Emergenza sanitaria, come possono aiutarci i robot umanoidi?

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La pandemia ha cambiato la nostra quotidianità e continuerà a cambiarla, questa è una delle poche certezze che abbiamo in questo momento. Abbiamo visto in questi mesi che la tecnologia può supportare questi cambiamenti, e senz’altro può farlo anche in modi inediti e per molti di noi inimmaginabili. Eppure è proprio a partire dall’immaginazione e dai bisogni delle persone che i ricercatori stanno avviando delle strade di sperimentazione.

icub-red_9573Sotto il cappello dell’IRIM – Istituto di Robotica e Macchine Intelligenti, è stato lanciato il secondo questionario dall’inizio del lockdown per indagare i bisogni dei lavoratori e delle imprese in questa fase di “ripartenza sicura”. Alla base del questionario c’è una domanda implicita: come la robotica può intervenire a rendere più facile la vita dei lavoratori durante la pandemia? IRIM è un’associazione che raggruppa robotici e maker di diversi istituti di ricerca nel mondo.

Tra loro, abbiamo incontrato Alessandra Sciutti, ricercatrice dell’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT, già coordinatrice del progetto iCub, robot umanoide progettato per supportare la ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale (AI). Si tratta di un progetto riconosciuto come eccellenza italiana, distribuito sotto licenza Open Source e con una comunità attiva di sviluppatori in tutto il mondo. “Quando l’emergenza sanitaria ha colpito l’Italia” racconta Sciutti nel corso di un’intervista ad Alley Oop, “l’intera comunità robotica si è unita per chiedersi che cosa potessero fare le macchine intelligenti per rispondere a questa emergenza. L’obiettivo era da una parte di rispondere alle richieste immediate e dall’altra di creare qualcosa che perdurasse anche per affrontare le potenziali ricadute”.

contact-1_13864Con i dati ricavati dal primo questionario rilasciato in lockdown, i ricercatori hanno realizzato dei robot da corsia per mettere in contatto i pazienti in ospedale con le proprie famiglie. Adesso è in corso la seconda fase del progetto: attraverso un nuovo questionario, ci si sta concentrando sui lavoratori e sulle loro paure al rientro nei luoghi di lavoro. Continua Sciutti: “Abbiamo cercato di stabilire un contatto con chi potrebbe utilizzare la robotica in futuro ma non ha ancora mai avuto l’occasione di entrarci in relazione, per stabilire uno scambio di vedute ampio, e per comprendere che cosa noi possiamo offrire e che cosa è veramente necessario”.

Il team riunisce diverse ricercatrici provenienti da ambiti anche non Stem, e il questionario è stato costruito per indagare a più livelli di profondità l’impatto dell’emergenza sanitaria sulla quotidianità lavorativa delle persone. Hanno partecipato alla stesura, oltre a Sciutti: Maria Rosanna Fossati, PhD in Design, Fiorella Battaglia, filosofa, Valentina Calderai, giurista, Monica Pivetti, psicologa sociale. “È stato fondamentale l’apporto di tutte” prosegue Sciutti, “e la progettazione del questionario ha ulteriormente dimostrato che la robotica non può essere una disciplina di dominio degli ingegneri robotici. Nel momento in cui il robot non deve più soltanto interagire con l’ambiente ma deve interagire con l’uomo, non si può conoscere soltanto il robot. Anzi, il robot da questo punto di vista è la cosa più semplice da conoscere. È necessario interrogarsi su diverse questioni, dall’usabilità, che si può indagare con competenze di design, ai punti chiave delle interazioni collaborative. Si tratta di domande che trascendono problematiche meccaniche, ma inferiscono con aspetti filosofici, sociali, psicologici, anche legali”.

In questo momento di incertezze, molti sono rientrati nei posti di lavoro per scoprire come le misure di distanziamento influiscono sul quotidiano, o come si devono modificare le modalità di esecuzione delle azioni di routine per sentirsi più protetti, quali tecniche sviluppare autonomamente per eseguire in sicurezza le azioni quotidiane e di quali strumenti tecnologici si avrebbe bisogno per superare l’esposizione al rischio. È soprattutto a loro che si rivolge il questionario, che si può compilare a questo link. Di seguito invece il video integrale dell’intervista realizzata con Alessandra Sciutti in diretta sul canale Instagram di Alley Oop.