La quota di film per il cinema diretti da una donna è il 18%, contro il 72% nel caso degli uomini. Il restante 10% è stato diretto da più registi, ma anche in questo caso “le quote rosa” sono molto più basse: i team di soli uomini rappresentano il 60%, quelli di sole donne il 10%, e il 30% è diretto da team misti.
Uno squilibrio che aumenta per le serie e film per la tv. Nel caso di un solo regista, la quota femminile è del 13%, quella maschile del 78%. E le sceneggiatrici sono ancora più svantaggiate.
E per le storie che vediamo sul grande schermo? Le sceneggiature per il cinema commissionate a una donna sono appena il 12%, contro il 38% affidate a un uomo. Il restante 50% è frutto del lavoro di più sceneggiatori. Ma anche in quest’ultimo caso la differenza è schiacciante: la quota scritta da gruppi di sole donne è il 6%, quella di soli uomini il 52%.
Per le serie e film tv, la divisione del lavoro non cambia. Solo il 10% delle sceneggiature è ideata da una donna, contro il 27% creata da un uomo. Per il restante 63% scritto a più mani, i gruppi di sole donne sono il 7,9%, e quelli di soli uomini il 36,5%.
Il cinema in Italia
Qual è la situazione in Italia? Ci vengono in soccorso alcuni dati usciti nel gennaio scorso di Gap & Ciak, in base ai quali risulta che solo il 12% dei film a finanziamento pubblico italiano sono diretti da donne e appena il 21% dei film prodotti dalla Rai hanno una regista.
La ricerca “Uguaglianza e genere nell’industria dell’audiovisivo”, a chiusura del progetto di ricerca ‘Dea – Donne e audiovisivo’ del Cnr – Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali, evidenziava, inoltre, come meno del 10% (9,2%) sono i film diretti da donne che arrivano in sala. Il 25,7% delle produttrici sono donne, percentuale che diminuisce quando il ruolo diviene più importante, e le sceneggiatrici sono il 14,6%. Nelle troupe macchiniste, operatrici e foniche sono meno del 10%. Sono il 6,2% le direttrici della fotografia, e compongono le colonne sonore solo il 6% di donne.
Le donne sono invece in maggioranza nei dipartimenti di casting, trucco e costumi. Dea ha usato fra le fonti, la ricerca di Ewa (European Women’s Audiovisual network) e i dati di Eurimages e della Siae, ugualmente sconfortanti: ad esempio nel 2015- 2016 a depositare lavori riconducibili a un’opera cinematografica o assimilata secondo il genere sono stati 941 autori e solo 434 autrici. Una disparità molto ampia per i film di fiction destinati alla sala (depositati da 426 uomini e 168 donne) che si assottiglia per le serie tv e d’animazione, con un sorpasso ‘rosa’ per sitcom e soap opera. Le regie dei progetti, sono per l’87,6% di uomini e il 12.4% di donne, e le sceneggiature per il 77.9% di uomini e il 22.1% di donne.
Molto più positivi i dati sui festival: il 33% (che sale al 51% nell’Unione Europea) dei film diretti da donne ha ricevuto una nomination o dei premi in festival nazionali o internazionali, contro il 17% dei film degli uomini che riceve nomination/premi nazionali e il 23% internazionali.
Non c’è che dire: o le donne non sono interessate a certi ruoli o non ne hanno le competenze. Oppure, c’è ancora tanta strada da fare anche nel cinema.