il proprio progetto imprenditoriale, o di farlo crescere, e prendersi del tempo per coltivare cultura e competenze per trasformarle in opportunità. È come un’onda, un po’ come quello che ho vissuto io in prima persona, quando ho sentito la necessità di cambiare per trovare qualcosa che fosse allineato con i miei valori».

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Il programma di WomenUp (qui il link per iscriversi gratuitamente a tutti i webinar in diretta di WomenUp) prevede gli interventi di Marta Dall’Omo, project ,anager di Produzioni dal basso, che si concentrerà sul tema “Crowdfunding: sostegno dal basso per un alto impatto sociale” il 25 gennaio; Anna Cogo, benefit unit officer Nativa e co-founder B Women Italy, che il 1° febbraio parlerà di “B-Corporation: quando il business crea valore sociale e sostenibilità ambientale; Angela Santi, business coach, angel investor e membro di Angels4Women, invece, l’8 febbraio, terrà l’intervento “Investire al femminile”; Claudia Segre, presidente Global Think Foundation, affronterà il tema “Risparmio, investimento e libertà: i pilastri dell’educazione finanziaria” il 15 febbraio, mentre Anna Fasano, presidente Banca Popolare Etica, il 22 febbraio, parlerà di “Finanza al femminile”.

Concluderà il ciclo di incontri Alessia D’Epiro, il 1° marzo, con l’intervento “Come capire se la tua idea funziona e ne vale un’impresa”. Quest’ultimo  sarà accessibile attraverso il servizio di interpretariato LIS per tutti coloro che vorranno prendervi parte, grazie alla partnership con la Cooperativa “Gruppo SILIS – Onlus”.

 «Durante il 2021 continueremo ad incontrare imprenditrici e imprenditori, professioniste e professionisti – afferma in conclusione D’Epiro – che si impegnano quotidianamente per realizzare un’imprenditorialità sostenibile, inclusiva e consapevole. Saranno fonte di ispirazione e apprendimento condividendo con noi esperienze, consigli e pratiche da seguire per far crescere progetti professionali e startup».