Flow sportivo, 7 regole per viverlo anche sul lavoro

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“Sono rimasto concentrato fino alla fine, la moto era fantastica e mi sono divertito.” Valentino Rossi.

Queste parole mi risuonavano in mente a luglio 2013, quando dopo una grande cavalcata in solitaria durante il campionato di serie A2 di pallanuoto e dopo aver vinto i play off, mancava una sola partita per tornare nell’olimpo dell’A1. Volevo quella partita da almeno sei mesi, ero carico e concentrato e non avevo mai perso il focus. Sentivo la squadra e me stesso muoversi all’unisono e solo ora capisco che abbiamo davvero giocato alla grande, abbiamo vinto ma soprattutto: è stata una emozione pazzesca!

Questi sono esempi di uno stato di “flow” così chiamata per la prima volta nel 1975 da Mihaly Csikszentimihalyi, psicologo ungherese emigrato in America, che con la sua “Teoria del flusso” lo ha reso parte chiave della psicologia e dello sport.

La maggior parte degli atleti, professionisti o meno, da Valentino Rossi al me pallanuotista, ha vissuto almeno una volta nella propria carriera sportiva una situazione psicofisica eccezionale.

In questa particolare condizione la performance sportiva appare “fluire” con naturalezza, senza fatica: ci si ritrova in una sorta di limbo in cui tutto va in una direzione addirittura migliore di quella sperata, la macchina gira alla perfezione raggiungendo il picco individuale di rendimento sportivo.

Ma perché pensare che i componenti di un’organizzazione non possano cercare il loro flow? Esiste uno stato di flow molto vicino alla trance agonistica, che supporti manager e specialisti nel raggiungere prestazioni eccellenti?

Il contributo più importante che un allenatore e il suo staff possono dare è quello di consentire alla squadra di mettersi nella giusta condizione per raggiungere lo stato di flow sportivo. Allo stesso modo, per affrontare sfide imprevedibili e scenari di mercato complessi occorre che imprenditori e manager sappiano portare se stessi e i loro collaboratori a raggiungere lo stato di grazia professionale, termine ampiamente descritto e applicato dal prof. Giancarlo Cocco negli ultimi anni.

Nel contesto post pandemico purtroppo le persone faticano a concentrarsi sul presente e tendono a passare la metà del loro tempo a pensare a qualcosa di diverso da ciò che stanno facendo. Le tecnologie, diventate ormai la chiave del nostro lavoro, tendono ad essere ladri di tempo e di concentrazione proponendo un altissimo numero di stimoli che de-focalizzano le persone da ciò che stanno facendo. Gli strumenti digitali e il costante uso dei social tendono infatti a favorire un approccio di interesse per un alto numero di informazioni e una bassa predisposizione all’approfondimento ed all’attenzione profonda e duratura.

Questa situazione diventa facilmente nemica della ricerca dello stato di grazia professionale e del raggiungimento dei picchi di prestazione!

Possiamo trarre ancora dal mondo dello sport alcune indicazioni per sostenere la ricerca della “trance lavorativa”:

  • Abbandonare la frenesia e la reattività: in un contesto che induce alle distrazioni, la voglia di reagire ad impulso invece che secondo i piani stabiliti è un nemico sempre in agguato. Riuscire a salvaguardare i propri ritmi e piani di lavoro senza cadere nel desiderio di fare qualcosa privo di strategia è una delle sfide che chi guida dei team deve non soltanto porsi, ma saper affrontare con consapevolezza.
  • Ricercare la motivazione: alla base della ricerca del flow c’è il motore che ti mette in condizione di fare tutto il possibile per essere immerso in uno stato di peak performance. Risulta fondamentale dedicare tempo per conoscere ogni collaboratore per capire cosa ingaggia ogni singolo all’interno del gruppo. Questo lavoro nei momenti difficili o di frustrazione permette di intervenire consapevolmente sulle leve che possono garantire la ripartenza.
  • Allenare la fiducia in sé stessi: quando crolla la self confidence anche gli obiettivi più semplici appaiono vette insormontabili. Conoscendo noi stessi e i nostri collaboratori sapremo come allenarli a sviluppare e mantenere questa particolare caratteristica, che si nutre di consapevolezza e che va allenata con la pratica e con modalità diverse per ognuno.
  • Aprire la mente e cogliere i segnali deboli: per poter davvero sostenere motivazione e fiducia attraverso la conoscenza delle proprie persone diventa fondamentale superare le proprie convinzioni e i propri pregiudizi, imparando a porre attenzione ai segnali deboli lanciati dai propri collaboratori e dall’ambiente circostante.
  • Facilitare la focalizzazione: bisogna consentire di visualizzare e mettere a fuoco la performance attesa conoscendo le strategie per richiamare l’attenzione anche a fronte di pressioni o errori. Questa capacità permette di non farsi travolgere dalle ansie di eventi negativi e poter riprendere il percorso con la lucidità di scegliere fra la direzione che stavamo percorrendo e un eventuale piano di riserva.
  • Sostenere l’intensità e la concentrazione sul presente: nello sport la corretta intensità di allenamento è la base per l’intensità durante la gara. Ovviamente nel lavoro il paragone si sposa con l’intensità di stimoli che possano garantire la performance complessiva. Come detto in precedenza il rischio di perdersi in distrazioni è fortemente cresciuto negli ultimi anni ed ha avuto un’impennata durante la pandemia. L’intensità del lavoro diventa amica di uno stato di grazia professionale, che ha bisogno di continuità e di ritmo per esplodere nella sua massima efficacia.
  • Tendere al divertimento e al fluire delle emozioni: una delle caratteristiche del campione Valentino Rossi che abbiamo imparato ad apprezzare è la contagiosa felicità dopo le vittorie! Nessuno potrebbe negare che Valentino sappia divertirsi. Molto spesso attorno a questo e a una corretta gestione delle emozioni gira il flusso. Quando viviamo un ambiente positivo questo traina emozioni positive. Quando torniamo ad amare ciò che facciamo questo aspetto sostiene il nostro flusso. Non possiamo pensare che uno stato di grazia professionale non passi attraverso un grande ed emozionante divertimento.

A questo punto a manager e imprenditori non resta che trarre ispirazione dalle parole di Valentino Rossi per cercare la strada verso il proprio flow professionale e per trovare il modo migliore di stimolarlo nei propri collaboratori!