Recovery Plan, un’occasione storica per le donne italiane

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Non nascondiamoci una verità: con il Recovery Fund l’Italia è a un bivio e più degli uomini lo sono le donne, le ragazze, le bambine che in questo Paese vivono e anche quelle che non sono ancora nate. Quei 209 miliardi che l’Unione europea stanzierà rappresentano un’occasione storica irripetibile per superare la prima delle disparità che frenano lo sviluppo e l’approdo dell’Italia a una matura democrazia paritaria: il divario di genere, tra donne (la maggioranza) e uomini.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza del governo Conte, che deciderà come e con quali priorità si spenderanno le risorse è perciò fondamentale per evitare che la ricostruzione sia, nella migliore delle ipotesi, il rafforzamento dello status quo ante pandemia da Coronavirus. Abbiamo ottenuto che le pari opportunità non siano considerate una missione, ma che siano un obiettivo trasversale, in grado di incidere su tutti i diversi progetti e capitoli di spesa, nell’ottica del gender mainstreaming e dell’empowerment femminile. E’ un importante cambiamento di prospettiva.

Vedremo il testo nelle sue declinazioni, ma dico subito che anche il passaggio parlamentare potrà essere importante per rafforzare questo aspetto. Sarà assolutamente necessario, inoltre, che le competenze femminili siano presenti nei luoghi delle decisioni. E’ anche per questo che ripeto che il governo Conte deve proseguire, rilanciando politicamente le ragioni per le quali è nato e per le quali sta operando e che una crisi ora sarebbe da irresponsabili e incomprensibile agli occhi delle cittadine e dei cittadini italiani.

Sappiamo che la decisione di puntare sull’occupazione femminile e sugli asili nido è già una scelta contenuta nel Piano. Il lavoro delle donne è una leva per la crescita del Paese: il recupero del tasso di occupazione femminile dall’attuale 49 a livelli vicini al 60 per cento della media europea e degli obiettivi di Lisbona consentirebbe, come è noto, un aumento del Pil fino a 7 punti percentuali. L’occupazione femminile è anche la prima arma per l’autonomia, per i diritti e per il contrasto alla violenza contro le donne.

Abbiamo chiesto e ottenuto che i bonus e gli incentivi vengano trasformati in investimenti, più duraturi. E’ importante evitare, nell’affrontare il divario di genere, di impostare gli interventi per fare in modo che le donne possano “conciliare vita e lavoro”. Questo deve essere finalmente un’opportunità per tutti, uomini compresi, e il paradigma della “conciliazione” va superato in nome della condivisione dei carichi domestici e delle responsabilità genitoriali.

Si deve investire sulle infrastrutture sociali e sull’occupazione in grado di far emergere e uscire dalle case il lavoro domestico e di cura dei bambini e delle persone non autosufficienti. Va riconosciuto in pieno il valore sociale della maternità garantendo, non a parole ma con misure ad hoc, che le donne possano continuare a lavorare e anche seguire una carriera, per aspirare ai vertici, in ogni settore. E’ stato fatto molto: già la legge di Bilancio 2021 contiene incentivi per l’assunzione di giovani e donne e il prolungamento del congedo di paternità a 10 giorni e fondi per gli asili nido.

In questi anni e in questo ultimo periodo abbiamo lavorato perché il ruolo e il valore delle donne anche nella crisi dovuta al Covid fosse riconosciuto, con il sostegno alle lavoratrici, i bonus babysitter, la riapertura dei nidi. Ora bisogna avere il coraggio di fare di più. E’ necessario rilanciare alcune delle misure che abbiamo proposto con la mozione sull’occupazione femminile approvata in Senato a maggio scorso e con il documento delle donne Pd: disciplinare lo smart working e il lavoro agile ottenendo maggiore flessibilità e più diritti, perché le nuove modalità di lavoro non si traducano in un multitsking sfiancante per le madri ma in una chance vera, creare un Osservatorio per valutare ex ante ed ex post l’impatto sulle donne di ogni politica e intervento.

Le donne non possono essere considerate un insieme indistinto: il tasso di occupazione femminile al Nord è superiore a quello degli uomini al Sud. Questo significa che serve un approccio trasversale: investire sull’occupazione femminile anche nella Green economy, nel settore dell’innovazione e in quelli a maggiore intensità di impiego femminile, avere un’ottica di genere anche per il Sud; promuovere i recupero del digital divide tra donne e uomini e puntare sulle lauree Stem per le bambine.

Servono inoltre interventi diversificati anche in base alle fasce d’età, per esempio per incrementare l’occupazione delle giovani donne, sostenere le madri che vogliono continuare a lavorare o trovare un’occupazione, eliminare i gap salariali e pensionistici. La presenza delle donne nelle “stanze dei bottoni” darà spazio anche ad altre proposte costruttive per dare gambe a un futuro diverso per le donne e per il Paese.

  • Franca Loreti |

    Andare avanti così, MA SCRIVERE IN ITALIANO TUTTO!!!@@!!!@@ le donne italiane parlano italiano!!

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