Il piano anti-Covid di Women20 per il G20

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Spesso ci dimentichiamo che non siamo sole.

A combattere la battaglia della parità di genere – oltre a tutte coloro che ci hanno spianato la strada sin qui, come ci ha ricordato Kamala Harris – ci sono milioni di donne in tutto il mondo organizzate in associazioni, movimenti, enti e istituzioni che ogni giorno lavorano per affermare i diritti e le istanze di metà della popolazione mondiale. Anche e, soprattutto, in momenti drammatici come il 2020.

Uno delle più rappresentativi è il gruppo di interesse della società civile Women 20, nato in seno al G20 nel 2015 durante la presidenza turca, con l’obiettivo di elaborare proposte sulla gender equality da presentare ai leader mondiali dei venti paesi in questione, tra cui l’Italia. Si tratta di uno degli otto engagement group dedicati ad approfondire specifiche tematiche d’importanza strategica da portare sul tavolo dei policy maker che siedono nel forum sotto forma di “Raccomandazioni”.

W20 Inception Meeting in Rjyadh 2020

W20 Inception Meeting in Rjyadh 2020

La nascita stessa del gruppo W20, che conta ben 70 rappresentanti, tra attiviste, accademiche ed esperte, ha una forte rilevanza simbolica, perché ha sdoganato il tema dell’equilibrio di genere e avviato un lavoro quotidiano di confronto tra i 20 paesi, fondamentale per arrivare a definire un’agenda comune per l’emancipazione sociale ed economica femminile, che possa avere un impatto significativo. Ma quest’anno assume una rilevanza straordinaria” spiega Martina Rogato, a capo della delegazione italiana nel 2020. Giovane donna attivista, esperta di sostenibilità e diversity, co-fondatrice e past president di Young Women Network, con i suoi 35 anni è la più giovane non solo capo delegazione, ma anche rappresentante, nell’ambito del gruppo W20.

Il Communique presentato al Summit 2020, tenutosi virtualmente a Riyadh, Arabia Saudita, in ottobre in preparazione dell’incontro del G20 in calendario il 21-22 novembre, contiene 22 Raccomandazioni in 5 macro-aree, tese a condividere soluzioni che supportino l’empowerment femminile, attraverso l’inclusione finanziaria, digitale e lavorativa. Un vero e proprio Manifesto, a cui si aggiungono 8 suggerimenti anti-Covid, frutto della collaborazione del W20 con altri due engagement group, il Civil society20 e il Business20.

Il focus del documento – avverte Rogato -, è concentrato sulla crisi sanitaria e sulla richiesta al G20 di fare della ripartenza una rigenerazione dell’economia su basi sostenibili e inclusive, che acceleri il raggiungimento degli obiettivi indicati dall’Agenda Onu 2030. Di conseguenza, chiediamo ai governi dati disaggregati per genere sulla situazione sanitaria, in modo da poter misurarne gli effetti sulla popolazione femminile e cercare di arginare le disuguaglianze che si stanno ampliando, intervenendo sui sistemi sociali, politici ed economici dei paesi. Poi, chiediamo di eliminare le barrire legislative alla parità di genere, tangibili e intangibili, dal momento che ormai è chiaro a tutti che non basta una legge per cambiare i comportamenti. Inoltre, un impegno da parte dei sistemi educativi di scardinare bias e stereotipi di genere in tenera età, abbinato a un piano di education finanziaria che favorisca l’autonomia economica delle donne, pre-condizione per l’esercizio della loro libertà”.

Infine, il gruppo chiude il cerchio, sollevando la necessità dell’allocazione di un budget per perseguire gli obiettivi condivisi, nonché dell’adozione di uno strumento di misurazione dell’impatto del W20 in termini di recepimento delle raccomandazioni e la relativa execution. Proprio le colleghe saudite hanno proposto quest’anno il primo report congiunto elaborato dal Milken Institute sui primi cinque anni di attività del W20 relativamente all’obiettivo 25×25 sulla leadership femminile – ovvero portare al 25% la percentuale minima di donne presenti nei cda – che sta effettivamente progredendo ovunque. Su questo fronte, l’Italia docet – grazie alla legge Golfo Mosca la quota di donne nei cda è salita al 36,2% -, ma sappiamo bene quanto il successo si sia fermato lì. Il numero delle top manager non si è spostato di una virgola e la percentuale di partecipazione delle donne al mondo del lavoro è rimasta ferma.

Dal bilancio di genere pubblicato dal Ministero dell’Economia poche settimane fa, su dati 2019, emerge un netto divario sul lavoro in termini di opportunità, reddito e stipendio. Il tasso di occupazione femminile risulta pari al 50,1%, registrando una distanza di 17,9 punti percentuali da quello maschile, con differenze Nord Sud molto ampie, e con un reddito medio delle donne che rappresenta il 59,5% di quello degli uomini in termini complessivi. Inoltre, pare molto preoccupante il divario di genere nelle dimissioni volontarie tra i lavoratori padri e le lavoratrici madri, coinvolte nel 73% dei casi nel 2019. Oggi, la situazione è ulteriormente compromessa dalla crisi generata dalla pandemia, ma ne capiremo la reale portata in termini di posti di lavoro persi in generale e per le donne in particolare, solo al termine della Cassa integrazione Covid e del blocco dei licenziamenti, al momento prorogati sino a marzo 2021.

Su questo si giocherà il ruolo del W20 il prossimo anno, in cui sarà proprio l’Italia ad ospitare il Summit del G20. I temi prioritari saranno resi pubblici solo a febbraio dell’anno nuovo, ma è certo che al gruppo e a Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat, a cui passerà il testimone di capo della delegazione italiana, spetterà ottenere quelle risposte in termini di misure di sostegno specifiche per le donne, che sinora sono mancate da parte dei Governi.

Intanto, però, l‘esercizio di confronto continuo e di necessaria concertazione del W20, “che – osserva Rogato – lavora per consenso e quindi negoziando ogni parola” è estremamente importante per creare un metodo condiviso con cui procedere. Inoltre, “osservare il percorso di progressiva emancipazione di paesi ben più arretrati di noi sui diritti di genere offre interessanti spunti di riflessione. Ad esempio, Arabia Saudita e India, negli ultimi tempi stanno facendo passi significativi, con un pragmatismo e una determinazione notevoli. Piccole conquiste, ma molto focalizzate e inserite in una strategia ben definita” conclude Martina Rogato. Un buon suggerimento per l’Italia.

Le otto misure anti-Covid

Le misure chiave che i leader del G20 sono chiamati ad adottare per accelerare la ripresa economica, sulla scia della pandemia COVID-19, garantendo economie più inclusive:

1. Garantire una pari rappresentanza delle donne in tutti i livelli decisionali, sia nel settore privato sia in quello pubblico

2. Adottare una pianificazione fiscale che risponda alle esigenze di genere, sulla base di valutazioni di impatto, così che la ripresa dalla pandemia possa fare affidamento anche sulla forza lavoro femminile

3. Aumentare in modo significativo gli investimenti nelle infrastrutture sociali, così da creare posti di lavoro e incentivare la ripresa:

· Fornendo un’assistenza accessibile e di qualità per bambini, persone a carico e anziani

· Aumentando la disponibilità e l’accesso a un’assistenza sanitaria di alta qualità

· Garantendo l’accesso e la partecipazione di donne e ragazze all’istruzione e alla formazione, anche online

4. Attuare meccanismi di protezione sociale e del reddito che coinvolgano tutti i lavoratori (nelle economie formali e informali), con particolare attenzione a quelli essenziali, part-time o autonomi e alle fasce vulnerabili della popolazione, in particolare nei Paesi a basso reddito

5. Stimolare la partecipazione delle donne all’imprenditorialità, sostenendo l’avvio, la crescita e la solidità economica delle imprese gestite da donne, in particolare nel commercio elettronico e nell’economia digitale

6. Aumentare l’accesso alla tecnologia digitale per donne e ragazze, con particolare attenzione alle aree remote e rurali, attraverso investimenti in infrastrutture, connessione ad alta velocità e formazione professionale

7. Collaborare con le istituzioni finanziarie pubbliche e private per sviluppare prodotti finanziari digitali innovativi e facilmente accessibili, che possano incrementare l’utilizzo da parte delle donne dei servizi finanziari

8. Finanziare la ricerca e la raccolta di dati disaggregati per genere sul corso della pandemia.

  • Michele VITALI |

    La presenza di donne nei CdA è un naturale ANTIDOTO alla corruzione, dilagante in Paesi in recessione anche se sono del G20 mentre è adddirittura “corruzione endemica” in Africa.
    La percentuale italiana di “quote rosa” nei CdA del 36,2% menzionata dalla autrice MC Origlia è ovviamente meno impattante del puro valore numerale, in quanto le leve di spesa e di comando restano in mani saldamente (ed “oscuramente”, scusatemi..) MASCHILI.
    Conclusione: L’avanzamento e l’indipendenza economica delle DONNE è un indispenzabile ANTIVIRUS nella lotta Anticorruzione !

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