Violenza sulle donne, al commissariato di Polizia di Quartu Sant’Elena la “stanza delle vittime vulnerabili”

Foto di Rene Asmussen da Pexels

Foto di Rene Asmussen da Pexels

Mai più sole. Ma supportate e difese anche da occhi e sguardi indiscreti. Perché  non è solo una questione di privacy, ma anche di sicurezza, conforto e supporto. E coraggio che per essere tale ha bisogno anche di uno spazio sicuro. Quello che serve quando si deve trovare la forza per denunciare una violenza psicologica, domestica o sessuale senza paura.

Si chiama la stanza delle vittime vulnerabili ed è lo spazio di ascolto, inaugurato dal questore di Cagliari, al Commissariato di Polizia di Quartu Sant’Elena. Un luogo dedicato, dove le donne vittime di violenze domestiche, sessuali o psicologiche saranno accolte con tranquillità, ascoltate dal personale che seguendo i loro tempi e i loro bisogni, sarà pronto ad accompagnarle, mettendole a proprio agio, nel precorso che le porterà a denunciare i responsabili delle violenze. Il tutto in un ambiente confortevole e in cui la privacy è garantita. Requisiti indispensabili per sostenere chi si appresta a fare una scelta coraggiosa.

Ed è una scelta di coraggio anche quella che riguarda l’allestimento della stanza. Gli arredi sono, infatti, il regalo di una giovane donna che il 3 ottobre scorso ha trovato il coraggio di denunciare un quarantenne che da tre anni le rendeva la vita un inferno con persecuzioni, pedinamenti e minacce di morte.

Proprio il giorno che ha bussato alla porta del commissariato per presentare la denuncia, ha scoperto che all’interno sarebbe stata ricavata una stanza per le vittime vulnerabili. Da qui la richiesta per poter contribuire all’allestimento acquistando e regalando gran parte degli arredi. Poi si sono poi aggiunti fiori e piante donati dai cittadini. Ora, per le donne o le minori che vogliono denunciare una violenza, c’è un supporto in più. E uno spazio protetto per non arrendersi ma andare avanti. 

  • ezio |

    Ottima notizia che dovrebbe dare uno spunto d’iniziativa per replicare la cosa in tutti i commissariati italiani.
    Ma la “stanza” ospitale e protettrice, le donne fragili aggredite e maltrattate, la devono trovare prima in se stesse, accettando prima di tutto la loro condizione di vulnerabilità e trovando il coraggio di riconoscere a se stesse una scelta sbagliata, iniziando un percorso di autoanalisi per non ripetere l’errore di partenza.
    Perché spesso non basta la denuncia, ma serve la determinazione di andare fin in fondo senza aspettare che ci sia già una tragedia annunciata.
    La mia profonda convinzione è che al terzo schiaffo si debbano girare i tacchi senza troppi dubbi, tolleranze e vane speranze di cambiare il caratterre ad un potenziale violento, anche se molto amato.

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