Rebecca Maestroni: storia di una sciatrice dodicenne speciale

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Un successo oltre le più rosee aspettative quello degli Special Olympics Smart Games 2020 (dal 10 al 31 maggio), l’iniziativa promossa dalla delegazione italiana di Special Olympics (associazione riconosciuta dal CIO che da anni si occupa di programmi sportivi dedicati agli atleti con disabilità intellettiva) per migliorare la qualità della vita dei loro atleti durante il lockdown, costretti a dover rinunciare ai Giochi Nazionali Estivi che si sarebbero dovuti svolgere lo scorso giugno in Lombardia. Sotto la guida del presidente di Special Olympics Italia Angelo Moratti – che ha appoggiato da subito una formula di Giochi innovativa e smart nata per volontà degli stessi “atleti speciali” – gli Smart Games 2020 hanno coinvolto più di cinquemila presenze (realizzate in online) il numero più alto mai raggiunto da quando esistono i Giochi.

rebecca_maestroni_sciatrice_2Tra le tante storie targate Special Olympics c’è quella della sciatrice dodicenne Rebecca Maestroni, nata con la sindrome della monosomia 18p che provoca una delezione (totale o parziale a seconda dei casi) del braccio corto del cromosoma 18, quello cioè più ricco in patrimonio genetico. Rebecca ha tempi di apprendimento leggermente più lunghi ma lo sport (sci ma non solo, come vedremo tra un po’) le ha permesso di acquisire doti fisiche e risultati sportivi importanti nonché una più piena consapevolezza di se stessa.

“Il primo passaggio che abbiamo dovuto fare noi genitori è stato quello mentale – mi ha raccontato il papà – cercando di diventare più consapevoli che il concetto di malattia non esiste. Rebecca è perfettamente cosciente della sua disabilità, ma al tempo stesso, anche del fatto di essere ogni giorno una bambina sempre più forte e resiliente, sia fisicamente che mentalmente, soprattutto grazie allo sport. Rebecca è come una macchina con una cilindrata un po’ più piccola rispetto a una berlina sportiva, ma con un motore totalmente autonomo. Il nostro compito, mio, di mia moglie e delle mie due figlie, è quello di mettere Rebecca nelle migliori condizioni per far andare al massimo quel motore.”

La resilienza di Rebecca Maestroni nel lockdown

rebecca_maestroni_sciatrice_3“Se non ci riuscirò oggi, ce la farò domani” è stato l’inno alla resilienza di Rebecca Maestroni durante il lockdown. Una bambina abituata più delle sue coetanee a conquistarsi tutto giorno dopo giorno, con tenacia ed un approccio mentale da atleta professionista. Prima della pandemia, dal 3 al 7 febbraio, Rebecca era impegnata nella gare di sci dei XXXI Giochi Invernali Special Olympics di Sappada, in Friuli. Con l’inizio del lockdown, la casetta di famiglia a Ponte di Legno (Tonale) è diventato il luogo dove allenare anche la resilienza. Tra le conquiste di Rebecca in questi ultimi mesi, ci sono stati sicuramente gli esercizi di equilibrio e core stability, eseguiti camminando su un tronco d’albero e rimanendo in equilibrio su una balance board mentre lancia a terra una pallina da tennis con una mano e la riprende con l’altra.

Ma non solo, anche tanta coordinazione motoria, piegamenti in squat, saltelli su un piede per rafforzare le caviglie (fondamentali per una migliore mobilità articolare in fase di sciata) ed una serie esercizi per migliorare e rafforzare l’equilibrio statico (mantenere la posizione rimanendo fermi), dinamico (mantenere la posizione muovendosi) e “in volo” (mantenendo il corretto assetto nella fase di salto e/o riprenderlo una volta a terra). “In questi traguardi – ha proseguito nel racconto il papà – il ruolo delle due sorelle è stato fondamentale. Insieme a mia moglie ci siamo resi conto ancora una volta di quanto il loro legame sia profondo, e allo stesso tempo ci ricorda che ciò che per gli altri sembra impossibile, per Rebecca diventa una sfida possibile.”

Dalla musica alla cucina: le piccole passioni di Rebecca Maestroni

Non solo gare di sci ma anche musica, ginnastica artistica e cucina. Le piccole passioni di Rebecca Maestroni riempiono un libro fatto di pagine tutte da scrivere. E in quel miracolo chiamato Special Olympics c’è il senso di tutto questo. Ne ho avuto la conferma quando, nella video chiamata con papà Roberto, Rebecca mi ha fatto ascoltare un brano al pianoforte – Skip to my Lou  un pezzo della tradizione popolare americana adattata per lo studio degli intervalli armonici. Tecnicamente è l’esercizio preliminare da eseguire prima di unire le mani, un modo per sgranchire le dita che per Rebecca è un vero e proprio esercizio di mobilità.

rebecca_maestroni_sciatrice_4Roberto, nel frattempo, mi ha anche raccontato il perché la musica sia così importante nella vita di Rebecca: “Il pianoforte migliora tantissimo la manualità e la presa delle dita, in una forma di disabilità dove prendere un foglietto tra le mani è più difficile che prendere un peso. Ogni parte del piccolo motore di Rebecca viene sempre sottoposto a stimoli continui e via via maggiori, piccole sfide e spazi di conquista quotidiani che è proprio lei a cercare, spesso con nostro stupore.” E tra le passioni di una bambina di dodici anni non può mancare la cucina, in particolare nella preparazione delle torte insieme alla mamma e alle due sorelle, con le quali ha un legame profondo e condivide momenti di studio (dell’inglese per esempio, guardando le serie Netflix) e di allenamento. Prima di salutarci con la promessa di conoscerci quando sarà possibile, rivolgo a Rebecca alcune domande:

Quali consigli ti senti di dare a quei bambini che vogliono iniziare a praticare sport? 

“Provarci, provarci e riprovarci ancora, finché non ci riesce. Gli direi di guardare dentro di loro, senza pensare che ci sia qualcuno più o meno bravo. Se un bambino pensa di non essere bravo, poi non comincia nemmeno.”

Cosa rappresenta per te e gli altri bambini partecipare agli Special Olympics?

“Provo sempre tanta emozione quando so che devo gareggiare, posso visitare posti nuovi e soprattutto mettermi in competizione con bambini anche molto più bravi o grandi di me. Qualche volta vinco io, altre arrivo dietro, ma siamo tutti sullo stesso livello, e questo mi stimola a dare il massimo in ogni gara. Un bambino che partecipa agli Special Olympics è un bambino che vuole primeggiare, dove primeggiare non vuol dire per forza vincere ma gareggiare tra pari. Quando mi avvio verso il cancelletto di partenza mi trasformo un po’, sono un’altra persona. Sono in gara, lì ci sono io, nessun altro. Devo dare il massimo.”

Il tuo sogno più grande?

“Diventare una maestra di sci per bambini con disabilità e una Chef di un bel ristorante.”