Per gli adulti pandemia e lockdown sono eventi spiazzanti. E per i bambini? E per i cani? Davanti alle strade vuote senza neppure un’auto a frastornare, ai parchi deserti, agli odori volati via insieme ai gruppi di ragazzi accalcati davanti a locali e ristoranti la cagnolina Zelda, una bastardina “un po’ golden retriever un po’ maremmana”, si convince che è tutta colpa sua: ha morso un signore con la maschera qualche giorno prima e dunque tutti hanno dovuto allontanarsi, “mettersi al sicuro” e studiarla da lontano.
“Zelda Mezzacoda” è un delicato e poetico libro per l’infanzia scritto dal giornalista Filippo Golia, inviato speciale del Tg2, e illustrato da Valentina Marino. Ed è l’opera con cui debutta “L’Altracittà Media e Arti”, nuova casa editrice nata grazie all’intuizione e all’esperienza libraria ed editoriale ventennale di Silvia Dionisi, Lucilla Lucchese e Arianna Ballabene. Sono le tre donne dietro la libreria indipendente romana “L’Altracittà” di via Pavia che, dallo scorso marzo, si è reinventata con un ricco palinsesto di incontri digitali e una piattaforma di e-commerce. Oggi cercano “scritture che sappiano trasformare in romanzi episodi realmente accaduti”, storie in cui “gli autori diventino osservatori emotivi”.
Golia lo è, osservatore emotivo, dolcissimo papà di Stella e Arturo, a cui il libro è dedicato. Un umano capace di indossare lenti a quattro zampe e di raccontare a bambine e bambini la pandemia e il lockdown in una grande città usando l’escamotage epistolare: Zelda scrive una lettera a Luna, la padroncina che vede precipitare all’improvviso in una quotidianità senza nonni, senza tata, senza scuola, con il fratello e i genitori 24 ore su 24 chiusi in casa, tra tensioni e litigi. “Questo dei nonni è stato un colpo basso!”, riflette Zelda. “Ma è davvero strano: anche loro sono tristi quanto te, perché non ci possiamo incontrare. Sapere che sono là, a pochi isolati da casa, e non poterli vedere è un’assurdità. Come se esistesse il mare ma non ci si potesse bagnare dentro“.
La cagnolina ripercorre le sue origini siciliane, le ragioni del soprannome, il canile, l’arrivo nella famiglia di Luna, il timore reverenziale nei confronti del padre severo, l’incidente del morso e poi quel silenzio che ingoia tutto, con le mascherine che iniziano a coprire i volti delle persone e il quartiere che si svuota. La pandemia. Le sue paure sono le paure di Luna, l’affetto e le coccole i mezzi sempreverdi per superarle. E il virus – quando Zelda ne viene a conoscenza, vergognandosi per essere stata così stupida ed egocentrica da pensare che fosse tutta colpa sua – compare in una conversazione tra cani, spiegato con tatto e onestà. La favola finale insegna ciò che anche tanti adulti faticano a comprendere: “Le cose più spaventose non sono sempre così tremende. E poco importa se nella lotta si perde qualcosa: così si cresce”. Vale per il coronavirus, vale per tutti gli imprevisti e i dolori della vita. Bisogna saperlo ricordare ai bambini. Parola di cane.
Titolo: “Zelda Mezzacoda”
Autore: Filippo Golia
Editore: “L’Altracittà Media e Arti”
Prezzo: 10 euro